Conversazione stamattina col Ric.
- Mamma ho deciso che mi do alla carriera sportiva
- Oh, ma sul serio. E come mai?
- Perché sono bravo in tutti gli sport e studiare mi fa schifo.
- Capisco....
- Si si, mi sa che faccio così. Oppure scappo col circo.
Conversazione ieri pomeriggio col Nin
- Mamma, ho deciso che io non lascerò mai il rugby!
- Bene, sono contenta, ti piace proprio eh?
- Si, è fighissimo. E poi mamma, io prima o poi devo prenderli a calci nel sedere, quegli All Blacks!
Perché bisogna averlo un obiettivo nella vita! Tu ce l'hai un obiettivo? (cit, chi indovina?)
Glom.
mercoledì 30 settembre 2015
OGGI DELIRO.
Avete mai la sensazione di guardare la vostra vita dall'alto?
No, non come se viveste la classica "vita di un altro" nel senso che fate quello che non volete ma lo fate lo stesso perché la gente se lo aspetta.
Proprio come se foste fuori dal vostro corpo, come se la vostra vita fosse un film che scorre davanti ai vostri occhi spettatori.
A me è capitato l'altro giorno.
Ero li seduta sul divano, in serata, tranquilla coi piedi tirati per aria, la tv accesa, la micia che mi camminava addosso, il marito di fianco e il Nin che giocava sul tappeto (che? chiedete dove fosse il Ric? che domande sono? stravaccato sul letto con le cuffie in testa, naturalmente).
Situazione vicina all'idillio quindi, ma vuoi la stanchezza vuoi un po' di sonno, bum!
All'improvviso mi è sembrato di non essere più me stessa e di osservarmi dall'alto.
Ma non osservare "me" o la scenetta serale come se fossi sul soffitto.
Cioè non come quelle cose che raccontano i pazienti in coma o sotto sedazione profonda.
Più una cosa tipo sono qui ma non sono qui, sono io ma non sono io.
Uffa non riesco a spiegarmi.
Come un'eco, come una domanda esistenziale sul senso di tutto ciò... però inespressa.
Come quando sognate e ad un certo punto a qualche livello vi rendete conto che state sognando.
No, anzi, come quando vi svegliate dal sogno e lo ricordate perfettamente tutto ma sapete che esso svanirà non appena sarete completamente vigili.
Chiaro?
No eh?
Cambio pusher?
No, non come se viveste la classica "vita di un altro" nel senso che fate quello che non volete ma lo fate lo stesso perché la gente se lo aspetta.
Proprio come se foste fuori dal vostro corpo, come se la vostra vita fosse un film che scorre davanti ai vostri occhi spettatori.
A me è capitato l'altro giorno.
Ero li seduta sul divano, in serata, tranquilla coi piedi tirati per aria, la tv accesa, la micia che mi camminava addosso, il marito di fianco e il Nin che giocava sul tappeto (che? chiedete dove fosse il Ric? che domande sono? stravaccato sul letto con le cuffie in testa, naturalmente).
Situazione vicina all'idillio quindi, ma vuoi la stanchezza vuoi un po' di sonno, bum!
All'improvviso mi è sembrato di non essere più me stessa e di osservarmi dall'alto.
Ma non osservare "me" o la scenetta serale come se fossi sul soffitto.
Cioè non come quelle cose che raccontano i pazienti in coma o sotto sedazione profonda.
Più una cosa tipo sono qui ma non sono qui, sono io ma non sono io.
Uffa non riesco a spiegarmi.
Come un'eco, come una domanda esistenziale sul senso di tutto ciò... però inespressa.
Come quando sognate e ad un certo punto a qualche livello vi rendete conto che state sognando.
No, anzi, come quando vi svegliate dal sogno e lo ricordate perfettamente tutto ma sapete che esso svanirà non appena sarete completamente vigili.
Chiaro?
No eh?
Cambio pusher?
martedì 29 settembre 2015
ANNIVERSARIO SULL'ALBERO
Un boschetto incantato con tanto di fate e folletti
Una serata limpida
Un compagno di viaggio e di vita
Un anniversario di nozze.
Ecco gli ingredienti del mio scorso fine settimana, quando come ogni anno (quasi) il GG ed io ci concediamo almeno una notte da sposini in qualche posticino carino.
Quest'anno la scelta è caduta su questo luogo incantevole:
una casetta sull'albero in mezzo a un piccolo bosco di querce, dove naruralmente dimora il piccolo popolo... oltre che ricci, scoiattoli e caprioli che ci hanno fatto visita a colazione.
Una camera molto romantica (e un grazie speciale al GG che non ha detto niente, pur detestando quel tipo di arredamento...)
e la mattina successiva la sorpresa di una colazione direi pantagruelica, sotto il sole, in mezzo alle fronde rigogliose
Potrei rinunciare a tante cose, ma non a queste piccole fughe romantiche col GG.
Una serata limpida
Un compagno di viaggio e di vita
Un anniversario di nozze.
Ecco gli ingredienti del mio scorso fine settimana, quando come ogni anno (quasi) il GG ed io ci concediamo almeno una notte da sposini in qualche posticino carino.
Quest'anno la scelta è caduta su questo luogo incantevole:
una casetta sull'albero in mezzo a un piccolo bosco di querce, dove naruralmente dimora il piccolo popolo... oltre che ricci, scoiattoli e caprioli che ci hanno fatto visita a colazione.
