giovedì 30 giugno 2016

QUOTE CHALLENGE - DAY 3


Ultimo giorno!
Oggi non nominerò nessuno, partecipa chi lo desidera.

Le citazioni di oggi provengono tutte da canzoni più o meno famose.

"Go right to the heart of matters, it's the heart that matters more" - Counting Crows, Omaha
Questa frase è un gioco di parole con la parola "matters" che significa sia "la questione, l'argomento" sia "avere importanza, contare". In italiano non fa lo stesso effetto e suona più o meno "vai dritto al cuore della questione, è il cuore che conta di più"

"If you had one chance, one opportunity, to seize everything you ever wanted, one moment, would you capture it, or juse let it slip?" - Eminem, Loose Yourself
Ecco un'altra cosa che vorrei dire a tutti i ragazzi dell'età di mio figlio, e che Eminem in un certo modo dice parlando nella loro lingua molto più di quanto potrò mai fare io.

"People fall in love in mysterious ways, maybe just the touch of a hand, me I fall in love with you every single day and I just wanna tell you I am" - Ed Sheeran - Thinking Out Loud
L'essenza stessa dell'amore: secegliersi ogni giorno e dirselo.

E siccome la Spetti mi ha fatto venire un'idea..... fuori concorso vi regalerò questa chicca:

"La teologia è la scienza che studia come mai preghi preghi, ma non ti caga mai nessuno" - GG

And... that's all Folks!

mercoledì 29 giugno 2016

DI SBALZI ORMONALI

Ieri sera ho capito una cosa, riguardo al Ric.
Cioè, l'avevo capita già prima, ma ieri sera l'ho proprio vista.

Dunque viene a cena con un'aria da funerale che la metà basta.
Cerco di intrattenere una amena conversazione sulla giornata, come è andata in piscina con l'oratorio, come si sono comportati i bambini ecc... e ricevo risposte cortesi ma che non superavano al massimo le due sillabe messe assieme.

Vista la malaparata, gli chiedo più di una volta se c'è qualcosa che non va, se è tutto a posto, come mai è così di malumore ma lui nega recisamente che ci sia qualcosa di storto.

Così decido di di intavolare con lui un discorso su un argomento un po' delicato, col quale non vi tedio. Apriti o cielo. Reazione decisamente sproporzionata al mio approccio, comincia a guardarmi come se fossi un mitile, continuando a dire "ma cosa stai dicendo, ma ti riprendi, ma ce la fai?" finchè alla fine piglia su e va in camera. Lo seguo, embè! e gli faccio notare che la sua reazione non è affatto congrua con quello che stavo dicendo e che meglio sarebbe stato calmarsi e ragionare un secondo piuttosto che girare le spalle e tanti saluti. Torna in cucina. Riprendo cautamente il discorso e lui "eh ma mi devi dire queste cose quando ho già i coglioni girati?" No scusa in che senso? "E' tutta la sera che ho i coglioni girati" Si beh, te l'ho chiesto, varie volte, e tu hai detto di no... e come mai sei così di malumore? "ma non lo so, ma non lo so, è così e basta".

Interrompo qualunque tipo di comunicazione e lo lascio andare a sbollire.

Preda inerme degli ormoni, ecco cos'è.
Senza via di scampo e senza uscita, almeno per un po', temo. 
Non che questa sia la giustificazione di tutto, intendiamoci, non imputo certo la maleducazione o la scarsa volontà ai picchi ormonali!! E anche qualora così fosse, impara a darsi una regolata.
Però mi pare che sia veramente fuori fase. Lui stesso secondo me non riesce a gestire questi sbalzi, come del resto non riuscivamo noi a 16 anni. Io senz'altro no.

Quindi a questo punto il dilemma è: so che cosa devo fare, ma non so se riesco a farlo. Perchè a me piacerebbe parlargli sempre con gentilezza e senza astio, dirgli le cose, tutte le cose che devo senza sconti ne' omissioni, ma in una certa maniera, con calma, in modo da stimolare il dialogo e non la rabbia, in modo da trovare un punto di incontro e capirci tra noi, oltre che capire come costruire questa roba qui che i più chiamano vita, e che al momento mi sembra che per lui sia solo un gran guazzabuglio e un profondo mistero. Solo che anche quando riesco a cominciare bene, come ieri sera, poi mi fa girare talmente tanto le balle con le sue risposte a muzzo che in meno che non si dica mi trovo a urlare come una indemoniata, oppure ad abbozzare per non peggiorare la situazione... e tra le due scelte non so quale sia preferibile.

Figlio mio, bisogna che troviamo un modo di comunicare serenamente, perchè altrimenti qui non se ne esce.


QUOTE CHALLENGE, DAY TWO

Proseguiamo con il giochino delle citazioni, rubato alla Slog
Ricordo le regole:
3 giorni
3 citazioni al giorno
3 inviti a partecipare al giorno.

Come al solito può partecipare chi lo desidera
ma oggi vorrei nominare: La Emily (sei già al secondo invito cara, non puoi sottrarti!), la Eu (coraggio tesoro con i tuoi provEUrbi hai il lavoro praticamente già fatto :-D) e L'Angolo di me stessa.

Oggi vorrei redimermi dal post di ieri citando qualche cosina di più colto.

Per primo, il mio Giacomo, il primo grande amore della mia fanciullezza (mi innamorai di lui quando mio padre mi raccontava la sua storia di giovane studioso triste e malaticcio, sempre innamorato di qualcuna che non se lo filava per niente. Ero attorno ai 4 anni)

"Garzoncello scherzoso,
 Cotesta età fiorita
 E' come un giorno d'allegrezza pieno,
 Giorno chiaro, sereno,
 Che precorre alla festa di tua vita.
 Godi, fanciullo mio; stato soave,
 Stagion lieta è cotesta
 Altro dirti non vo'; ma la tua festa
 Ch'anco tardi a venir non ti sia grave."


Giacomo Leopardi, Il Sabato del Villaggio.

Sebbene il pessimismo cosmico di Giacomo non mi appartenga, esso esercita su di me nondimeno un notevole fascino, se non altro nei momenti più grigi della mia vita. La strofa finale del Sabato è una splendida esortazione, per come la vedo io, a godersi la vita al massimo finchè si può, finchè gli impegni e "i fatti" della vita non distoglieranno la mente di ognuno di noi dalla gioia e dal piacere.
Quello che vorrei dire a tutti i ragazzi dell'età di mio figlio... godetevi la vostra età che è la migliore che avrete nella vita.

"L'amore deve tutto osare quando ha tutto da temere". - Kahlil Gibran
Questa tra le molte di Gibran mi piace particolarmente perchè, fatti i debiti rapporti, è un po' quel che ho fatto io quando se n'è presentata l'occasione.

"...Perché una realtà non ci fu data e non c'è; ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere; e non sarà mai una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile." - Luigi Pirandello
In altre parole, tirarsi su le maniche e darsi da fare, grazie. Astenersi frignoni e perditempo. Il mio motto.

E fuori concorso, vi lascio la mia preferita in assoluto, ma proprio assoluto assoluto assoluto al punto che me la sono tatuata addosso. Si tratta di tre paroline facili facili, pronunciate da Virgilio.

 
L'amore vince ogni cosa.
Chi potrebbe mai negarlo?

martedì 28 giugno 2016

QUOTE CHALLANGE, DAY ONE

Oggi prendo spunto dagli ultimi post della Slog e partecipo a questa simpatica sfida, perchè non posso resistere: amo le citazoini.

Dunque le regole:
3 giormi
3 citazioni per giorno
3 inviti a partecipare per giorno.
Facile.

Può partecipare naturalmente chiunque lo desideri, ma oggi nomino espressamente
La Spetti, La Impe e il nostro buon Vedetta che si produrrà in interessantissimi commenti citatori (o almeno mi auguro!) non possedendo - almeno a quanto è dato sapere - un blog proprio. OK?

