Dunque.
I miei genitori sono sposati da quasi 40 anni.
Si sono conosciuti che mia mamma ne aveva 19 e mio papà 30 (e qui di solito parte il coretto sul volpone che si accaparra la ragazzina) e si sono sposati dopo 3 anni di fidanzamento a distanza.
Non sono una coppia perfetta, però sono una coppia solida
A quanto posso saperne, hanno avuto i loro momentacci... da piccola ricordo un periodo in cui - così sembrava a me - litigavano spesso, e prima che io nascessi credo abbiano avuto delle divergenze gravi che però hanno risolto. Li ho sempre considerati una coppia salda, non una coppia da romanzo o da favola, piuttosto una coppia vera con un rapporto costruito magari anche con fatica e lacrime ma che alla fine ha tenuto e tiene.
Mio papà è un gentiluomo d'altri tempi. Fiori, regali, paroline dolci.
L'ho sempre visto molto preso, molto coinvolto, anche dopo tanti anni. Non che mia mamma non lo sia, ma lei è più una donna pratica, tutta d'un pezzo, lui è più sanguigno.
Per farvi capire: alcuni anni fa mia mamma fu ricoverata in ospedale per alcuni giorni per un piccolo intervento e mio papà era sempre con lei. Un giorno un'infermiera entrò in camera, ma mia mamma era via per fare un esame e mio papà non c'era. L'infermiera si rivolse alla vicina di letto per chiedere dove fosse "il signor xxx" e lei, che non ne conosceva il nome, rispose "chi, quel signore che si vede lontano 10 chilometri che è innamoratissimo di sua moglie?" Ecco.
Ora, l'età avanza.
A parte i guai di salute di entrambi - sotto controllo - lui che ormai ha quasi 80 anni sta iniziando a perder i colpi. Oddio, ad essere onesti sta continuando, perchè iniziare avrà iniziato almeno un paio di anni fa.
Essenzialmente la memoria a breve termine lo abbandona.
Non è stata diagnosticata alcuna patologia grave, ma lui non ricorda le cose che ha appena fatto.
In più, secondo me, si rende in parte conto di questo e la cosa lo destabilizza a livello emotivo.
Così la giornata - questo mia mamma mi racconta - è costellata di ripetizioni continue, di "no, non bere il caffè che lo abbiamo già bevuto", di no, non è ora di pranzo, abbiamo mangiato un'ora fa" e cose simili.
E le sere a volte sono un po' tristi, perchè si vede che è un orario in cui papà si intristisce un po' e quindi cerca rassicurazioni e conforto in mia mamma - accarezzandole per esempio il braccio o la mano mentre guardano la televisione, o chiedendo spesse volte "ma mi vuoi bene" e cose del genere.
C'è da dire che loro sono sempre stati molto uniti, ma quella "forte" è sempre stata mia mamma, lei che si occupava di tutto, non solo a livello pratico ma anche a livello emotivo, perchè papà ha un carattere più ansioso mentre mamma è estremamente pragmatica.
Solo che a quanto pare mia mamma non sta riuscendo a gestire la situazione.
Insomma non diventa più giovane nemmeno lei, benchè abbia 11 anni meno di lui.
La risultante è che ricevevo - prima di più ora un po' meno a essere onesti - interminabili telefonate in cui mia mamma non faceva che lamentarsi. E non sai oggi cosa ha fatto, e ha scordato questo, e quello, e mi ha fatto ripetere la tal cosa 100 volte e insomma, e non si può più fare un po' di conversazione perchè si scorda di tutto, e non è vita, e che barba, e non ce la faccio più e insomma, un bollettino di guerra.
E qui ho due ordini di problemi.
Il primo è che non riesco a gestire mia mamma.
Lei - evidentemente - ha bisogno di una parola di conforto che io non riesco a darle.
Io cerco di farle vedere le cose sotto una luce più postiva, dicendole per esempio che comunque sta bene a parte questo, che non è una cosa così grave, che dopotutto non ce l'ha infermo in un letto, insomma cerco di farle cambiare prospettiva in modo che si rassereni un po' ma invece che rasserenarsi lei si incazza con me, che non capisco, che non so, che non sono li tutto il giorno a vedere, e che quindi non posso parlare.
E dunque, se non posso parlare, cosa mi raqcconti a fare?
Finisce che litighiamo.
Io non le dirò, mai, che è la donna più sfortunata del mondo, perchè non lo penso.
Forse è di questo che avrebbe bisogno, ma io non ci riesco.
Mi rendo conto che abbiamo modi molto diversi di concepire la vita.