Una camera molto romantica (e un grazie speciale al GG che non ha detto niente, pur detestando quel tipo di arredamento...)
e la mattina successiva la sorpresa di una colazione direi pantagruelica, sotto il sole, in mezzo alle fronde rigogliose
Potrei rinunciare a tante cose, ma non a queste piccole fughe romantiche col GG.
lunedì 28 settembre 2015
venerdì 18 settembre 2015
DI GATTI NUOVI
Allora,
visto che la buona Vedetta Lombarda ha suggerito un paio di post fa che potrei essere lievemente stressata ho deciso di darmi alla pet terapy.
E così ieri mi son presa un (altra) micia!
Eccola qui, 50 giorni e non sentirli, una signorinella grintosa che abbiamo chiamato Arwen
Finalmente una femmina, dopo 3 maschi!
Come forse alcuni ricorderanno, dopo aver perso il nostro Quark a giugno, la nostra famigliola pelosa si era ridotta a 1 solo miciotto, Bro, che oggi ha poco più di due anni.
Una sorellina gli ci voleva, no?
Al momento a dire il vero il neo-fratello maggiore non sembra molto convinto... le gira abbastanza al largo.
Però non è aggressivo, soffia un po' "pro forma" ma senza tanta convinzione, difatti non rizza il pelo ne gonfia la coda. Per le gattare in ascolto dirò che hanno anche già usato con successo e soddisfazione (mia) la medesima lettiera, che mi pare un gran bel successo dopo solo poche ore di convivenza.
Insomma la abbiamo portata a casa ieri. Bro non si è avvicinato al trasportino nemmeno dietro lusinga dei croccantini, allora l'ho lasciata libera di girare con lui che stava rintanato nell'altra stanza.
Arwen, una grande.
Paura di niente e di nessuno.
Ha cominciato allegramente ad esplorare la casa senza troppi complimenti, ha cercato anche di esplorare Bro a dire il vero ma senza gran successo. Cosa spinga un gatto maschio di 2 anni e 4 kg a scappare davanti a una cucciolina di 50 giorni e 600 gr di peso mi resta oscuro.
Insomma la sua vita in casa nostra è cominciata, come è giusto che sia, con un sano giro esplorativo di tutti gli anfratti e gli angoletti possibili ed immaginabili
Poi, dopo aver preso un po' di coccoline...
...ha giocato sul letto come tutti i bimbi...
Il tutto sotto il mio occhio vigile, mentre il Nin - coinvolto ma con altre priorità nella vita - giocava alla Play con un suo compagno di scuola e la sorellina del suddetto compagno (3 anni) cercava di acchiapparla per la coda. Insomma un pomeriggio intenso.
Il GG.... quello duro che non voleva altri gatti, che insomma basta peli in giro, e non ne voglio sapere niente ecc ecc ecc...... beh, eccolo qui:
E non vi dico che la signora da cui l'ho presa ne ha anche un'altra che mi piace moltissimo.
No no, non ve lo sto dicendo.
Ma proprio per niente.
visto che la buona Vedetta Lombarda ha suggerito un paio di post fa che potrei essere lievemente stressata ho deciso di darmi alla pet terapy.
E così ieri mi son presa un (altra) micia!
Eccola qui, 50 giorni e non sentirli, una signorinella grintosa che abbiamo chiamato Arwen
Finalmente una femmina, dopo 3 maschi!
Come forse alcuni ricorderanno, dopo aver perso il nostro Quark a giugno, la nostra famigliola pelosa si era ridotta a 1 solo miciotto, Bro, che oggi ha poco più di due anni.
Bro e Quark |
Una sorellina gli ci voleva, no?
Al momento a dire il vero il neo-fratello maggiore non sembra molto convinto... le gira abbastanza al largo.
Però non è aggressivo, soffia un po' "pro forma" ma senza tanta convinzione, difatti non rizza il pelo ne gonfia la coda. Per le gattare in ascolto dirò che hanno anche già usato con successo e soddisfazione (mia) la medesima lettiera, che mi pare un gran bel successo dopo solo poche ore di convivenza.
Insomma la abbiamo portata a casa ieri. Bro non si è avvicinato al trasportino nemmeno dietro lusinga dei croccantini, allora l'ho lasciata libera di girare con lui che stava rintanato nell'altra stanza.
Arwen, una grande.
Paura di niente e di nessuno.
Ha cominciato allegramente ad esplorare la casa senza troppi complimenti, ha cercato anche di esplorare Bro a dire il vero ma senza gran successo. Cosa spinga un gatto maschio di 2 anni e 4 kg a scappare davanti a una cucciolina di 50 giorni e 600 gr di peso mi resta oscuro.
Insomma la sua vita in casa nostra è cominciata, come è giusto che sia, con un sano giro esplorativo di tutti gli anfratti e gli angoletti possibili ed immaginabili
Poi, dopo aver preso un po' di coccoline...
...ed è infine crollata per un pisolino in braccio al Ric
Il tutto sotto il mio occhio vigile, mentre il Nin - coinvolto ma con altre priorità nella vita - giocava alla Play con un suo compagno di scuola e la sorellina del suddetto compagno (3 anni) cercava di acchiapparla per la coda. Insomma un pomeriggio intenso.
Il GG.... quello duro che non voleva altri gatti, che insomma basta peli in giro, e non ne voglio sapere niente ecc ecc ecc...... beh, eccolo qui:
E non vi dico che la signora da cui l'ho presa ne ha anche un'altra che mi piace moltissimo.
No no, non ve lo sto dicendo.
Ma proprio per niente.
giovedì 17 settembre 2015
AMICHE FOBIE
Io dico che uno con le sue fobie, il meglio che può fare è imparare a conviverci.
Perché una fobia degna di questo nome mica se ne va, no no. Resta. Resta fino al punto che le dai un nome e diventate amiche.