Bene, tutti conoscono la mia passione per la lettura ed anche se ho abbandonato i grandi classici da qualche anno ormai, mi diverto a trovare piccole perle di saggezza anche nelle narrazioni più insospettabili.
Le mie tre citazioni di oggi appartengono a questa categoria.
Vi risparmio "Luke, io sono tuo padre" :-)
Eccole.

"A VOLTE DOBBIAMO IMPARARE AD AMARE QUELLO CHE CI FA BENE"
Questo è un concetto semplicissimo ma infinitamente vero, e spesso e volentieri ce ne dimentichiamo. Pensiamo di dover sopportare qualunque cosa per amore (di un compagno, di un figlio, di un genitore, qualunque tipo di amore) ma non è vero: l'amore deve farci stare bene, non male.
La citazione è di Bill Swan, padre di Bella nella saga di Twilight. Praticamente il suocero d'un vampiro :-)

"NON SONO LE NOSTRE CAPACITA' CHE CI DEFINISCONO, SONO LE NOSTRE SCELTE"
E anche qui, non trovate che sia Vangelo? Una persona può essere intelligentissima, dotatissima, infinitamente equanime, ma quello che davvero conta è a servizio di cosa decide di mettere le sue capacità, geniali o banali che siano. Ognuno di noi deve fare il meglio con quello che la sorte gli ha dato, ed ognuno di noi può fare la differenza, nel bene oppure nel male.
Il saggio che pronuncia queste parole è il Professor Albus Silente, alla fine di HP e la Camera dei Segreti.

"IT SEEMS I CAN NOT POSSES YOUR SOUL WITHOUT LOOSING MY OWN"
Non poteva mancare, di questi tempi.
L'amore non va in una sola direzione, ma deve essere reciproco. Ogni cosa che fai all'altra persona, si riflette su di te, se ami. Come un incantesimo, che invischia chi lo lancia tanto quanto chi lo riceve.
Queste parole sono di Jamie Fraser, il protagonista maschile della saga di Outlander.

Fuori concorso vi lascio un'ultima citazione, che non è una citazione vera e propria ma una sola parola, che avrà un gran significato per chi la conosce.
"ALWAYS"
E non dico altro.

lunedì 27 giugno 2016

L'AMARA VERITA'

Ed eccoci di rientro dalle vacanze.
La verità amara è che in ferie io non mi rilasso mica.
Non in 6 giorni, comunque.

Certo per grossa parte è colpa mia, principalmente per due motivi:
il primo è che purtroppo mi occorrono un paio di giorni di "adattamento" alla nuova situazione, e quindi avendone 6 in tutto, per il relax non resta mica tanto tempo. Il secondo è che mi faccio delle aspettative irrealistiche che finiscono sempre per cozzare contro la dura realtà dei fatti della vita.

Esempio.
Aspettativa: passare del tempo di qualità col marito e fare parecchio sesso
Realtà: a me servono due giorni di adattamento come dicevo, durante i quali sono purtroppo piuttosto irritabile ed incline al litigio, il che è già un cattivo inizio. L'unico momento di "solitudine" col GG era la passeggiata mattutina sulla spiaggia durante la quale siccome abbiamo passi diversi, io stavo 3 metri avanti e lui 3 metri dietro. Se mi fermavo ad aspettarlo lui rallentava e mi chiedeva perchè mi fossi fermata, invitandomi a fare io l'andatura che lui mi avrebbe raggiunto, ma di fatto stava sempre 3 metri dietro. Se glielo facevo notare, litigavamo. Il bagno in mare si svolgeva la maggior parte delle volte con me che giocavo con il Nin e GG con le CAVIGLIE in mare che ci guardava di lontano. Se glie lo facevo notare, litigavamo. Avevamo una camera quadrupla, con i figli in letto a castello, quindi intimità zero. Avendo figli di età diverse e quindi con esigenze diverse, a volte ci si separava, io stavo col Nin e lui magari andava a spasso col Ric.

Partendo da quanto fin qui esposto, se dovessi dire che sono stata da Dio, ecco, non lo direi. Metteteci pure che il Ric è in piena tempesta ormonale, un minuto tutto contento il minuto dopo ringhiante come un mastino incazzato e tenuto a digiuno da una settimana. Siamo arrivati domenica, lunedì mattina ha cominciato a dire "portatemi alla stazione che voglio tornare a casa". Purtroppo, e non si può dargli tutti i torti, giugno non è il mese migliore per la gente della sua età, la maggior parte delle persone presenti erano nonni con nipotini piccoli, età attorno a quella del Nin. Quindi per lui non c'era granchè da fare tranne annoiarsi e ciondolare sotto la sdraio o in riva al mare, cercando di prendere la miglior tintarella possibile (cosa che peraltro gli è ben riuscita). Sperare che approfittasse per rilassarsi e fare il pieno di riposo e sonno, magari pure un po' contento, fa parte delle aspettative irrealizzabili.



A parte questi dettagli comunque non fatevi l'idea che siamo stati male.
Il tempo è stato clmente, a parte un giorno, la spiaggia era vicina, il mare caldo, il cibo buono e l'alcol diciamo q.b.

Inoltre il Nin è uno che da soddisfazione, è sempre entusiasta di tutto e contento e canterino tutto il giorno, ovunque andiamo è sempre "il posto più bello del mondo mamma vorrei stare qui tutta la vita". La compagnia per lui era abbondante e lui è rapidamente diventato il re del calcio balilla in hotel. Si, esiste ancora, e si, io lo chiamo ancora calcio balilla.


Abbiamo scoperto che a 200 metri dal nostro albergo c'erano un paio di amiche comuni dei tempi dell'adolescenza, che non vedevamo da 20 anni, e che un terzo amico con la famiglia sarebbe arrivato durante la settimana. Abbiamo organizzato un paio di serate per rivederci... durante la prima il bimbo treenne di una delle due amiche è scappato via dalle mani della mamma e ha rischiato seriamente di essere investito... e per la seconda sempre lo stesso bimbo aveva la febbre a 39... però insomma gli altri figli stavano tutti bene, neh, belli vivaci e simpatici.
Il Ric - in quanto maggiore tra i figli presenti - se li è caricati tutti quanti (4 piccoli incluso il Nin + un quasi quindicenne) in una delle 2 occasioni e li ha portati in sala giochi, diventando immediatamente l'idolo dei più piccini, come di consueto. Quel ragazzo ha un dono coi bambini, chissà se prima o poi se ne renderà conto.

Morale, proprio quando avevo cominciato a rilassarmi per bene, è arrivato il giorno della partenza. E così rieccomi qui, in città, a soffrire il caldo per strada e il freddo (polare) in ufficio, senza marito che sta partendo per un viaggio di lavoro fino a sabato, e oggi pomeriggio devo pure andare a fare la spesa.

Bon, pace.

venerdì 17 giugno 2016

DI ESPERIENZE NUOVE.

Ahimè la scuola del Ric è andata peggio del previsto
Non 2 ma ben 3 esami a settembre. Pagelle uscite ieri.

Primo pensiero: sei fottuto.
Secondo pensiero: cazzi tuoi.

Brutto da dire ma è così.
L'estate non è finita, ma di sicuro si è molto ridimensionata anche perchè penso che parte dell'azione educativa che mi spetta nei prossimi mesi sia quella di rovinargliela un bel po'.

IERI.

- Allora Ric è andata proprio male
- Si mamma
- Devi provvedere a fare tutti i compiti "ordinari" entro il 15/7 in modo da avere poi un mese e mezzo libero per preparare gli esami
- Si mamma
- Significa che subito dopo l'oratorio sali e studi/leggi almeno 2 ore
- Si mamma. Mamma, ma devo proprio leggerli tutti i libri della prof di Italiano?
- Ric, hai preso Italiano a settembre proprio perchè non fai i compiti, vuoi iniziare la terza (forse) senza i compiti fatti?
- No mamma. Però insomma... che mi sono fatto interrogare a fare se poi mi ha rimandato lo stesso..
- Ti ha punito, ha messo in media i 2 che ti ha dato x non aver fatto i compiti. Non è mica colpa della prof!
- No no, certo che no.
- Poi per Italiano vediamo, magari in qualcosa riesco a darti una mano io.
- Si mamma.

