martedì 7 giugno 2016

DI GIOVENTU'

Magari non si direbbe, ma io ho avuto genitori piuttosto severi.

Venivo controllata a vista in ogni cosa, fino ad un'età che considero piuttosto avanzata:  i primi anni di università. Mio padre aveva il mio orario delle lezioni stampato e appeso in cucina e ogni volta che entravo o uscivo controllava che gli orari fossero compatibili. Una volta gli ho cacciato palle per saltare le lezioni e accompagnare un amico inglese in aeorporto, tornava a casa. Lui se n'è accorto e gli ho spiegato ben benino cosa pensavo del suo tentacolare controllo, a 20 anni. Ci è rimasto malissimo - perchè probabilmente non è riuscito a darmi torto - e li deve aver capito che era ora di mollare il colpo.

Ogni cosa, finchè ero piccola, era sempre "troppo da grandi". Anche le cose più assurde o banali.
Il nero? E' un colore da grandi. Ho avuto il mio primo capo di vestiario nero (un cappotto, che era di gran moda) tipo in seconda media. E lo chiamavamo blu scuro.
Gli orecchini? Sono accessori da grandi. Non avevo il buco e mettevo di nascosto quelli con la clip quando uscivo con le amiche. Il buco è arrivato a 15 anni.
Truccarsi? non ne parliamo. Sono andata avanti a farlo fuori casa fin penso alle superiori avanzate. E se mi truccavo per uscire il sabato pomeriggio, dovevo passare il vaglio di mio padre.
Non parliamo dei vari permessi di fare cose fuori casa. A  8 anni ero troppo piccola per scendere in cortile a giocare da sola, a 12 per andare in giro in bici, a 15 per andare a ballare il sabato pomeriggio, a 17 per uscire la sera.
Ma anche arrabbiarsi era da grandi, io che ero piccola non potevo permettermi la rabbia. Una sera, avrò avuto 15 anni, dopo un controllo dal dentista sono tornata tutta contenta di non avere nemmeno una carie, e mio padre mi ha risposto "ci mancherebbe, alla tua età". Non ero abbastanza cresciuta nemmeno per ammalarmi. Li credo di aver sbroccato di brutto.

Una fatica immensa, peraltro, per manenere uno straccio di vita sociale senza sembrare una sfigata di proporzioni bibliche e senza farmi beccare dai miei a fare cose proibite. Cosa che per dirla tutta non mi riusciva proprio sempre sempre.

E dire che non ero nemmeno una scapestrata scavezzacollo senza buon senso.
Per fortuna sono una discreta bugiarda ;-) ma chi può dire se sia indole o necessità...

Ora che sono madre mi interrogo.
Io prendevo sempre ad esempio i miei amici, quando ricevevo un no come risposta, chiedendo ma se loro lo fanno perchè io non posso? Dopotutto uscivo con gente della mia età, quindi secondo il mio punto di vista avremmo dovuto essere tutti uguali. Mia madre invariabilmente mi rispondeva che a lei quello che facevano gli altri non interessava, potevano fare quel che gli pareva, lei era mia madre non la loro.

Giusto, per carità.

Però io dico, non viviamo in cima al monte Everest. Siamo animali sociali, viviamo in branco cazzo. Io mi confronto con le altre mamme. Qualche anno fa quando i ragazzi dell'età del Ric hanno cominciato a crescere, era tutto uno scambio di idee e opinioni. I ragazzi vogliono andare all'oratorio sabato sera, che dite? Li lasciamo? Fino a che ora? Le 21.30? Le 22? Beh dai basta che tornino tutti insieme.... Insomma avevamo una piattaforma comune, ci davamo manforte a vicenda, se uno dei figlioli era in odore di raccontare cose strane, magari anche solo perchè non aveva ben chiaro un certo progrmama o progetto, ci si sentiva e si mettevano le informazioni in comune.

A me sembra giusto così.
Certo, finisce che perdi un po' di autorità, perchè far accettare un "no, ho detto di no e non torno sulla mia decisione" è infinitamente più produttivo da un punto di vista puramente disciplinare di "fammici pensare, sento le altre e poi decidiamo".

Però lo trovo comunque più ragionevole di: tu torni alle 23 e se tutti gli altri tornano alle 23.30 non mi interessa, ho detto che tu torni alle 23... quando questo significa fare 500 metri in un vicolo buio e semideserto da sola, ogni sera d'estate che dio manda in terra, coi prati da un lato da cui provengono peraltro rumori di animaletti selvatici che magari di giorno sono pure carini ma col buio francamente uno preferirebbe non incontrare.







Perchè dico tutto ciò?
Beh sto "ripassando" i Duran Duran in vista del concerto a Milano domenica 12 giugno, ed ero in modalità anni 80 :-D

11 commenti:

  1. Da me i piccoli problemi per ora solo con la femmina.
    Alla sua età (11) molte sue compagne usano il rimmel, si truccano, ed alcune vanno dall'estetista per fare ceretta completa...gambe, baffi, ascelle (ma quali peli devi togliere?) e BRACCIA......a 11 anniiii?????? Alla sua comunione (quindi 2 anni fa) alcune erano già truccate e ben depilate e con il gel alle unghie ogni mese...
    Quando mia figlia chiede io non concedo ...mi spiace ma non accetto questo avanzare troppo con le concessioni rispetto alla sua età....Lo smalto? ANCHE NO.....dimenticatelo....magari le concedo (ogni tanto) quello trasparente. Ma quando vedo le 11enni truccate (eye liner, rimmel e rossetto) con lo smalto rosso mi viene davvero ribrezzo...Sembrano delle Lolite provocanti....Ed io dico che mia figlia deve fare le tappe di una bambina sana e normale...Hai 11 anni??? viviteli per l'età che hai...Punto
    E, detto tra noi, anche io dico a mia figlia "Le tue compagne hanno una madre ed io sono la tua... non decido per loro ma per te!"