Da ragazza ho sofferto di crisi d'ansia.
Ora è tanto che non mi capita, ma so che potrebbe benissimo tornare.
Al tempo ero arrivata a parlarci. Giuro. Quando la sentivo montare, dicevo cose come ciao, sei di nuovo qui, cosa devi dirmi questa volta? cosa devi insegnarmi? La trattavo come una persona, ed in fondo in parte lo era, era un pezzo di me. Col tempo sono arrivata a considerarla la parte più intuitiva, più primordiale di me stessa. Il mio campanello d'allarme personale, quasi una fortuna e sicuramente non una malattia. Nei tempi antichi (ma molto molto antichi) le persone così erano scelte come sentinelle e dalle loro "percezioni ansiose" dipendeva la salvezza della tribù. Considerandola da questo punto di vista, ha un'aria molto meno patologica, vero? E comunque alla fine mi insegnava sempre qualcosa.
Ma al momento la mia paura dominante è quella del dentista.
Ho avuto un problemino a giugno e si sa, quando fai una panoramica non sai mai quel che trovi
Ed infatti ho trovato da fare.
Solo che ho paura.
Una paura del diavolo oserei dire. Indemoniata, proprio.
Prima seduta, vado, mi accomodo, parlo un po' col dentista
Mi faccio prendere dal panico
Lui cerca di tranquillizzarmi
Mi faccio prendere da più panico
Lui cerca di tranquillizzarmi
Mi faccio prendere da ancora più panico
Lui mi dice di andare via.
Nulla di fatto, appuntamento rimandato.
La volta dopo, seguito abbondante training autogeno, mi accomodo, parlo un po' col dentista, apro la bocca e mi lascio anestetizzare (un AGO nella mia bocca.... stiamo scherzando vero????). Il mio cuore accelera e per un momento penso di avere una reazione avversa all'anestetico. Ansia a mille. Ma io e la mia ansia siamo amiche, come dicevo, perciò uso uno dei miei trucchetti di vecchia data... mi alzo e cammino. Il dentista ride ma mi lascia fare. 5 minuti ed ero pronta per la seduta.
Volta successiva, il lavoro da fare era più pesante.
Fisso appuntamento.
Attendo il giorno
Arriva il giorno
Invento una scusa pietosa, cancello appuntamento un'ora prima.
Fisso nuovo appuntamento
Faccio training autogeno
Vado all'appuntamento cantando le canzoncine dei cartoni animati degli anni 80 (altro dei miei vecchi trucchi).
Arrivo mi siedo mi lascio anestetizzare non senza aver parlato troppo per almeno un quarto d'ora.
Mi alzo e cammino.
Il dentista ride di nuovo: non ho mai visto nessuno che si alza dalla poltrona, mi dice.
Mi accomodo di nuovo, lo lascio fare il suo mestiere
Niente dolore pre-durante-post operatorio.
Sensazioni fastidiose, ma a parte quello una passeggiata di salute.
Lunedì prox ho un altro appuntamento
Spero solo di ricordarmi l'ultima frase.....
Perché una fobia degna di questo nome mica se ne va, no no. Resta. Resta fino al punto che le dai un nome e diventate amiche.
Da ragazza ho sofferto di crisi d'ansia.
Ora è tanto che non mi capita, ma so che potrebbe benissimo tornare.
Al tempo ero arrivata a parlarci. Giuro. Quando la sentivo montare, dicevo cose come ciao, sei di nuovo qui, cosa devi dirmi questa volta? cosa devi insegnarmi? La trattavo come una persona, ed in fondo in parte lo era, era un pezzo di me. Col tempo sono arrivata a considerarla la parte più intuitiva, più primordiale di me stessa. Il mio campanello d'allarme personale, quasi una fortuna e sicuramente non una malattia. Nei tempi antichi (ma molto molto antichi) le persone così erano scelte come sentinelle e dalle loro "percezioni ansiose" dipendeva la salvezza della tribù. Considerandola da questo punto di vista, ha un'aria molto meno patologica, vero? E comunque alla fine mi insegnava sempre qualcosa.
Ma al momento la mia paura dominante è quella del dentista.
Ho avuto un problemino a giugno e si sa, quando fai una panoramica non sai mai quel che trovi
Ed infatti ho trovato da fare.
Solo che ho paura.
Una paura del diavolo oserei dire. Indemoniata, proprio.
Prima seduta, vado, mi accomodo, parlo un po' col dentista
Mi faccio prendere dal panico
Lui cerca di tranquillizzarmi
Mi faccio prendere da più panico
Lui cerca di tranquillizzarmi
Mi faccio prendere da ancora più panico
Lui mi dice di andare via.
Nulla di fatto, appuntamento rimandato.
La volta dopo, seguito abbondante training autogeno, mi accomodo, parlo un po' col dentista, apro la bocca e mi lascio anestetizzare (un AGO nella mia bocca.... stiamo scherzando vero????). Il mio cuore accelera e per un momento penso di avere una reazione avversa all'anestetico. Ansia a mille. Ma io e la mia ansia siamo amiche, come dicevo, perciò uso uno dei miei trucchetti di vecchia data... mi alzo e cammino. Il dentista ride ma mi lascia fare. 5 minuti ed ero pronta per la seduta.
Volta successiva, il lavoro da fare era più pesante.
Fisso appuntamento.
Attendo il giorno
Arriva il giorno
Invento una scusa pietosa, cancello appuntamento un'ora prima.
Fisso nuovo appuntamento
Faccio training autogeno
Vado all'appuntamento cantando le canzoncine dei cartoni animati degli anni 80 (altro dei miei vecchi trucchi).