STAMATTINA

- Ragazzi in piedi è ora di colazione!! Ric ti aspetto a casa dopo l'oratorio
- Lo sai che c'è il breefing.
- Beh quanto dura?
- Dipende perchè non sempre comincia subito
- Bene, massimo alle 18 ti aspetto a casa, finito o non finito sali a fare i compiti fino almeno alle 20 (e senza cellulare ndP)
- Si mamma.

Tutta questa remissività finirà con l'uccidermi.
Se sia presa di coscienza o rassegnazione o strategia non saprei dire, ma per ora va bene così.

Comunque, ecco qui, inizia l'avventura delle vacanze-con-esami.

Domenica partiremo per 6 giorni di mare, gli unici che Ric farà quest'anno, poi continueremo la trafila oratorio/compiti fino a metà luglio, poi studio intensivo fino a fine agosto.

Con questo post quindi vi saluto cari amici, ci risentiamo verso il 27 giugno.

Baci a tutti fate i bravi.


mercoledì 15 giugno 2016

UNA TRANQUILLA SERATA DI PIOGGIA

Suona il telefono verso le 18
- Maaaammma ciao. Ehm tutto bene?
- Si si amore, dimmi tutto
- Senti ma voi uscite stasera?
- No non credo
- No? Non andate tipo al cinema col Nin?
- Beh, no. Perchè?
- No, perchè stasera dovrebbe piovere....
- Ahhh si? So what?
- Volevo dire agli altri di venire su da noi..... però sai... mi spiace... non vorrei disturbarvi troppo....
- Caaaaaaapisco. Beh va bene, venite su. State in camera fino a una certa, poi quando tuo fratello deve andare a dormire ci scambiamo, voi venite in sala e noi andiamo nelle camere.
- Si? sei sicura? Non diamo fastidio?
- No no, tranquillo
- Ok grazie ciao.

Mio figlio deve avere capito il potere della gentilezza.

Ore 18.40 squilla il citofono.
- Chi é?
- Ehm si ciao, mi puoi chiamare Ric?
- Ceeeeeeeerto.
La conversazione seguente è tutto un  bella, ci becchiamo, vai tra, a dopo zio. E si conclude con 20 euro sortiti dal mio portafoglio per una improvvisata pizza con un amico.

Ore 21.00 gira la chiave nella toppa e si palesano nell'ordine
Il Ric, Yasi (l'amico della pizza), la B. e la K.
Dopo una decina di minuti arriva anche G.

Vanno in camera , tunz tunz tunz, musica a palla
Il GG gli TELEFONA dalla sala per dirgli di abbassare... che non si riusciva manco a sentire la tv! Si sentono strani rumori di cose che cadono ed estemporanei scoppi di ilarità, tutto nella norma.
Verso le 22 si aggregano anche la D. e la A., fuori programma.

Attorno alle 23 ci apprestiamo al trasloco, il Nin ciondola dopo la giornata di oratorio ed è già piuttosto tardi. Mi affaccio in camera, i ragazzi scattano tutti in piedi ognuno con qualcosa in mano da traslocare in sala. Ci sono bicchieri ovunque, i mattoncini del Jenga sparsi per terra, la scrivania ingombra di bottiglie di Coca.
Ric mi guarda ridacchiando.
- Mamma, ti giuro che la prossima volta andiamo a casa di qualcun altro...
Coro di comprensivo assenso da tutti i giovani ospiti.
- Ma vaaaaa raga, tranquilli, non c'è problema non date nessuna noia.

Si trasferiscono in sala, ad un certo punto sento uno strano urlo distorto, ma tutto sotto controllo: é il Ric che - bacchetta di sambuco alla mano - fa il cosplay della scena finale della battaglia di Hogwarts, nella parte dell'Oscuro Signore che lancia l'anatema che uccide (uguale, peraltro) contro Harry, mentre la B. con i folti ricci raccolti a coda di cavallo sotto il mento interpreta Silente disteso nella bara. Una manica di nerd.
Ancora un po' di rumore, qualche risata, e per mezzanotte tutti a casa.

Ristabilito il silenzio, confabulo col GG e conveniamo decisamente che disordine e rumore sono un prezzo ben piccolo da pagare per la tranquillità di averli tutti sott'occhio.

IO SONO ORLANDO.

The color of sky
is blues and grays
The color o
f earth
Is greens and browns
The color of hope
Is rainbows and purple
And the color of peace
Is
people together




martedì 14 giugno 2016

DI SPERANZE ULTIME A MORIRE.

Insomma, sabato abbiamo ufficialmente detto al Ric che no, sorry, ma in vacanza coi suoceri a trovare la morosa non ci va.

Primo per i dissesti scolastici,e secondo perchè insomma.... ha 16 anni e io preferirei che si vivesse la sua età senza tutte queste menate. Non è un concetto semplice da spiegare razionalmente, mi rendo conto, e nemmeno da recepire. Però penso davvero che 16 anni siano un'età per avere una morosa (o magari più di una), per andare a spasso con gli amici, per studiare, per divertirsi.... ma non per una relazione esclusiva come quella che ha avuto lui in inverno con Mela, non per passare i sabati sera sul divano a casa dei suoceri a guardare la tv, e sicuramente non per stare una settimana in casa lui-e-loro in un villaggio turistico sperando di trombargli la figlia tra la baby dance e i balli di gruppo.

C'è stato qualche momento di reale tensione.

Alla fine quello che ha recepito è che gli è stato detto di no perchè è ancora "troppo piccolo" e io so bene come si sta ad esser trattati da piccoli quando non ci si sente più tali, perciò lo capisco. Però insomma, gli ho detto che si, è vero, pensiamo che sia anora troppo presto per una cosa del genere al di la di tutto, ma che l'età non è una colpa ne un merito, uno è nato quando è nato e bisogna vivere l'età che si ha.

Non so.

Due minuti dopo questo discorsetto si è offerto di accompagnare suo fratello in cortile a giocare con un amichetto, cosa mai successa in vita sua. Non ho ancora capito se era un modo per levarsi da torno ed evitare di commettere matricidio, o un atto di buona volontà porto come un ramoscello d'ulivo. Sta di fatto che CAUTAMENTE SEMBRA che l'emergenza sia FORSE PARZIALMENTE rientrata.

Nelle ore e giorni successivi è stato molto..... come posso dire? Piacevole?
Ragionevole, anche quando abbiamo parlato di scuola e di compiti delle vacanze, e di studio per settembre.

Io penso che sia anche merito del fatto che ha ritrovato tutte le amicizie che aveva perso da tempo, stando sempre e solo con la morosa.
Da qualche giorno ho sempre la casa invasa di ragazzi che vanno e che vengono, regolarmente muniti di birra, ma data la situazione mi sentirei di soprassedere.
Escono, vanno, fanno, brigano, forcano... sempre insieme, sempre in gruppo, con le sue amiche ed amici storici e, ora non vorrei dire, ma mi pare che ci sia pure una ex che ha ricominciato a girargli attorno. Mah!

Sono timorosa io stessa nel dirlo, ma lo vedo sereno, molto più sereno di quando lei era qui. Glie lo vedi proprio in faccia, non so, ha l'aria più rilassata. Penso che dopotutto, la storia con Mela sia piuttosto impegnativa.

Comunque.

Nel frattempo ci sono stati gli spettacoli di circo, abbiamo applaudito in piedi, esultato, chiesto bis e tutto il cucuzzaro. Ric è venuto, controvoglia, a vedere quello di suo fratello - sabato pom - ed essendo seduti in prima fila è stato "beccato" dal presentatore della manifestazione il quale lo ha riconosciuto e chiamato varie volte sul palco. E' stato molto bello e molto emozionante, come sempre.

