giovedì 17 maggio 2012

IL GIOCO DEL RICORDO

Questo post partecipa alla bellissima iniziativa di Ninin di cui vedete il banner a lato.

Dunque prima di tutto una doverosa precisazione. Io sono del 1971 e penso seriamente che essere bambini tra gli anni 70 e 80 sia stato DECISAMENTE più facile di quanto non lo sia ora.

Ma andiamo con ordine.
Sono della fine di Dicembre. Mia mamma ha avuto un travaglio di 18 ore (e già si capisce quale specie di spaccaballe io sia....) e sono tornata a casa dall'ospedale la mattina di Natale. Ovviamente non ho ricordi di quel giorno, ma se potessi ricordare qualcosa di quando ero appena nata penso che sarebbe la mia prima sbornia.  Si si, avete capito. Sbornia. La notte di capodanno, a soli 11 giorni di vita, ho assaggiato lo spumante. E scommetto che adesso capite molte cose, vero?




La mia infanzia è stata piuttosto solitaria, purtroppo.
Non andavo alla materna, perchè avevo i nonni che potevano badarmi, ma io desideravo tantissimissimo la compagnia di miei simili..... dopo insistenze su insistenze sono stata iscritta all'asilo per frequentare l'ultimo anno ma..... ho preso il morbillo e ahimè ci son quasi rimasta secca. Di quei giorni ho ricordi nebulosi di me sdraiata al buio e dei miei genitori che confabulavano col dottore ai piedi del letto. Non sapevo ovviamente di stare tanto male. Sta di fatto che dopo quell'esperienza mia mamma ci ha tirato su una bella croce, sull'asilo, e se n'è riparlato con la prima elementare.


La nonna con cui vivevo si chiamava Adelaide.
Una delle scoperte più emozionanti della mia primissima infanzia è avvenuta il giorno in cui mi son resa conto che era lo stesso nome di Heidi.Oh sollazzo, o gioia, o gaudio immenso. La nonna ed io guardavamo sempre Heidi insieme, ogni pomeriggio, e io avevo chiamato Clara la mia bambola preferita. Era una nonnina che sferruzzava seduta su una sedia a dondolo. E che c'azzecca, direte voi... bè, scioglietele i capelli, levatele i ferri e gli occhiali e immaginate ruote al posto delle bascule.... et voilà!



Mi piaceva tantissimo la scuola.
Ricordo bene il mio primo giorno, cartella rossa grembiule bianco e fiocco rosa. Mia mamma giovanissima con un completo pantalone verde pisello che... ecco, non faccio commenti sulla moda del 1977 che è meglio. Il primo giorno di scuola ho fatto amicizia con N., il quale mi ha offerto un tic tac... che io ho rifiutato, perchè non si prendono le caramelle dagli sconosciuti.
In prima elementare piangevo quando mi ammalavo e non potevo andarci (poi sono rinsavita)


Il mio primo fidanzatino l'ho avuto il quarta, si chiamava G. ed era il discolo della classe (cresciuto è diventato un pezzo di stragnocco che non ve lo immaginate nemmeno... ma non ci siamo quasi mai più visti).

In quegli anni delle elementari ho avuto anche alcune varie rivelazioni in materia, diciamo, di sesso.
E vado a spiegare perchè essere bambini in quel periodo era più facile che adesso.
C'entra col mio primo amichetto di scuola,  N.
N. era il primo di 6 fratelli, era magro e scattante, simpatico da morire ma con un vizietto decisamente un filo precocino. Toccava il sedere alle ragazze. A tutte le ragazze, ma in particolare alla sottoscritta.
La cosa funzionava così: lui arrivava, piazzava la manata, io mi giravo e gli assestavo una pedata da campionato mondiale negli stinchi, lui diceva "ahi" e 10 minuti dopo eravamo daccapo. Nel giro di una settimana tutti i maschi della classe erano stati contagiati da questa simpatica abitudine, e tutti sfoggiavano le più orripilanti deturpazioni che si possano immaginare dal ginocchio in giù come se fossero trofei. Ne andavano fieri, dei segni delle nostre pedate. Maschi, vai a capire.
Al giorno d'oggi una cosa del genere comporterebbe denunce, psichiatri, titoli di giornali.
Ai miei tempi comportava qualche pedata ben assestata e nessuno strascico psicologico per i coinvolti.
Dico, ci sarà ben un motivo.
(Per la cronaca, la cosa è continuata anche alle medie, ma ormai eravamo tutte talmente abituate che quasi quasi non ce ne accorgevamo nemmeno più. Ci limitavamo a un "ma daiiii" e stop. Era un ragazzino talmente adorabile che tutte gli volevamo un gran bene, sul serio.)