Arrivo mi siedo mi lascio anestetizzare non senza aver parlato troppo per almeno un quarto d'ora.
Mi alzo e cammino.
Il dentista ride di nuovo: non ho mai visto nessuno che si alza dalla poltrona, mi dice.
Mi accomodo di nuovo, lo lascio fare il suo mestiere
Niente dolore pre-durante-post operatorio.
Sensazioni fastidiose, ma a parte quello una passeggiata di salute.
Lunedì prox ho un altro appuntamento
Spero solo di ricordarmi l'ultima frase.....
lunedì 14 settembre 2015
STATO MENTALE I MIEI C... ATORCI.
Orbene.
Io son fatta di legno buono, ovvero: il mio dna non scherza un accidenti.
La mia nonna, che ormai mi guarda dall'alto da diversi anni, era arrivata a circa 80 anni senza praticamente una ruga ne un capello bianco.
Mia mamma i capelli li ha presi da suo papà, ed è imbiancata presto, ma dimostra comunque una decina di anni meno di quelli che ha, a vederla.
La discendenza femminile da parte materna è solida: mia nonna mi ha lasciata a 92, sua cugina ne ha appena compiuti 97 ed è vispa e brillante; la mia bisnonna non lo sapremo mai, essendo morta di spagnola nel 1918 (ma per la natura di quel virus, erano i più sani ad ammalarsi e morire) e la zia di mia nonna si è seduta in poltrona per non rialzarsi alla venerabilissima età di 102, e fino ad allora era stata sana come un pesce.
Per quanto mi riguarda, sono stata sempre bene, anni senza nemmeno un'influenza, a parte la gestosi non sono mai stata in ospedale e se togliamo che sono un' ipertesa giovanile (anche questa eredità della linea materna) non ho mai avuto niente di più grave di una bronchitina.
Quindi ho le mie speranze.
Ovvero... le avevo. Fino a quest'inverno. Quando l'età mi ha raggiunta.
Dunque, quest'inverno ho avuto il mio primo tremendo mal di schiena, roba da piegarsi in 4.
Ah no, piegarmi no... beh avete capito comunque...
Finito il mal di schiena, mi è presa la cistite
Finita la cistite, sono andata dal dentista e non ho ancora smesso.
A luglio, seguito dolori lancinanti, ho scoperto una periartrite alla spalla destra. Da qualche giorno mi fa male un'anca e la cervicale è sempre in agguato.
E l''altro ieri ho dovuto allontanare quello che stavo leggendo.
Io non sono pronta!
Non sono pronta assolutamente agli acciacchi dell'età, anche se tutti mi dicono che sono fortunatissima perché ho "cominciato tardi" avendo ormai visto le mie prime 43 primavere.
Non voglio sentire le giunture scricchiolare quando cammino, né impiegare più di 15 nanosecondi a saltar su dal letto la mattina o dal divano la sera, non voglio aver dolore al collo ogni volta che mi giro per parcheggiare la macchina, assolutamente non si parla nemmeno di non potermi spazzolare le bionde e ricce chiome (bionde, non bianche!) sotto la doccia perché non alzo la spalla.
Posso accettare degli occhiali da lettura... ci arrivo.
Ma non vado oltre quello.
Scalmane e simili non le prendo nemmeno in considerazione: non esistono proprio.
L'età sarà anche uno stato mentale, ma al momento io mi sento un catorcio
Il discorso è che fattasi 'na certa... sembrare giovani non significa essere giovani
Un bel fanculo tutti ci sta, si?
Io son fatta di legno buono, ovvero: il mio dna non scherza un accidenti.
La mia nonna, che ormai mi guarda dall'alto da diversi anni, era arrivata a circa 80 anni senza praticamente una ruga ne un capello bianco.
Mia mamma i capelli li ha presi da suo papà, ed è imbiancata presto, ma dimostra comunque una decina di anni meno di quelli che ha, a vederla.
La discendenza femminile da parte materna è solida: mia nonna mi ha lasciata a 92, sua cugina ne ha appena compiuti 97 ed è vispa e brillante; la mia bisnonna non lo sapremo mai, essendo morta di spagnola nel 1918 (ma per la natura di quel virus, erano i più sani ad ammalarsi e morire) e la zia di mia nonna si è seduta in poltrona per non rialzarsi alla venerabilissima età di 102, e fino ad allora era stata sana come un pesce.
Per quanto mi riguarda, sono stata sempre bene, anni senza nemmeno un'influenza, a parte la gestosi non sono mai stata in ospedale e se togliamo che sono un' ipertesa giovanile (anche questa eredità della linea materna) non ho mai avuto niente di più grave di una bronchitina.
Quindi ho le mie speranze.
Ovvero... le avevo. Fino a quest'inverno. Quando l'età mi ha raggiunta.
Dunque, quest'inverno ho avuto il mio primo tremendo mal di schiena, roba da piegarsi in 4.
Ah no, piegarmi no... beh avete capito comunque...
Finito il mal di schiena, mi è presa la cistite
Finita la cistite, sono andata dal dentista e non ho ancora smesso.
A luglio, seguito dolori lancinanti, ho scoperto una periartrite alla spalla destra. Da qualche giorno mi fa male un'anca e la cervicale è sempre in agguato.
E l''altro ieri ho dovuto allontanare quello che stavo leggendo.
Io non sono pronta!
Non sono pronta assolutamente agli acciacchi dell'età, anche se tutti mi dicono che sono fortunatissima perché ho "cominciato tardi" avendo ormai visto le mie prime 43 primavere.