Lei è sempre stata un po' maniaca del controllo, e i neuroni di mio papà non li può controllare, quindi se ne va alle cozze. Io invece sono più il tipo che gioca con le carte che ha in mano, che sorride sempre e comunque, che cerca il lato positivo delle cose anche dove bisogna proprio scavare un sacco, per trovarlo.
Le nostre conversaizoni finiscono con lei incazzata che pensa che io sia una deficiente immatura ed egoista, e io incazzata che penso che non è cambiato niente da quando avevo 14 anni: cerca ancora di rintuzzarmi e di far passare il suo punto di vista come l'unico valido, e ad ascoltare non ci prova nemmeno. Chiaramente abbiamo torto entrambe.
L'altro punto è che mi spiace per papà.
Ma non tanto per il malanno che gli è capitato, quanto perchè penso che non abbia quel che si merita in questo momento. Non voglio passare per stronza nei confronti di mia mamma, quindi cercate di capirmi perchè faccio fatica a spiegarmi. Però mi domando, come puoi arrabbiarti perchè tuo marito ti accarezza davanti alla tv? Come puoi arrabbiarti perchè ti chiede se gli vuoi bene? Te lo chiede cento volte, va bene. Ti accarezza di continuo, va bene. E allora? Sono carezze, sono parole d'amore. Vogliamo considerarle un sintomo di una malattia? E se anche fosse? Lo fa in maniera ossessiva? E va bene anche quello... ma pur sempre di carezze e parole d'amore si tratta, non di insulti e cartoni in faccia.
Ed ecco perchè le parole della canzone mi fanno piangere, questa cosa non l'avevo capita finchè non ho ascoltato con attenzione il testo. Avevo un disagio ma non sapevo dargli una forma.
Mio papà si dimentica di tutto, ma non si dimentica l'amore che prova per mia mamma.
Baby your simle forever in my mind and memories
Il tuo sorriso per sempre nella mia mente e nella mia memoria.
Penso che si dimenticherebbe di me (e mi ama con tutto il cuore) prima di dimenticarsi di sua moglie.
E' come il centro focale di tutta la sua vita, dopo anni di devozione.
E vaffanculo ti lamenti?
Lei invece, da come mi parla, lo considera una scocciatura, nella migliore delle circostanze.
Forse lei vede un sintomo, dove io vedo la sintesi di 40 e passa anni di vita insieme.
Certo non glie lo fa capire, o non glie lo fa capire troppo (anche se brontola e gli dice di smettere), però
io lo so, e mi dispiace immensamente.
Penso che dovrebbe semplicemente ringraziare di avere avuto nella vita un amore così, rannicchiarsi sul divano e godersi quello che la vita riserva loro
oggi.
Purtroppo, al contrario, lei passa il tempo nella paura del futuro, nell'ansia, nella rabbia anche perchè di sicuro nessuno si aspettava che un uomo come mio papà subisse un deterioramento delle facoltà cognitive (è sempre stato un lavoratore di concetto, gran lettore, interessato a tutto, colto ecc.....). E perchè i suoi amici che hanno la sua età non sono così? E mamma, e perchè invece tanti anche più giovani sono già sotto terra? A volte sembra che glie ne faccia inconsciamente quasi una colpa... perchè se ti viene il cancro non è colpa di nessuno ma se ti parte il cervello il discorso cambia.
Questa cosa di non poter più avere una conversazione su qualche argomento (perchè lui si dimentica le cose che legge sul quotidiano o sente al tg) sembra impensierirla moltissimo. A me invece sembra una cosa da nulla. E mi domando: sono io che davvero non capisco? Per come mi conosco, no, non è quello. E' che io vivrei la situazione che ho, non quella che vorrei. Lei invece non si "rassegna", ed in questo caso la rassegnazione la considererei una cosa molto positiva, perchè combattere contro i mulini a vento non giova a nessuno. Solo che se provo a farle presente che queste cose le dico per lei, perchè lei provi a essere più tranquilla e a vivere meglio, apriti o cielo. "Eh lo so lo so tu dici sempre così..."
E si, dico sempre così, perchè nella mia ormai non più brevissima vita (ché i 14 li ho passati da mo') se ho imparato una cosa è quseta: l'unica cosa che è veramente sotto il nostro controllo siamo noi stessi. Il problema non è tanto il problema, quanto la nostra reazione al problema. Forse chiedere a una donna di quasi 70 anni di lavorare su se stessa e cambiare prospettiva dopo una vita passata a pensarla al contrario, non è tanto realizzabile. Ma io so aiutarla solo così.
Non so cosa fare.
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coi nipoti, prima della "tempesta" |