Ora abbiamo davanti un mese di oratorio estivo, durante il quale mi ha detto magari butterà un occhio a suo fratello (l'anno scorso la risposta era stata una variante solo un filo più educata di "impiccati") e  dovrà comunque, diversamente dagli scorsi anni,  trovare il tempo per fare i compiti delle vacanze "ordinari" e leggere, perchè poi dal 15 luglio dovrà dedicarsi a preparare gli esami.. cosa che sembra aver accettato senza colpo ferire. Com'è che era? Ra...gio..nev......... dai non fatemelo dire che porta male.

Tutto sommato, se il mood sarà quello degli ultimi giorni, forse non sarà un'estate così difficile.

lunedì 13 giugno 2016

FORUM ARENA ESTIVA, 12-06-2016

Have you had your dinner tonight?
IS-ANYBODY-HUNGRYYYY?  (cit.)

Ebbene, si.

Ieri sera all'arena estiva del forum di assago è andata in scena (di nuovo) la mia gioventù. E poichè la fortuna arride a chi sa attendere, sottopalco a guardare Simon, John, Nick Roger e Dom c'ero anche io.

I Duran Duran a Milano, li attendevo dal 1984!


Che dire signore e signori?
La perfezione. La bellezza. L'emozione. I ricordi.
Io mi aspettavo qualcosa di meno coinvolgente rispetto al concerto degli Spands dello scorso anno, perchè i Duran hanno continuato a suonare insieme anche dopo che io ho smesso di ascoltarli quindi hanno un sacco di repertorio nuovo che io non conosco (mentre gli Spandau no) ma mi sbagliavo.. oooohhhhh se mi sbagliavo!

Primo brano, Paper Gods, quello che da il titolo al tour. OK è nuovo, ma è bello, ci sta. Poi... secondo brano, Wild Boys. L'inno di una generazione. Il canto di ribellione degli anni '80. Scenografia rossa demoniaca e lingue di fuoco sul palco. Come non ricordare Simon che canta attaccato alle pale di un mulino? Wild boys always shine!

E poi via, un'alternanza di nuovo e vecchio, incalzante, rockeggiante, senza una sbavatura nella voce, pulito, autoritario.  Grande spettacolo oltre che musica e splendida voce, giochi di luci, continui e stroboscopici, del tipo "oramivieneunacrisiconvulsiva", video... insomma un allestimento scenico curato e accattivante.

Simon e John hanno giocato tra loro spesso, avvicinandosi per cantare testa a testa, a beneficio delle fan in delirio, chiacchierando tra loro fuori onda, arrivando finanche a scambiarsi un bacio sul palco, ridendo, come se non fosse programmato...

Anche ieri sera si sono visti chiaramente i 30 anni di mestiere che i ragazzi di Birmingham hanno alle spalle. Simon è maestro sul palco, mischia spontaneità e teatro, si concede e si ritrae, guarda il pubblico con uno sguardo truccato un po' da matto, a voler essere completamente onesti, ma magnetico, ipnotico come non mai. Lui, John e Dom Brown (il nuovo chitarrista) saltano ballano ammiccano ed in una parola, stregano completametne tutto il pubblico. Uomini compresi.
Non dovrei stupirmi, no?




Salutano il pubblico non senza aver reso tributo ad uno dei loro ispiratori, David Bowie, e tornano per il bis, le due canzoni che tutti aspettavamo, Rio e Save a Prayer. Magia.



Insomma ero andata emozionata ma temendo una piccola delusione, sono tornata scatenata ed esaltata come una quattordicenne in crisi ormonale.

Con me la solita amica Sa., la compagna degli anni dell'adolescenza in cui si piangeva davanti alle foto di un Simon molto più biondo e un John molto meno rugoso...  oddio, lei piangeva, io in tutta sincerità la guardavo stranita chiedendomi cosa diavolo avesse... :-) Lei che Sposerò Simon Le Bon tutta la vita, lei che "non poteva salutarmi, non può fare preferenze dal palco, però adesso mi sta messaggiando, mi ha riconosciuta"

So please please tell me now, is thre something I should know?
Certamente che c'è: la prossima data italiana quando sarà?


venerdì 10 giugno 2016

MONSONE

Il pomeriggio di ieri si preannunciava ideale.
Col Nin da mia mamma e il Ric agli allenamenti, il programma prevedeva uscita dall'ufficio alle 15, parrucchiere, qualche piccola commisisone con annesso giretto di vetrine al centro commerciale. DA SOLA che voglio dire.... ecco.

Tutto bene fino al parrucchiere.
Mentre sono li con la maschera sui capelli, un messaggio vocale di Ric mi avvisa che, purtroppo c'è un problemone..... all'allenamento gli serve la chitarra, ma siccome non ha la custodia non si è fidato a portarla in autobus... quando arrivo a casa non posso gentilmente portargliela??? Ecchecc..... e va beh se ti occorre va bene, finisco qui e arrivo. Ecco grazie, mi porti anche del cibo per favore??? Seee e poi??? Una fettina di culo nel panino??

Faccio quel che devo fare, poi mi appresto al panettiere sotto casa. Mentre esco dal centro commerciale inizia a piovigginare. Il tempo di salire in macchina, diluvio universale. Arrivo sotto casa in 3 minuti, mi addentro nel parcheggio che ci sono già 4 dita d'acqua sull'asfalto. Le mie povere scarpe da running..... Parcheggio davanti al panettiere. Sono senza ombrello, ma devo percorrere 4 metri e poi sarò sotto il portico. Scendo chiudo corro... dopo quei 4 metri sono lavata come se avessi fatto la doccia.
I miei 40 euro di parrucchiere... ciaaaaoooooo.....
Però almeno sono all'asciutto.

Mi giro e...ohcazzo ho lasciato le luci della macchina accese... devo tornare a spegnerle... noooooo!!
Altra lavata.

Come Dio volle finalmente sono dentro il negozio del panettiere. Compro due panini per il Ric (che tre ore di allenamento, insomma, gli vien fame) il latte due pacchi di biscotti, insomma riempio due borse di plastica. Poi mi avvicino con fare avvilito alla proprietaria del negozio di vestiti accanto (mamma di una amica del Ric) e mendico un ombrello in prestito giusto per arrivare a casa, che tanto poi devo uscire di nuovo e te lo riporto. Ma che devi uscire a fare con quest'acqua?? Eh! Devo portare la chitarra a Ric... La chitarra??? e come fai con questa pioggia?? Eh boh non ci ho pensato, un problema alla volta, disse la donna che grondava acqua. Lei, che sia benedetta in secula seculorum,  tira fuori dal suo baule magico un GITGANTORME sacchetto di plastica da grossista che francamente, mi salva la vita e la chitarra.

Quindi con borsa, sacchettone ripiegato sotto il braccio, due sacchetti di spesa e uno sparuto 
ombrellino piegevole in prestito grande quanto una moneta da due euro, mi appresto ad attraversare il cortile ed andare a casa. Sul cancello trovo un tizio che con aria perplessa valuta la distanza tra il portico dove ci troviamo e quello al di la del cortile. 10 metri, abbastanza per annegare. Gli offro un passaggio sotto i miei due euro, e tra me il mio bagaglio, lui e una enorme borsa da lavoro che ha in braccio, praticamente ci siamo totalmente infradiciati lo stesso. Vabbè, tanto ormai...

Salgo in casa, non mi cambio le scarpe che tanto è inutile. Mollo il bagaglio superfluo, infilo i panini nella borsa e la chitarra nel sacchettone, prendo il mio ombrello grande e riscendo velocemente con l'ombrellino in prestito ripegato e grondante sui miei pantaloni che tanto sembrano usciti dalla lavatrice, quindi pace.