Non voglio sentire le giunture scricchiolare quando cammino, né impiegare più di 15 nanosecondi a saltar su dal letto la mattina o dal divano la sera, non voglio aver dolore al collo ogni volta che mi giro per parcheggiare la macchina, assolutamente non si parla nemmeno di non potermi spazzolare le bionde e ricce chiome (bionde, non bianche!) sotto la doccia perché non alzo la spalla.
Posso accettare degli occhiali da lettura... ci arrivo.
Ma non vado oltre quello.
Scalmane e simili non le prendo nemmeno in considerazione: non esistono proprio.
L'età sarà anche uno stato mentale, ma al momento io mi sento un catorcio
Il discorso è che fattasi 'na certa... sembrare giovani non significa essere giovani
Un bel fanculo tutti ci sta, si?
martedì 8 settembre 2015
lunedì 7 settembre 2015
LA VITA IN MUSICA
Rubo questa bella idea a Lucia e vi racconto quali sono le 5 canzoni 5 che identificano dei momenti precisi della mia vita.
La prima è QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE ovviamente del nostro Claudio Baglioni.
Correva l'anno 1983 e pochi giorni prima che cominciassero le vacanze al mare uscì un "i grandi successi". Erano gli anni dei mangiacassette portatili appoggiati sulla spalla - il rischio sordità era francamente elevatissimo - e complice un certo biondino (durato pochissimo tra l'altro) quei brani, che erano vecchi già allora, diventarono una imprescindibile colonna sonora per i primi momenti di romanticismo sulla spiaggia.
La seconda è OCTOBER, degli U2.
Si era nell'anno 1986 ed ero in vacanza a Parigi, in college.
Quella fu la vacanza della grande svolta. Quella svolta che mia nonna non mi perdonò mai, dicendo che i miei occhi erano cambiati, ero partita in un modo ed ero tornata in un altro. Non che avessi combinato chissà che (a parta la prima colossale sbronza), ma quella fu la vacanza del diventare grande, dell'essere sicura di me, del vedermi bella e nel piacere agli altri.. Ok ai ragazzi. Del piacere ai ragazzi. Io che ero sempre stata un insignificante bruchetto, durante quella vacanza diventai finalmente farfalla. E nella compagnia che frequentavo c'era un certo moretto appassionato degli U2 (che mi schifafa, col mio Claudio Baglioni....) e che ha cercato, riuscendoci peraltro, di rieducarmi ad una musica diversa. October è stata la prima canzone che mi ha fatto ascoltare.
Passando a questo punto attraverso le tappe obbligate di Duran Duran, Spandau Ballet e Wham!, sulle quali non mi dilungherei...... la terza canzone che ho scelto è TOM'S DINER di Susanne Vega.
Anno 1990, vacanze a Birmingham, UK
Tre sbarbine diciottenni provano l'ebbrezza di una vacanza senza controllo e senza limitazioni, senza orari e senza imposizioni. Giornate in giro a fare shopping e serate a scatenarsi in discoteca. Viaggi in autobus su cui si poteva fumare accompagnate dai più improbabili personaggi borchiati, verdecapelluti e supertatuati che si possano immaginare, in un epoca in cui qui in Italia ancora il tatuaggio era sinonimo di essere un tipo alternativo e i capelli verdi non ne parliamo nemmeno. Pomeriggi addormentate nel parco con la testa appoggiata sullo zainetto della Mandarina Duck, perchè le notti non servivano per dormire ma per divertirsi e la mattina santo cielo, non ce la si poteva propro fare. Potrei citarne mille di canzoni che hanno segnato quelle 4 settimane, da Chris de Burgh (e chi lo conosce?) a Nene Cherry, ma decisamente "I am sitting in the morning at the diner on the corner" rimane la mia preferita.
E arriviamo al 1991, l'anno del GG :-)
La quarta canzone è LOOSING MY RELIGION dei Rem. La canzone che più di tutte mi ricordava lui, il mio amore, nei primi tempi della nostra relazione che, come i più sanno, si prolunga tutt'ora. Io nemmeno sapevo chi fossero, i Rem. Ho sempre avuto gusti... non so, meno ricercati in fatto di musica. Lui era ed è un grande appassionato e quello era l'anno di Out Of Time. Così, le prime volte in macchina, le prime volte.. in camporella... insomma un sacco di prime volte con Loosing my Religion in sottofondo. Me lo sono pure comprata, il cd, e ce l'ho tutt'ora, ma credo di aver ascoltato in loop praticamente solo quella :-)
Era la "nostra canzone" anche se farcela diventare è stata una mia decisione unilaterale!
Dopo questa non ne ho altre, nel senso che non ho più una singola canzone per un singolo momento.
Ci sono più... periodi.... periodi in cui vado un po' in fissa per un certo autore o musicista o regista o scrittore e mi dedico a quello anima e corpo per magari 6 mesi, per poi scocciarmi all'improvviso, da un giorno con l'altro. Lo so... son fatta un po' così... che vi devo dire. Mi capita anche col cibo (non posso più vedere i piselli per questa ragione!)
Al momento sono i sei mesi di David Garrett, come avrete visto dal post precedente.
Vi lascio un paio di video. Una "delle sue cose" e un'esecuzione di classica. Sopportate la pubblicità prechè giuro che vale la pena.
Alla fine di questa carrellata, mi rendo conto di una cosa....
praticamente tutte le canzoni che ho scelto sono legate a
1. una vacanza
2. un ragazzo
Cosa vorrà dire?
Se qualcuno passa di qui e vuol lasciare le sue 5 canzoni, mi farà piacere trovare nei commenti il link al post per venire a leggervi!
giovedì 3 settembre 2015
IL VIOLINISTA DEL DIAVOLO
Ieri sera il GG ed io (su mia istigazione) siamo andati a sentire il concerto di David Garrett agli Arcimboldi.