Quelli erano ancora i tempi in cui i vestiti dei bambini erano vestiti "da bambini" e cioè diversi da quelli degli adulti. ORa sono uguali, solo più piccoli.... Io portavo rigorosamente e solo ed esclusivamente gonne, perchè avendo i capelli cortissimi (mia mamma super-pratica non me li lasciava crescere perchè andavo in piscina e ci avrei messo troppo ad asciugarli...) temevo che in pantaloni mi avrebbero presa per un maschio. Così, vai di kilt scozzesi con spillone e calzette bianche traforate. Non ricordo di aver mai sofferto il freddo, nemmeno d'inverno, nonostante le coscette al vento. Avevo una passione viscerale per le scarpe di vernice nera, che trovavo estremamente principesche, e per le gonne plissettate che girando facevano la ruota.
Gonna plissettata + scarpe di vernice nera costituivano il paradiso sulla terra.

All'ora di cena c'erano due must, quando mia mamma mi consentiva di tenere accesa la tv.
La Grande Vallata e Lady Oscar. Dalla Grande Vallata avevo mutuato il piacere di "andare a cambiarmi per la cena" come facevano i membri della famiglia Barkley ,e da Lady Oscar la predilezione per i vestiti con le maniche che si allargano in fondo come quelli di Maria Antonietta. Così capitava che quando si facevano le sei, sei e mezza ficcassi la testa nell'armadio di mia mamma e ne tirassi fuori un suo vecchio abito di vellutino nero coi fiorellini, un residuato bellico degli anni '60, e che anche io mi cambiassi per la cena (come Audra Barkley) indossando un abito con le maniche come quelle di Maria Antonietta. La cosa comportava l'uso di una quantità di spille da balia che messe tutte insieme pesavano più del vestito stesso.

Dopo la cena invece c'era il rito della caramella, che adoravo.
Mio papà si sedeva in poltrona e io prendevo una caramella di zucchero alla menta. La dividevo a metà e poi andavo a sedermi nella stessa poltrona, stando tutta di sbieco perchè in due, obiettivamente, non ci si stava. Mezza lui e mezza io. Dopo, dividevamo la pellicola argentata che avvolgeva la caramella dalla velina e stiracchiavamo l'argento fino a farlo diventare liscio liscio liscio. Dondolandolo con le dita, suonava.


I miei cartoni preferiti erano Goldrake, I Fantastici 4, Candy Candy, Lady Oscar.

Per merenda c'era pane olio e sale, piangevo al ritorno dalla colonia estiva (invece che all'andata come facevano tutti), avevo una maglietta bianca a righe rosse orizzontali sempre addosso perchè mio nonno diceva che era quella con cui mi vedeva al volo quando mi portava ai giardini. Non potevo indossare nulla di nero perchè era colore "da adulti", e ho odiato il tipo del negozio di bici quando ha definito la mia bicicletta rossa fiammante "un giocattolo" dichiarando di non poterla aggiustare. A 4 anni avevo un fidanzatino ai giardini (urca, allora il primo non è stato G.!) che chiamavo lucabellagioia tutto attaccato che era la metà di me e che quando ci abbracciavamo era talmente una cosa di passione incontenibile che cadevamo per terra. Io sopra, lui sotto. Il che vuol dire che io mi sbucciavo le ginocchia e lui la nuca!. A 5 anni ho mangiato la mia prima cicca e non sapevo che bisognasse sputarla. Ho atteso per settimane che mi crescesse un albero di cicche nello stomaco.A carnevale inventavo vestiti con le cose trovate in casa, detestavo tutta la verdura e non mi piaceva dormire.