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    1. Concordo, penso poi che dipenda anche dal come-e-quando.
      Da noi, quasi tutte le ragazze in prima media si truccano un pochino. UN POCHINO. Non vanno in giro come i puttanoni da gara (insomma qualcuna si a dire il vero) ma un filo di mascara se lo concedono quasi tutte. Lo smalto è un gioco, lo mettono anche le bimbe dell'asilo. Da mamma di maschi non ci ho mai trovato nulla di male ne di inappropriato. Certo una cosa è un filo di lilla sulle unghie, un'altra il gel rosso ferrari. C'è anche un discorso di misura, no?
      La frase la dico anche io all'occornza. Ma considera che Ric ha sempre frequentato gente più grande. Se esci con i ventenni, non significa che tu possa fare la vita da ventenne, questo naturalmente no.

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    2. poi penso anche che ognuno ha i suoi tempi. ripeto sono mamma di maschi. ma se a un certo punto una figlia comincia ad essere spontaneamete interessata al mascara o ad un generico "apparire carina" - così come quando un maschio molla la PS e inizia a guardare le ragazze - a me sembra che le "tappe da bambino" siano giunte ad un termine e che stiano cominciando tappe di tipo diverso. Poi non vuol dire essere adulti. Ma non più esattamente bambini. Sbaglio?

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  2. Condivido quello che dici tu, condivido quello che dice BiancaneveRossa...ci sono decisioni e decisioni, non sempre ci si può mettere d'accordo con le altre mamme. L'esempio tuo è molto corretto, ma perché tutte eravate su una linea d'onda abbastanza normale. Cosa avresti risposto se l'idea era di farli tornare all'una di notte?
    E qui mi riallaccio al commento di Biancaneve, davvero siccome tutte si truccano lasceresti farlo a tua figlia...a 11 anni??? Oltre al fatto che per esempio io ho dei punti fermi su cui mi spiace non cederei...un esempio? Festa di compleanno da Mc Donald, sognatela! Cellulare a età improponibili tipo elementari, perché ce l'hanno tutti...chissene! In questo caso anche io risponderei io sono tua madre, non degli altri che francamente possono anche buttarsi da un ponte per quanto mi riguarda e vorrei evitare che tu facessi lo stesso, solo perché lo fanno tutti!

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    1. Si diciamo che non c'è un unico modo di agire. Poi ci sono cose che... dipende... anche io dicevo assolutamente no al cellulare. Peraltro quando Ric era piccolo non ce lo avevano nemmeno tutti. Lui ha iniziato a chiedere presto e io a dire di no. Poi.. poi poi poi. Poi verso i 10 anni ha cominciato ad andare in oratorio da solo. L'oratorio è dietro casa, per carità. 30 metri senza attraversamenti. Però erano le prime volte per lui e per me, e quando una amica carissima gli ha regalato un cellulare in quinta elementare (solo chiamate e messaggi, solo i nostri numeri in rubrica.. no smartphone internet cazzi e mazzi) glie l'ho lasciato usare perché la verità è che mi sentivo infinitamente più tranquilla a poterlo raggiungere al volo e chiedere se andava tutto bene. anche se era a 30 mt da casa.
      I mezzi sono mezzi, secondo me.
      Dipende da come li si usano.

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  3. io credo si sia passati da una esagerazione all'opposto...
    in alcune cose è anche positivo, in altre non proprio.

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  4. Pero' Andretta... nonostante le "limitazioni" paterne ( ed in effetti mi pare abbastanza scassaskrauser il babbo da come lo hai descritto ) sei venuta su bella emancipata ... quasi una figlia dei fiori !

    E l'apporto della mamá in tutto questo .. ?

    Ad esempio tutto l' impegno civile e la consapevolezza di vivere in contesto sociale in cui la partecipazione alla cosa pubblica, la condivisione e la libertá di espressione e la paritá tra i sessi sono importanti ( e che stai cercando di passare anche ai figlioli )... dicevo ... tutto la dimensione del "civismo"... da dove deriva ? Avevi la mamma sessatottina ?

    FLOWER POWER

    "Immergiamoci nella autocoscienza"

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    1. mio papà è nato nel 1936 non si può pretendere che sia "moderno". Ma incredibilmente è diventato più morbido e tollerante con l'età piuttosto che viceversa. mia mamma sesantottinaaaaaahahahahahahah no. Nel 68 aveva 21 anni ed era già sposata caro te, e veniva da una famiglia mooooooolto severa.

      Questo non ha a che fare col fatto che sono sempre stati per la giustizia sociale. Sulla parità dei sessi magari mio papà era un po' indietro all'inizio... ma è stato reso edotto ed alla fine ha abbracciato la causa :-)

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  5. Io non credo che "fammici pensare" sia una perdita di autorità anzi....per lo meno per il concetto di autorità che ho io.

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    1. No, nemmeno per il mio Piky.
      Ma cosa dire di un adolescente?

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