Rendo l'ombrellino, faccio un numero da circo per aprire la portiera dell'auto tenendo l'ombrello in bilico e la chitarra che non si bagni e finalmente sono in auto. Riscaldamento a paletta.
La strada fino al teatro dove si sta svolgendo l'ultima prova prima dello spettacolo (di stasera) del Ric è allagata, acqua fino a metà ruota. Tra tutto, starà piovendo da 20 minuti, allucinante. Arrivo, parcheggio, altro numero per scendere dalla macchina, e finalmente sono sana e salva e all'asciutto.
Dentro il teatro un caldo allucinante, io tutta bagnata... che ve lo dico a fare? Inizio ad emanare foschia come una mattina d'inverno. Un'aura di nebbia tutto attorno a me.
Mi fermo il tempo necessario per vedere la prova di uno dei numeri, poi riprendo la via di casa.

Finalmente, spiove.
Sipario.

giovedì 9 giugno 2016

DI INGLESE (PURTROPPO NON) MACCHERONICO

Perché io sono una purista, mica no.

Con la mia ex collega che parlava inglese con l'accento californiano (aveva un marito di quelle parti) erano lotte continue... Ehh ma come sei British... Nooo se tu che sei troppo american non ti si può sentire....  io dicevo "that's correct" con una tale perfezione stilistica che mi appariva il fantasma di una tazza di Breakfast Tea al latte in mano ogni volta,  lei diceva "allright" strascicando la r che diventava una parola di 10 sillabe. Io dicevo "brilliant" lei diceva "cool".  Io avevo passato anni a studiare la perfetta fonetica, lei aveva imparato sulla spiaggia di Santa Cruz di California.

Che detto così.... come dire, meglio lei....

Comunque il mio fanatismo per la bella pronuncia londinese mi deriva dall' aver avuto una prof di inglese molto speciale, che purtroppo non è più tra noi da molti anni (qui) e dall'aver passato molto tempo in Inghilterra, a studiare e...altro...

Avevo sempre considerato gli insegnamenti della prof come sacri e inviolabili.

Poi trovo questo:

 
E ricordo che sui libri di scuola media del Ric, tutti i verbi avevano magicamente perso il loro sacrosantissimo "to".  La prima volta che mio figlio mi ha chiesto una mano con il paradigma del "verbo see" volevo volarlo giù dal quinto piano. Dell'ignorante, gli ho dato, poveretto. Invece ho dovuto arrendermi all'evidenza. Chissà se in Inghilterra hanno una accademia della crusca.
 
 
E niente, la mia povera Corinna l'abbiamo ammazzata una seconda volta.
 


mercoledì 8 giugno 2016

PORCAPUTTANA!

Il mio post di ieri era molto dal mio punto di vista di figlia.
Ed il mio punto di vista di figlia è qualcosa che ho tenuto in conto quando sono diventata mamma, ovvero mi sono sempre riproposta di ricordarmi come mi facevano sentire certe cose - quelle che non mi piacevano, ma anche quelle che mi facevano sentire umiliata o inadeguata - e di non comportarmi in quel modo coi miei figli.

Fatto bene, fatto male... chi lo sa.

Ora non vorrei far passare i miei genitori per due aguzzini dispotici.
Certo avevano le loro idee. Poi non era un me-contro-di-loro tutto il tempo, ovviametne, ma vero è pure che ci sono stati periodi di tensione. Ecco anche quelli avrei voluto poterli evitare nella mia azione educativa ma ho fallito miseramente.

Inoltre considerate che io sono cresciuta di fatto con mia nonna, in tempi in cui non si trovava posto all'asilo e i part time erano una pia illusione, oltre al fatto che alle 12.30 le elementari chiudevano e se ne riparlava il giorno dopo.
Mia nonna mi ha dato la sua casa, il suo cibo, il suo abbraccio e nn le sarò mai abbastanza grata per questo, ma se il mio severo papà è del 1936, lei era del '16.
Parliamone.
Mi ha trasmesso quello che lei aveva imparato, e purtroppo tra tante cose buone come l'onestà, la generosità, la gentilezza, il servizio, la disponibilità c'erano anche concetti di digestione un filo più difficile tipo che le donne sono un po' tutte puttane, o la mancanza di fiducia (nei miei confronti) per partito preso o il fatto che il sesso è sporco e vergognoso. Frutto dell'esser rimasta precocemente orfana, immagino, e dell'aver condotto una vita difficile almeno fino agli anni '50.

Comunque.
Quel che volevo dire è che forse in tutto ciò sono rimasta un po' troppo "figlia".
Penso ancora da figlia. Vi suona possibile?
Tutta la mia tendenza a ragionare a considerare, a valutare... la mia scarsa per non dire nulla propensione a punire... il mio essere possiblista verso i cambi di opinione, a dire si quando avevo già detto no "in considerazione del fatto che...." forse non sono il frutto di una mente elastica ed illuminata, forse non è che ho costruito il mio modo di essere madre o che ho sufficiente buon senso da sapere che non sono perfetta.

Forse è solo che sto ragionando da figlia.
Porcaputtana.







martedì 7 giugno 2016

DI GIOVENTU'

Magari non si direbbe, ma io ho avuto genitori piuttosto severi.

Venivo controllata a vista in ogni cosa, fino ad un'età che considero piuttosto avanzata:  i primi anni di università. Mio padre aveva il mio orario delle lezioni stampato e appeso in cucina e ogni volta che entravo o uscivo controllava che gli orari fossero compatibili. Una volta gli ho cacciato palle per saltare le lezioni e accompagnare un amico inglese in aeorporto, tornava a casa. Lui se n'è accorto e gli ho spiegato ben benino cosa pensavo del suo tentacolare controllo, a 20 anni. Ci è rimasto malissimo - perchè probabilmente non è riuscito a darmi torto - e li deve aver capito che era ora di mollare il colpo.

Ogni cosa, finchè ero piccola, era sempre "troppo da grandi". Anche le cose più assurde o banali.
Il nero? E' un colore da grandi. Ho avuto il mio primo capo di vestiario nero (un cappotto, che era di gran moda) tipo in seconda media. E lo chiamavamo blu scuro.
Gli orecchini? Sono accessori da grandi. Non avevo il buco e mettevo di nascosto quelli con la clip quando uscivo con le amiche. Il buco è arrivato a 15 anni.
Truccarsi? non ne parliamo. Sono andata avanti a farlo fuori casa fin penso alle superiori avanzate. E se mi truccavo per uscire il sabato pomeriggio, dovevo passare il vaglio di mio padre.
Non parliamo dei vari permessi di fare cose fuori casa. A  8 anni ero troppo piccola per scendere in cortile a giocare da sola, a 12 per andare in giro in bici, a 15 per andare a ballare il sabato pomeriggio, a 17 per uscire la sera.
Ma anche arrabbiarsi era da grandi, io che ero piccola non potevo permettermi la rabbia. Una sera, avrò avuto 15 anni, dopo un controllo dal dentista sono tornata tutta contenta di non avere nemmeno una carie, e mio padre mi ha risposto "ci mancherebbe, alla tua età". Non ero abbastanza cresciuta nemmeno per ammalarmi. Li credo di aver sbroccato di brutto.

Una fatica immensa, peraltro, per manenere uno straccio di vita sociale senza sembrare una sfigata di proporzioni bibliche e senza farmi beccare dai miei a fare cose proibite. Cosa che per dirla tutta non mi riusciva proprio sempre sempre.

E dire che non ero nemmeno una scapestrata scavezzacollo senza buon senso.
Per fortuna sono una discreta bugiarda ;-) ma chi può dire se sia indole o necessità...

Ora che sono madre mi interrogo.
Io prendevo sempre ad esempio i miei amici, quando ricevevo un no come risposta, chiedendo ma se loro lo fanno perchè io non posso? Dopotutto uscivo con gente della mia età, quindi secondo il mio punto di vista avremmo dovuto essere tutti uguali. Mia madre invariabilmente mi rispondeva che a lei quello che facevano gli altri non interessava, potevano fare quel che gli pareva, lei era mia madre non la loro.

Giusto, per carità.