Che uno dice: un concerto per violino solista? Eccheduepalle!
Invece, per chi non conosce il bel David, vi confermo che è stato praticamente un concerto rock.
Ha suonato brani dei Nirvana, Queen, Michael Jackson, Coldplay, Metallica. Ha suonato brani di Elthon John e Gipsy King che proprio rock non sono ma va bene uguale perché lui è bravissimo.
Ha suonato un paio di pezzi tradizionali, uno brasiliano e uno russo entrambi conoscutissimi.
E ha suonato un poco di classica, Mozart, Verdi e la sua stupenda Quinta di Behetoven.
Solo che le ha suonate... diciamo non proprio come gli autori le hanno scritte... accompagnato da basso, chitarra elettrica e batteria.
E ha cominciato il concerto entrando dalla platea, suonando tra il pubblico, il suo pezzo forse più conosciuto, He's a Pirate, dalla colonna sonora dei Pirati dei Caraibi, come fa praticamente ad ogni concerto.
Il violinista del diavolo, lo chiamano, perché ha quest'aspetto sexy e trasandato, col capello lungo e
biondo (ieri sera raccolto in una cuffia però), è tatuato ed inanellato, e si presenta sul palco - anche quando suona con la Filarmonica della Scala come ha fatto a giugno - in jeans stropicciati e maglietta. Praticamente come esce mio figlio per andare a mangiare la pizza.
Quello che indossa sempre però è il suo sorriso
Un sorriso che ti da l'idea di essere proprio onesto e autentico, il sorriso di chi si sta divertendo un mondo e non sta facendo nessunissima fatica. Perchè David Garrett accarezza il suo strumento come si farebbe con un'amante, con dolcezza e decisione, con passione, con ardore. E, appunto, col sorriso.
Anche perché, diciamolo, lui è veramente troppo bravo per questo tipo di concerti.
Insomma, è un ex primo violino della Scala, quanto potrà tornagli difficile suonare We Will Rock You? Senza contare che la perfezione stilistica richiesta è sicuramente inferiore a quella dovuta durante un concerto di classica, durante gli assolo senza batterie e chitarre e tastiere e il pubblico che batte le mani.
Praticamente una passeggiatina di salute, dunque, facile come bere un bicchiere d'acqua.
E questa facilità gli si vede addosso, nel modo in cui passeggia su e giù per il palco, nel modo in cui suona accanto ai suoi musicisti, come se fosse un chitarrista anche lui, nel modo in cui chiacchiera amabilmente col pubblico - parecchio anche in italiano - e in cui scende in platea per concedersi ai fan come ogni rock star dovrebbe fare.
Che dire d'altro?
Speriamo che torni presto a Milano!
Che uno dice: un concerto per violino solista? Eccheduepalle!
Invece, per chi non conosce il bel David, vi confermo che è stato praticamente un concerto rock.
Ha suonato brani dei Nirvana, Queen, Michael Jackson, Coldplay, Metallica. Ha suonato brani di Elthon John e Gipsy King che proprio rock non sono ma va bene uguale perché lui è bravissimo.
Ha suonato un paio di pezzi tradizionali, uno brasiliano e uno russo entrambi conoscutissimi.
E ha suonato un poco di classica, Mozart, Verdi e la sua stupenda Quinta di Behetoven.
Solo che le ha suonate... diciamo non proprio come gli autori le hanno scritte... accompagnato da basso, chitarra elettrica e batteria.
E ha cominciato il concerto entrando dalla platea, suonando tra il pubblico, il suo pezzo forse più conosciuto, He's a Pirate, dalla colonna sonora dei Pirati dei Caraibi, come fa praticamente ad ogni concerto.
Il violinista del diavolo, lo chiamano, perché ha quest'aspetto sexy e trasandato, col capello lungo e
biondo (ieri sera raccolto in una cuffia però), è tatuato ed inanellato, e si presenta sul palco - anche quando suona con la Filarmonica della Scala come ha fatto a giugno - in jeans stropicciati e maglietta. Praticamente come esce mio figlio per andare a mangiare la pizza.
Quello che indossa sempre però è il suo sorriso
Un sorriso che ti da l'idea di essere proprio onesto e autentico, il sorriso di chi si sta divertendo un mondo e non sta facendo nessunissima fatica. Perchè David Garrett accarezza il suo strumento come si farebbe con un'amante, con dolcezza e decisione, con passione, con ardore. E, appunto, col sorriso.
Anche perché, diciamolo, lui è veramente troppo bravo per questo tipo di concerti.
Insomma, è un ex primo violino della Scala, quanto potrà tornagli difficile suonare We Will Rock You? Senza contare che la perfezione stilistica richiesta è sicuramente inferiore a quella dovuta durante un concerto di classica, durante gli assolo senza batterie e chitarre e tastiere e il pubblico che batte le mani.
Praticamente una passeggiatina di salute, dunque, facile come bere un bicchiere d'acqua.
E questa facilità gli si vede addosso, nel modo in cui passeggia su e giù per il palco, nel modo in cui suona accanto ai suoi musicisti, come se fosse un chitarrista anche lui, nel modo in cui chiacchiera amabilmente col pubblico - parecchio anche in italiano - e in cui scende in platea per concedersi ai fan come ogni rock star dovrebbe fare.
Che dire d'altro?
Speriamo che torni presto a Milano!
mercoledì 2 settembre 2015
DI FRATELLI MAGGIORI, MATTINATE CASALINGHE E DITA INCROCIATE
Orbene.
L'estate volge agli sgoccioli e una s'ha da organizzà come meglio può.