A 7 anni ho preso un ferro arrugginito e ho scritto parolacce sulla vernice della macchina del padrone di casa.


Motivi per cui era più facile essere bambini ai miei tempi che oggi:
- quello già citato sul compagno N.
- si poteva andare a scuola da soli già nelle elementari: nessuno ti portava via.
- i bambini erano bambini e i grandi grandi. Il che vuol dire che le nostre cose ce le smazzavamo da noi senza che mamme iperprotettive intervenissero a spaccarci gli strasantissimi (o quanto meno... non tante come adesso)
- potevamo mangiare uno dal ghiacciolo dell'altro e bere tutti dalla stessa bottiglietta senza paranoie di sterilizzazione, batteri, malattie, cazzi e mazzi
- i videogiochi erano all'inizio, quasi nessuno li aveva. Si giocava in cortile (allora non capivo che vantaggio fosse, ora si)
- maestri e professori facevano il loro mestiere senza essere intimoriti da genitori onnipresenti
- si poteva venire puniti senza che questo arrestasse la nostra crescita o compromettesse irrimediabilmente la nostra autostima
- ci si poteva menare fuori da scuola (o anche dentro) senza che arrivasse una volante dei carabinieri o che si iniziasse a parlare di bullismo e disagio psicologico.

Se ci penso me ne vengono sicuro altri, ma con questo post ho già ampiamente sforato i limiti della decenza, dunque sarà meglio che la finisca qui.....  sarà la mia natura lievemente competitiva.... mah!!





    9 commenti:

    1. bellissimo, l ho letto d un fiato...sarà che son curiosa e amo questo genere di post.
      andrò a vedere anche da Ninin..
      che ricordi che hai scatenato in me!!
      (certo che tu hai una buonissima memoria eh..)

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    2. Caspita che bel post! Io sono del 74... Ma i tempi erano quelli. Approvo pari pari le tue considerazioni

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    3. ammazza che teppista!! comunque sì..era più semplice e molte meno seghe mentali, hai proprio ragione!

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    4. Arrivo dal blog della Sgiu post meraviglioso...io sono del '79...ma caspita se hai ragione!!!

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    5. Ti ringrazio tanto per aver partecipato al mio gioco!
      Hai decisamente arricchito la mia memoria, sono del 72 e mi hai fatto venire in mente tante cose che avevo tralasciato (vedi calci negli stinchi!).
      Vado ad allegarti alla pagina del gioco e davvero grazie soprattutto delle considerazioni finali: la vita era davvero più facile!!! :D

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    6. Wow che tuffo nel passato!! :-) io sono del 76 ed ho vissuto tantissime delle cose che racconti, che nostalgia!!

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    7. '78 e mi unisco al coro: inimmaginabili, quando eravamo piccoli noi, tutte le paranoie di adesso.
      Poi però penso a mio padre che - dato che mia nonna lavorava - tornava "a casa" da solo già alla scuola materna (nel senso che finito l'orario le maestre lo facevano uscire e lui raggiungeva la casa di una zia che abitava in fondo alla stessa strada. Poi aspettava paziente che passasse qualcuno, perchè non era abbastanza alto da arrivare al campanello della zia...)... e mi rendo conto che è un processo iniziato (più lentamente e con meno fisime) da un bel pezzo!

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    8. Molto carino questo post! :-)
      Io sono un poì più vecchia, e certe cose che tu hai vissto nell'infanzia io le ho vissute nell'adolescenza e quindi in un modo diverso, però in comune c'è il fatto che era davvero più facile essere bambini, come hai spiegato nei vari punti. Tutto vero.
      Adesso sappiamo troppe cose in tutti i campi e tendiamo ad applicare alla ca...volo. Ognuno si improvvisa esperto del settore altrui.
      se ne avessi la pazienza mi piacerebbe scrivere un post così, un tuffo nel passato...

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      1. vai alla pagina della Ninin, iscriviti e falloooooooooooooooooooo

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