Però io dico, non viviamo in cima al monte Everest. Siamo animali sociali, viviamo in branco cazzo. Io mi confronto con le altre mamme. Qualche anno fa quando i ragazzi dell'età del Ric hanno cominciato a crescere, era tutto uno scambio di idee e opinioni. I ragazzi vogliono andare all'oratorio sabato sera, che dite? Li lasciamo? Fino a che ora? Le 21.30? Le 22? Beh dai basta che tornino tutti insieme.... Insomma avevamo una piattaforma comune, ci davamo manforte a vicenda, se uno dei figlioli era in odore di raccontare cose strane, magari anche solo perchè non aveva ben chiaro un certo progrmama o progetto, ci si sentiva e si mettevano le informazioni in comune.

A me sembra giusto così.
Certo, finisce che perdi un po' di autorità, perchè far accettare un "no, ho detto di no e non torno sulla mia decisione" è infinitamente più produttivo da un punto di vista puramente disciplinare di "fammici pensare, sento le altre e poi decidiamo".

Però lo trovo comunque più ragionevole di: tu torni alle 23 e se tutti gli altri tornano alle 23.30 non mi interessa, ho detto che tu torni alle 23... quando questo significa fare 500 metri in un vicolo buio e semideserto da sola, ogni sera d'estate che dio manda in terra, coi prati da un lato da cui provengono peraltro rumori di animaletti selvatici che magari di giorno sono pure carini ma col buio francamente uno preferirebbe non incontrare.







Perchè dico tutto ciò?
Beh sto "ripassando" i Duran Duran in vista del concerto a Milano domenica 12 giugno, ed ero in modalità anni 80 :-D

venerdì 3 giugno 2016

NEW PAGE

Oggi mi sono resa conto che la mia attività blogghistica ha già compiuto 10 anni, e io non me ne sono nemmeno accorta.... che madre disattenta!

Ho deciso di festeggiare dedicando una pagina al mio primo blog, la trovate qui sopra alla voce Dialoghi Immaginari

Oppure cliccando qui

Ciao!

mercoledì 1 giugno 2016

DIALOGHI IMMAGINARI - un finale alternativo (racconto)

Finalmente è giunta l'ora.
Dovrei avere paura, ma quello che sento è solo sollievo.

Credevo che avrei provato almeno un brivido, un po' di tensione, ma non c'è nulla di tutto ciò. Ci penso da così tanto tempo, a questo momento, che non mi è rimasto niente da provare. Sono già passato attraverso tutto lo spettro delle emozioni umane, come direbbe il mio psicologo. La negazione, la rabbia, il lutto, l'accettazione.  Vorrei solo che si sbrigassero. La cosa più fastidiosa è questa ulteriore attesa. Sono due anni che aspetto.  Ora che finalmente sto per avere pace, vorrei averla in fretta. Pace. Questo pensiero mi fa sorridere come se stessi per andare a una festa attesa da tanto. Filtra una luce pallida dalla finestra, piccoli soli ricamati danzano sulle pareti, riflessi dalle candide tende ed illuminati dal sole di tarda estate. Tutto è candido qui, mi domando perchè. Siamo in un ospedale, ma doppotutto non vi è alcuna necessità che tutto sia sterile, no? A chi importa? Che differenza farebbe se l'ago che mi pungerà tra poco fosse infettato dalla peste bubbonica? Potrei morire di più? Una bella infezione post mortem, magari? Già, sono un tipo divertente, non riesco a smettere di sorridere. Il mondo perde oggi un grande umorista.

Mi guardo intorno, muovo gli occhi e poco altro e ancora una volta mi rallegro che questa tortura stia per avere termine. Sono impaziente di cominciare. O di finire, secodo i punti di vista. Mia madre e mio padre si tengono per mano, sono in piedi accanto alla porta, dritti come fusi, immobili, non sembrano nemmeno vivi. Respirano a stento, ora che ci faccio caso. Quanto tempo è che non li vedo più sfiorarsi, nemmeno per sbaglio? Anni, ad occhio e croce. Ed oggi addirittura sono mano nella mano. Evidentemente la situazione richiede una speciale gestione. Mia madre serra la mascella e un muscolo compare e scompare velocemente in mezzo al suo viso. E' tesa, ma non è solo questo. Sembra spenta. I suoi occhi dovrebbero essere verdi, ma da qui sembrano di un brutto color del fango, senza vita, senza movimento. Persino le palpebre sono bloccate nella fissità del suo sguardo. Ad un tratto sembra che stia per muoversi, e ho l'impressione che se lo facesse la sua superficie si screpolerebbe come un vaso di argilla lasciato troppo a lungo nel forno, che si sgretolerebbe pezzo dopo pezzo fino a rimanere solo un mucchietto di sabbia raccogliticcio, dove fino a poco prima c'erano i suoi piedi. Non merita questo dolore, lo so bene. Non è colpa sua. Ma dopotutto, non è nemmeno mia.

Mio padre invece ha l'aria di chi vorrebbe trovarsi ovunque tranne qui. Non è uomo da addii, lui. Quando ero bambino mi salutava sempre frettolosamente prima che partissi per il campeggio, ed in seguito ha sempre fatto lo stesso, quando partivo per il college, o per uno dei miei viaggi di prima. Potevo stare via un giorno o un anno, lui allungava la mano e stringeva la mia, mi dava una pacca sulla spalla ed invariabilmente diceva "buona fortuna, figliolo", e questo era tutto. Ora che sto partendo per un viaggio molto più lungo, a quanto pare non ci sarà nemmeno questo. Beh, la stretta di mano certamente no. Ma dov'è la mia pacca, e il mio buona fortuna? Le sue rughe di espressione sembrano essersi accentuate molto durante gli ultimi giorni. Il viaggio ed i preparativi sono stati pesanti per tutti, tranne me ovviamente, ma di certo c'è anche altro. Come per mia madre,immagino che la vera battaglia si stia svolgendo dentro di lui. Per cosa combatte, non saprei dire. Se per sopportare la mia partenza, per tollerare la mano di mia madre nella sua o semplicemente per avere la forza di non scappare fuori dalla stanza perdendosi gli ultimi istanti della vita di suo figlio.

Mia sorella è sprofondata nella poltrona vicino alla finestra e piange senza ritegno, senza curarsi di mostrarsi ne' di inondare di lacrime la sua bella maglia di cachemire. Se va avanti così, sarà da buttare prima che sia tutto finito. Ci siamo salutati già da qualche ora, lei è assolutamente contraria alla mia scelta e ha cercato di convincermi fino all'ultimo a cambiare la mia risoluzione. Ha usato persino Lou per farlo, per provare a convincermi. Ma la verità che nessuno comprende è che la presenza di Lou nella mia vita mi rende se possibile ancora più certo della mia decisione.

Desiderare disperatamente qualcosa che non si può avere è tremendo. Ma le persone normali hanno sempre la possiblità di provarci. Di agire, di tentare di arrivare esattamente dove vogliono essere. Io no. Io non ho nulla, nemmeno la speranza. Lo so da tempo ormai. All'inizio mi ero illuso, ma ormai mi è perfettamente chiaro. Amare una donna così tanto, e non poterla toccare, è insopportabile. Sentire il desiderio nel cervello, così prepotente che ti sembra di svenire, mentre il tuo corpo giace inerme ed immobile... è insopportabile. Sapere di non poterla rendere felice, è una tortura. Guardarla mentre si limita, si comprime, rinuncia a tutto per restarti accanto... no, non è per me. Non potrei vivere così, non potrei farle questo. Lei ha diritto di vivere, di trovare la sua strada. Ma non se io resto. Se io resto, lei è in trappola. La verità è che amarla mi ha reso ancora più determinato. Non se l'aspettava, questo, mia madre.