L'oratorio estivo è aperto per queste due settimane prima della ripresa scolastica ma Il Ric ha deciso di frequentarlo solo al pomeriggio e per ottimizzazione organizzativa, anche il Nin la mattina sta a casa.
Non so se avete inteso.
Il Nin la mattina sta a casa.
Col Ric
Da soli.
Loro due.
Senza supervisione.
Sono pervenuta a questa storica svolta considerando che ormai hanno un'età tutti e due, e che comunque per quello che mi è dato sapere, sono molto più "bravi" quando sono soli che in mia presenza. Non litigano, vanno d'amore e d'accordo, se la sciallano - come direbbero i gggiovani.
Dunque è stato con animo relativamente tranquillo che ieri mi sono recata al lavoro.
Verso l'una hanno cominciato a pervenirmi delle fotografie....
La prima, questa:
Lasciate perdere la faccia del Ric, che i ggggiovani quando si fanno i selfie fanno sempre quell'espressione da mezzi deficienti (ma non ditelo a loro....)
Io me li immaginavo a casa e invece sono al parco... eh vabbè. Che sarà mai. 200 mt da casa.
Sono scesi dal panettiere a farsi una sana fetta di pizza e sono andati a mangiarsela sotto le fresche frasche.
Che bravi. Sono contenta dopotutto che facciano qualcosa insieme, loro due, da bravi fratelli, invece che farmi venire l'ulcera litigando ed insultandosi in modi sempre nuovi e fantasiosi.
Passano due minuti, arriva questa:
Ancora niente di che, il "piccolo" Nin è seduto sul ramo di un albero, gli piace molto arrampicarsi, lo fa sempre, anche con me. Conosco quell'albero, e anche lui, ci è salito migliaia di volte. Sorrido deliziata, orgogliosa dei miei due figli che diventano grandi, ognuno a modo suo.
Poi, dopo circa 5 minuti, con la didascalia "sempre più in alto", compare la terza ed ultima:
E qui devo ammettere che ho un po' sputazzato il cous cous che stavo mangiando.
Guardo bene, eh si, stavolta è proprio in cima.
Scenari apocalittici cominciano ad affollarsi caotici nella mia mente... Il Nin che cade scompostamente sul prato sottostante, il Ric che grida e chiama l'ambulanza........30 secondi di delirio poi riprendo il controllo.
Sorrido comprensiva, penso "che bravo il mio acrobata circense" (complimento che vale per entrambi), riprendo il mio cous cous e finisco il mio pranzo tranquilla e serena.
Le dita fanaticamente incrociate in tasca e le chiappe strette non contano.
L'estate volge agli sgoccioli e una s'ha da organizzà come meglio può.
L'oratorio estivo è aperto per queste due settimane prima della ripresa scolastica ma Il Ric ha deciso di frequentarlo solo al pomeriggio e per ottimizzazione organizzativa, anche il Nin la mattina sta a casa.
Non so se avete inteso.
Il Nin la mattina sta a casa.
Col Ric
Da soli.
Loro due.
Senza supervisione.
Sono pervenuta a questa storica svolta considerando che ormai hanno un'età tutti e due, e che comunque per quello che mi è dato sapere, sono molto più "bravi" quando sono soli che in mia presenza. Non litigano, vanno d'amore e d'accordo, se la sciallano - come direbbero i gggiovani.
Dunque è stato con animo relativamente tranquillo che ieri mi sono recata al lavoro.
Verso l'una hanno cominciato a pervenirmi delle fotografie....
La prima, questa:
Lasciate perdere la faccia del Ric, che i ggggiovani quando si fanno i selfie fanno sempre quell'espressione da mezzi deficienti (ma non ditelo a loro....)
Io me li immaginavo a casa e invece sono al parco... eh vabbè. Che sarà mai. 200 mt da casa.
Sono scesi dal panettiere a farsi una sana fetta di pizza e sono andati a mangiarsela sotto le fresche frasche.
Che bravi. Sono contenta dopotutto che facciano qualcosa insieme, loro due, da bravi fratelli, invece che farmi venire l'ulcera litigando ed insultandosi in modi sempre nuovi e fantasiosi.
Passano due minuti, arriva questa:
Ancora niente di che, il "piccolo" Nin è seduto sul ramo di un albero, gli piace molto arrampicarsi, lo fa sempre, anche con me. Conosco quell'albero, e anche lui, ci è salito migliaia di volte. Sorrido deliziata, orgogliosa dei miei due figli che diventano grandi, ognuno a modo suo.
Poi, dopo circa 5 minuti, con la didascalia "sempre più in alto", compare la terza ed ultima:
E qui devo ammettere che ho un po' sputazzato il cous cous che stavo mangiando.
Guardo bene, eh si, stavolta è proprio in cima.
Scenari apocalittici cominciano ad affollarsi caotici nella mia mente... Il Nin che cade scompostamente sul prato sottostante, il Ric che grida e chiama l'ambulanza........30 secondi di delirio poi riprendo il controllo.
Sorrido comprensiva, penso "che bravo il mio acrobata circense" (complimento che vale per entrambi), riprendo il mio cous cous e finisco il mio pranzo tranquilla e serena.
Le dita fanaticamente incrociate in tasca e le chiappe strette non contano.
martedì 1 settembre 2015
DELIRI ONIRICI
Non vi capita mai di sognare come se steste guardando un film al cinema?
A me tantissime volte, ma una in particolare è rimasta nella mia memoria.
Si trattava praticamente di un thriller.
Una donna (a me sconosciuta nella vita reale) riceveva lettere contenenti minacce di morte.
