lunedì 12 ottobre 2015

ILLUMINAZIONE INGEGNERISTICA



Ieri sera ho avuto un'illuminazione ingegneristica.
Non si può caricare sulle spalle delle persone più peso di quanto non ne possano portare

Banale ma vero.
Immaginate di essere capo cantiere di qualche tipo di installazione, e avete un camion di pietre da scaricare. Il vostro bocia ha una gerla sulla schiena. Voi la riempite di pietre, ma dovete stare attenti a non metterne ne troppe, ne troppo poche.


Se saranno poche, il lavoro prenderà più tempo di quello che avete a disposizione
Se saranno troppe, il vostro povero ragazzo stramazzerà schiacciato dal peso e le pietre non verranno spostate. Ed inoltre vi troverete con un assistente ingessato ed agonizzante, che non sposterà più manco un sassolino.


Non importa il fatto che voi pensiate che dovrebbe essere in grado di sostenere il peso, o che voi sareste in grado di sostenerlo. E' quello che può sostenere lui, che conta.


Similmente avviene nei rapporti.
Amici, madri, padri, fratelli, mogli, mariti.
Spesso e volentieri, siccome se qualcosa non ci piace o non ci va (le pietre), abbiamo imparato a dirlo a chiare lettere, ci sentiamo in dovere o in diritto di riversare addosso alla persona in questione una serie di rimostranze infinita, caricando le loro schiene di pesi emotivi.


A volte ci diciamo: eh, la cosa è così, ora lo faccio presente, che si attrezzi per gestirla. Ma non perdiamo tempo ad accertarci che la persona davanti a noi possa gestirla davvero. E se non può, magari anche con la buona volontà ma non può per i più svariati motivi, ci arrabbiamo e ci sentiamo delusi e abbandonati. E invece magari è colpa nostra che abbiamo esagerato il carico.


E non c'è vantaggio in questo, perché se schiacciamo una persona sotto il peso di macigni emotivi che la sua schiena non regge, non avremo raggiunto nessun risultato: le pietre non saranno spostate (= la cosa che non ci piace non cambierà) e la persona sarà annichilita sotto un peso insopportabile.


Non avrà le ossa rotte come il bocia di cantiere, ma sarà magari frustrata, arrabbiata, delusa essa stessa, oltre che magari preda del senso di inadeguatezza e di colpa.


Quindi far valere le nostre ragioni resta un sacrosanto diritto e - per mia personalissima opinione - parlare chiaro l'unico modo di far funzionare davvero qualsivoglia tipo di rapporto umano. Ma è un'operazione difficile ed assai più delicata di quanto normalmente ci piaccia pensare.


Fin qui tutto bene.
Resta solo la questione che se abbiamo da trasportare 100 kg e il nostro bocia ne riesce a portare solo una parte, la parte restante se la deve caricare il capo cantiere, se vuole che i lavori vadano avanti. Ed il capo cantiere potrebbe pensare che insomma, la gavetta l'ha già fatta, ha già scaricato la sua parte di camion, ed ora che è capo cantiere non ne avrebbe proprio voglia.


In altre parole potrebbe essere tentato di pensare "ma perché sempre io?"

9 commenti:

  1. Osservazione esatta Puffola.

    A questo punto segue la domanda di rito : a seguito di questo lungo illuminante pippone.... puffola ... sputa il rospo .... cosa ti è successo ?

    A te l' ardua risposta.

    :-)

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  2. Tutto giusto e tutto bello, ma mi funziona bene con il cantiere e i mattoni da spostare, un po' meno per quanto riguarda i rapporti umani.
    Che io ti vengo incontro, eh, ma anche tu devi venire incontro a me, e non approfittare della mia capacità di empatizzare e di comprenderti anche meglio di quanto ti comprenda tu.

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    1. Difatti Pera, questo è il rischio. E' il senso dell'ultima frase.

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  3. Spesso sono le affermazioni piu' banali a far scatenare comunque una riflessione profonda. E' vero, non e' mai una buona cosa fare l'Atlante.

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    1. Esattamente. L'equilibrio è la cosa più difficile.

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