Naturalmente lei è qui. Lou. E' coraggiosa la mia piccola ape, mi guarda fisso, è seria ma mi sorride. Tiene la mia mano buona, e l'unica senzazione che provo è quella delle sue dita che mi accarezzano senza sosta. Ha una piccola ruga in mezzo agli occhi, quella che le viene sempre quando è preoccupata. Ma sorride. Ha i capelli arruffati come al solito ed è in grandissimo contrasto con il resto dell'ambiente, così colorata e stravagante. Al confronto la mia famiglia sembra uscita da una rivista di moda per becchini.  Ma bisogna ammettere che Lou sarebbe in contrasto con qualunque ambiente. Sembra stranamente inadatta e contemporanamente perfettamente in tono con qualunque luogo. E' una caratteristica sorprendente. Cambia l'atmosfera di una stanza solo entrandoci. Vorrei dire che porta allegria, ma sarebbe riduttivo. E' tutto il complesso emotivo che si respira in una certa situazione che si modifica grazie alla sua sola presenza. Beh, è quello che è successo a me, comunque. Chi poteva immaginarlo. Non ho mai incontrato una persona come lei, e anche questo è sorprendente perchè nella mia vita di prima, frequentavo gente in tutti i continenti. Vorrei averla conosciuta per tempo. Mi piace immaginare tutte le cose che avremmo potuto fare insieme, i posti dove l'avrei portata. L'avrei sorpresa, sempre. Ma la verità è che se l'avessi incrociata prima dell'incidente, non le avrei dedicato un secondo sguardo, così originale e stravagante come appare. Sarei passato oltre i suoi capelli neri, oltre le sue improbabili giacche fatte a mano e le scarpe colorate come se lei non esistesse. Si, ero un vero idiota.

Sento un piccolo scatto metallico e percepisco, più che vederla, la maniglia della porta muoversi. I miei occhi sono incatenati a quelli di  Lou, anche lei sente la porta aprirsi ed emette un piccolo sospiro. Il dottore entra. Indossa il solito camice bianco, impeccabile, inamidato, senza un alone. Ha lo stetoscopio di rito attorno al collo e in mano un piccolo vassoio di metallo, con una siringa, una laccio emostatico, un batuffolo di cotone e del disinfettante. Ancora questa mania della sterilità! I suoi occhi sono calmi, rassicuranti. Richiude la porta e si ferma un istante, mi guarda con una domanda senza voce. Annuisco appena, e sento la mano di Lou stringersi più forte alla mia. Mia sorella emette un singhiozzo rumoroso e spezza la perfezione del momento. Mia madre e mio padre assumono un'aria se possibile ancora più spaurita.  Come lepri inchiodate al centro di una strada trafficata, ipnotizzate dai fari dell'auto che si avvicina, fissano il vassoio e la siringa senza riuscire a distogliere gli occhi.

Il dottore si accosta al mio letto, mi scopre il braccio, e vagamente sento il laccio emostatico stringersi dove una volta avevo un invidiabile bicipite da free climber. Continuo a fissare Lou, voglio che sia lei l'ultima cosa che vedrò in questo mondo. Lei mi sta ancora sorridendo, e di nuovo mi sorprendo del suo coraggio, della sua forza. Non c'è una lacrima sul suo viso, tiene lo sguardo fisso nel mio come se volesse imprimere questa immagine nella sua mente per non scordarla.

Poi accade tutto in una frazione di secondo.
Sono bravo a notare i minimi dettagli, quando gli occhi sono praticamente l'unica parte del tuo corpo che funizona impari a sfruttarli al massimo. Vedo le sue palpebre abbassarsi impercettibilmente, le sue pupille dilatarsi e restringersi improvvisamente. Sento la sua mano lasciare la presa sulla mia ed in un istante, Lou esce dal mio campo visivo. La vedo scivolare a terra, scossa da brividi forti come spasmi.

Il mio cuore si ferma. Mi volto verso il dottore,  ma l'ago non ha ancora bucato la mia pelle. Perchè allora il mio cuore si sta fermando, perchè non sto respirando? Per una frazione di secondo, penso che Lou si sia avvelenata per morire con me. Una minuscola parte del mio cervello si congratula con lei per la perfetta scelta dei tempi, ma tutto il resto è in preda a un panico cieco e assoluto, una sensazione di puro terrore, che non ho provato nemmeno quando mi sono risvegliato in un letto senza poter muovere nulla al di sotto della quinta vertebra cervicale. Nel tempo di un battito di ciglia vedo nella mia mente Lou fredda e immobile, circondata da fiori e penso stupidamente che non può morire, perchè non le piace stare al buio. Immagino di dover vivere senza di lei, immagino come sarebbe la mia vita ora, ora che l'ho incontrata, se dovessi perderla. Mi vedo immobile davanti alla sua tomba con un mazzo di fiori in grembo. Non deve essere passato più di mezzo secondo da quando ho sentito la sua mano scivolare via dalla mia, ma il tempo sembra rallentato, il dottore è ancora li, con la siringa a mezz'aria, che fissa la scena come se non capisse cosa sta accadendo. Ritrovo la voce e urlo "la soccorra!"

Il dottore si ridesta. Mi guarda per un istante e posa la siringa di nuovo sul vassoio. Preme il pulsante di emergenza sopra il mio letto e si affretta verso Lou che è ancora scossa da spasmi accanto al mio letto. La sensazione di impotenza che provo è devastante. Il mio istinto ed il mio cervello comandano al mio corpo di precipitarmi da lei ma come sempre nulla si muove se non i miei occhi. Posso solo guardare. Arrivano alcuni infermieri con una barella, sollevano Lou che si contorce e la portano via a passo di corsa. Mi domando se in un posto come questo siano in grado di prendersi cura dei vivi bene quanto dei morti, e sento come se mi stessero strappando le viscere fuori dal corpo.

I miei genitori sono inebetiti, mia sorella ha smesso finalmente di singhiozzare e ha gli occhi arrossati e fuori dalle orbite. Ci guardiamo in silenzio per un attimo senza sapere cosa dire o cosa fare. Beh, loro, perchè io saprei esattamente cosa fare anche se naturalmente non posso. Con tutta la calma che riesco a racimolare dico "Aiutatemi a mettermi sulla sedia" ma dalla gola esce un rantolo quasi incomprensibile e infatti nessuno si muove. Dopo un attimo, il dottore rientra. "Mi dispiace Will per questo terribile contrattempo" dice. Cerca di mantenere un contegno e quel suo sguardo rassicurante che deve essergli costato anni di pratica, ma si vede che è scosso. "La tua amica viene assistita al meglio" Esita per un istante, poi: "Ora desideri che portiamo a termine la procedura?"
La procedura. Deve essere difficile sviluppare la capacità di parlare con tanta naturalezza della morte, senza mai nominarla. E' molto delicato da parte sua, e sospetto che sia una delicatezza destinata più ai parenti che al paziente. Ha la siringa in mano, attende un mio cenno. Che non arriva.
"No" rispondo.
I miei e mia sorella si voltano di scatto a guardarmi.
"Vorrei che qualcuno mi aiutasse a mettermi sulla mia sedia, in modo che io possa andare da Lou, per favore" dico con quanta più gentilezza possibile. Quello che vorrei dire in realtà è muovetevi stronzi, ma temo che non sarebbe di aiuto.

Il dottore sorride. Preme di nuovo il bottone sopra il mio letto e due infermieri si materializzano in un istante sulla porta, con quella che suppongo debba essere la barella destinata al mio corpo senza vita. Mi guardano, evidentemetne stupiti di vedermi vivo, poi si rivolgono al dottore in attesa di istruzioni. Il dottore li istruisce e loro eseguono velocemente quanto richiesto. In pochi minuti sono vestito, pettinato e seduto sulla mia sedia a rotelle accanto al letto dove Lou è stata ricoverata. I miei genitori e mia sorella sono ammutoliti, seguono ogni mia mossa restando un po' a distanza, straniti. Non capisco se siano sollevati perchè dopotutto oggi non morirò, oppure se abbiano ancora più paura di dover riaffrontare tutto daccapo domani. Non accadrà, ma loro ancora non lo sanno.