Chi glie le mandava non si sa, perché non ne vedevo mai il viso, sempre solo la parte inferiore del corpo, dalla vita in giù. Era un uomo, e camminava col bastone.
La donna era molto spaventata
Una mattina lei stava preparando la colazione per se e per suo marito quando il marito si è palesato in cucina. Zoom sul marito. Il marito camminava col bastone.
In quel momento io, che ero la proprietaria del sogno, la sognatrice indiscussa, la Dea di quel mondo onirico, ho capito che era il marito a minacciarla. E ho cominciato a dirle "vai scappa scappa" appunto come si farebbe davanti a un film. Ricordo un inseguimento sulle scale antincendio del tipo di quelle che si vedono nei film americani, col marito che tirava giù la scala da terra con l'impugnatura del bastone (sapete, come fa Richard Gere alla fine di Pretty Woman).
Non ho idea se la donna sia riuscita a scappare e se il bastardo marito zoppo abbia avuto il fatto suo.
Ieri notte mi è ricapitato.
La scena si svolgeva in una specie di Ranch.
La proprietaria di questo ranch aveva bisogno di lavoratori stagionali e ne aveva assunti un po' tra cui tale Mirko (a me sconosciuto nella vita reale), il vero protagonista della storia, e me, che però ero nulla più di una banale comparsa. Non mi sono mai vista in faccia, in questo sogno.
Ricordo che una sera la proprietaria del ranch è andata via, passava la notte fuori casa, e quella sera una intera mandria di mucche è scappata via dal recinto. Un certo numero di cowboy tra cui il suddetto Mirko ha recuperato il bestiame e all'alba, al rientro della padrona, io ero sulla porta di un granaio, fienile, una cosa del genere e le dicevo di star tranquilla, che era tutto a posto, infatti la mandria stava rientrando nel recinto.
Si era alla fine della stagione e la proprietaria voleva chiedere a Mirko di restare a lavorare li in pianta stabile, perché era molto bravo. Lui era titubante, perché il lavoro gli piaceva molto ma aveva non so che genere di remore, come un "vorrei ma non posso". Forse tra i due c'era anche del tenero. Insomma a un certo punto la proprietaria mi ha chiesto di andare a cercare Mirko. Io l'ho trovato in una stanza che giocava e chiacchierava con alcuni degli altri lavoranti e gli ho detto che la signora lo cercava, lui ha piantato tutto, si è infilato il cappello e si è messo a correre per raggiungerla.
L'ultima cosa che ricordo è che gli ho urlato: devi parlare con lei, vedi come corri, questo lavoro ti piace è fatto per te, devi restare.
Fine.
Due domande.
La prima: vi è mai successo niente di simile?
LA seconda: devo aumentare la dose di psicofarmaci?
A me tantissime volte, ma una in particolare è rimasta nella mia memoria.
Si trattava praticamente di un thriller.
Una donna (a me sconosciuta nella vita reale) riceveva lettere contenenti minacce di morte.
Chi glie le mandava non si sa, perché non ne vedevo mai il viso, sempre solo la parte inferiore del corpo, dalla vita in giù. Era un uomo, e camminava col bastone.
La donna era molto spaventata
Una mattina lei stava preparando la colazione per se e per suo marito quando il marito si è palesato in cucina. Zoom sul marito. Il marito camminava col bastone.
In quel momento io, che ero la proprietaria del sogno, la sognatrice indiscussa, la Dea di quel mondo onirico, ho capito che era il marito a minacciarla. E ho cominciato a dirle "vai scappa scappa" appunto come si farebbe davanti a un film. Ricordo un inseguimento sulle scale antincendio del tipo di quelle che si vedono nei film americani, col marito che tirava giù la scala da terra con l'impugnatura del bastone (sapete, come fa Richard Gere alla fine di Pretty Woman).
Non ho idea se la donna sia riuscita a scappare e se il bastardo marito zoppo abbia avuto il fatto suo.
Ieri notte mi è ricapitato.
La scena si svolgeva in una specie di Ranch.
La proprietaria di questo ranch aveva bisogno di lavoratori stagionali e ne aveva assunti un po' tra cui tale Mirko (a me sconosciuto nella vita reale), il vero protagonista della storia, e me, che però ero nulla più di una banale comparsa. Non mi sono mai vista in faccia, in questo sogno.
Ricordo che una sera la proprietaria del ranch è andata via, passava la notte fuori casa, e quella sera una intera mandria di mucche è scappata via dal recinto. Un certo numero di cowboy tra cui il suddetto Mirko ha recuperato il bestiame e all'alba, al rientro della padrona, io ero sulla porta di un granaio, fienile, una cosa del genere e le dicevo di star tranquilla, che era tutto a posto, infatti la mandria stava rientrando nel recinto.
Si era alla fine della stagione e la proprietaria voleva chiedere a Mirko di restare a lavorare li in pianta stabile, perché era molto bravo. Lui era titubante, perché il lavoro gli piaceva molto ma aveva non so che genere di remore, come un "vorrei ma non posso". Forse tra i due c'era anche del tenero. Insomma a un certo punto la proprietaria mi ha chiesto di andare a cercare Mirko. Io l'ho trovato in una stanza che giocava e chiacchierava con alcuni degli altri lavoranti e gli ho detto che la signora lo cercava, lui ha piantato tutto, si è infilato il cappello e si è messo a correre per raggiungerla.
L'ultima cosa che ricordo è che gli ho urlato: devi parlare con lei, vedi come corri, questo lavoro ti piace è fatto per te, devi restare.
Fine.
Due domande.
La prima: vi è mai successo niente di simile?
LA seconda: devo aumentare la dose di psicofarmaci?
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