Resto immobile a guardare Lou per molto tempo, sono allenato a fare questo. Le è stato somministrato un lieve sedativo e ora dorme. Dopotutto, non aveva cercato di avvelenarsi, mi vergogno di averlo pensato. E' soltanto svenuta, è stata così forte e composta per tutto il tempo che alla fine non ha retto la tensione degli ultimi istanti. Mia povera piccola ape, cosa ti ho fatto? A mia discolpa posso dire che il terrore aveva completamente ottenebrato il mio cervello.

Quando finalmente apre gli occhi e mi vede, sembra sul punto di svenire di nuovo. Io le sorrido e lei da sfogo finalmente a tutte le sue emozioni piangendo disperatamente. Dio come vorrei poterla abbracciare. Mi assale una rabbia cieca, furibonda. Penso per la milionesima volta che questa non è vita ed io non voglio viverla, che avrei dovuto dar corso alla procedura e farla finita quando il dottore me l'ha chiesto. Penso che sono un povero illuso. Ma poi la guardo piangere e sento un'eco del terrore che ho provato quando è svenuta. E la rabbia, improvvisamente e forse per la prima volta dopo l'incidente, svanisce. La stanza in cui ci troviamo è identica alla mia, è la stanza di qualcuno che desidera morire. Questo acuisce il senso di panico nel mio stomaco. Non mi piace che lei sia qui.

"Lou, vieni qui, per favore" le dico.

Lei si alza cautamente, un po' malferma sulle gambe. Si asciuga il viso e mi si siede in braccio, circondandosi con le mie braccia e tenendomi la mano. Indossa soltanto una maglietta bianca e gli slip e nonostante il momento, la desidero con tutto me stesso. Si abbandona sulla mia spalla e lentamente smette di piangere. Tengo il mio viso appoggiato sui suoi capelli, è tutto l'abbraccio che mi è concesso darle. Non è molto, ma è qualcosa. "Sei qui" mi dice. "Sei..." Esita. "Sei vivo".

Già. Sono vivo. Le sorrido.
Lei sembra titubante. Le si accende un barlume negli occhi.
"Significa che... Will, significa che hai cambiato idea?"
Ed eccola, la domanda da un milione di sterline. La madre di tutti i quesiti.
Significa che ho cambiato idea? Ho davvero cambiato idea? Ho la vista annebbiata e un ronzio nelle orecchie. Mi sembra di galleggiare, come se solo il peso di Lou sulle mie ginocchia mi tenesse attacato a terra. Lei è la mia ancora.
Ho perseguito l'obiettivo di mettere fine alla mia esistenza per un tempo molto lungo, ho pensato praticamente solo a questo negli ultimi due anni - tranne quando pensavo a Lou naturalmente. Sono veramente pronto ad accantonare tutto e a provare a vivere di nuovo nonostante tutto? Che strano destino. Quando nemmeno l'amore di Lou mi ha dato la forza di andare avanti, l'ho trovata nel terrore della sua morte.
Chiudo gli occhi per un momento e quando li riapro lei mi sta fissando con i suoi ancora arrossati di pianto. "Si, ho cambiato idea" dico.

Dietro di me sento del trambusto, una specie di rantolo soffocato, immagino che sia mia madre, o mia sorella, o entrambe, che assimilano la notizia. Non me ne curo, ho occhi solo per Lou. Ci sarà tempo per il resto. Lou lancia un grido, poi mi abbraccia strettissimo e mi bacia. Questa è una cosa che possiamo fare insieme. Ci baciamo a lungo, sento le sue mani sul mio viso e il sapore delle sue lacrime sulle mie labbra.
Il momento più perfetto della mia vita.
Penso che se potessi restare così per i prossimi 40 anni sarei un uomo felice.
Si stacca da me dopo un tempo infinito e mi domanda perchè.

E' la giornata delle domande difficili. Rifletto un istante se rispondere solo "perchè ti amo" o se dirle la verità. Opto per la verità.
"Lou... sono stato un egoista. Quando ti ho vista cadere, accanto al mio letto... ho pensato che stessi morendo. Io... perdonami, Dio, perdonami ma per un momento ho pensato che ti fossi uccisa. E' stato... non so spiegartelo. Per una frazione di secondo ho provato quello che devi aver provato tu per tutti questi mesi, sapendo quel che avevo in mente.  E' stato poco più di un attimo, ma l'ho trovato completamente intollerabile. Il mio cuore ha smesso di battere Lou. E anche se era proprio per questo che ero li, improvvisamente non l'ho più desiderato. E l'ho capito solo in quel momento, solo quando l'ho provato. Ho capito che non posso farti questo, non voglio causarti una tale sofferenza. Perdonami per esserci arrivato così tardi"

Lou mi guarda. E' incredula. Attende che io prosegua con un "ma nonostante ciò..." e quando questo non avviene, improvvisamente diventa raggiante. Si alza e batte le mani saltellando come una bambina. Piange e ride insieme, dice frasi senza senso su quello che faremo e quanto saremo felici. Eccola, la mia Lou. La mia piccola ape mi ronza intorno tutta felice.

Detesto farlo ma ci sono ancora delle cose che devo dirle. Le chiedo di fermarsi, lei fa il broncio. Dio quanto amo quell'espressione, vorrei non staccarmene mai. Qui, in una clinica della buona morte, in una sera qualunque di settembre, io un tetraplegico che ha desiderato per anni solo di morire, ho trovato tutto quel che si può desiderare dalla vita. Sono incredulo io stesso.
Lou si siede sul letto davanti a me, mi guarda e attende. Ho avuto tempo per pensarci, mentre la guardavo dormire.
"Ok, ascoltami. Ti ho detto che ho cambiato idea ed è la verità. Ma ci sono due condizioni. Ti chiedo di rispettarle" E' sospettosa, le si forma la ruga in mezzo agli occhi. "Quali condizioni?"

"La prima è questa: se arriverà il giorno in cui troverai troppo gravoso restarmi accanto, dovrai dirmelo e andare via. Io lo capirò Lou, davvero. Non ce l'avrò con te, te lo giuro. Tutto il tempo che mi darai è tempo rubato alla morte, è tempo in più per me. Devi promettermi che quando non ce la farai più te ne andrai." Sembra più rilassata. Ridacchia. "E' tutto qui? Non accadrà mai" dice convinta. Sapevo che avrebbe risposto così, ma insisto e alla fine lei promette. So che prende seriamente le sue promesse, e questo un po' mi tranquillizza. Tenerla intrappolata a vita accanto a un paralitico mi appare ancora come una soluzione egoista e terribile.
"E la seconda?" mi chiede.

Questa è più difficile. So che sarà più difficile anche per lei. Mi prendo il mio tempo per mettere insieme le parole giuste. Le dico che so che le mie condizioni non potranno migliorare, e che anzi probabilmente peggioreranno. So che abbiamo davanti pochi anni nei quali starò bene, ovvero starò come adesso, ma che poi poco alla volta il mio corpo comincerà a cedere, un pezzo per volta. Sono volutamente crudo, violento nel dirle questo. Scendo in dettagli raccapriccianti. Deve sapere cosa la aspetta. Vedo il suo viso rabbuiarsi, ma la sua determinazione non vacilla. Le chiedo di promettermi che quando questo avverrà, quando la mia condizione non mi consentirà più una vita dignitosa, lei mi riaccompagnerà qui e metteremo insieme fine a tutto. La nostra è una storia con data di scadenza, scherzo, ma in fondo agli occhi sono serissimo e lo è anche lei. Riflette un secondo, uno solo. Ha di nuovo il viso rigato di lacrime ma sono lacrime silenziose e composte. I piccoli soli ricamati danzano ancora sulle pareti e mi sorprendo che sia passato così poco tempo da quando il dottore è entrato dalla porta con la siringa per me. Il sole è ancora alto. La mia vita è cambiata in una frazione di secondo tre anni fa, e di nuovo una frazione di secondo è bastata per cambiarla oggi. Devo ammettere che sono colpito. Forse anche solo per questo vale la pena resistere.

"Prometto" risponde Lou. Poi si asciuga il viso e mi rivolge il più speranzoso dei sorrisi. "E adesso, possiamo andare a casa, per favore?"