mercoledì 11 novembre 2015

LA VIA LUNGA - o di conversazioni col Ric

Beh... alla fine ho scelto la via lunga.


Purtroppo- o per fortuna - il Ric è un ragazzo molto difficile da punire. Sempre stato.
Esce solo nel we, durante la settimana sta a casa sia i pomeriggi che le sere. Ieri era martedì e togliergli la prossima uscita avrebbe significato rimandare la punizione fino a sabato, e  mi pare stupido.  Fa sport, tre allenamenti a settimana, ma quello non l'ho mai usato come punizione perché al di la di tutto, è salute e non mi pare adeguato toglierlo. Della PS gli frega il giusto. Potrei sequestrare chitarra e telefono, ma a che pro? Sono sempre stata convinta che la punizione debba avere una attinenza con il "reato".


Quanto alle pittoresche idee di Vedetta...... :-)
Interessanti, amico mio, ma quanto ai capelli ahimè li ha tagliati due giorni fa e ora che gli ricrescono passano almeno 3 settimane. Un po' in là. Come faccio a Natale a dirgli "no non ti do i soldi per il barbiere, perché a novembre hai preso 4 in storia"?? E comunque la maggior parte delle volte glie li taglia il GG. Quanto ai vestiti... stai davvero suggerendo che io spenda uno stipendio per comprargli un guardaroba da sfigato??? :-D Punisco anche me stessa!!! Peraltro i suoi vestiti sono molto adeguati, jeans, maglietta, felpa. Nulla di particolare.


Così mi ero preparata un bel discorsone sulla responsabilità ed il senso del dovere, tutto preciso e puntuale. Mi sono seduta sul suo letto (lui studiava alacremente) con tutta la calma possibile e l'ho approcciato dicendo semplicemente "parliamo del problema?"


Beh, mi ha spiazzato.
Prima di tutto ammettendo di non aver studiato.
Ero preparata a ribattere colpo su colpo prima di cominciare a fare il mio pezzo, e invece niente, candido come la "dolce Candy" ha ammesso la sua colpa. Onesto o furbo?? Comunque sia, questo ha svoltato parecchio il discorso. Gli ho chiesto come mai non avesse studiato, ovvero, se sa che deve studiare e sa che non lo ha fatto, perché ha aspettato la conferma di un voto molto brutto prima di rimettersi in riga. E li è cominciato tutto un altro discorso diverso che non mi aspettavo di dover fare.


In sostanza mi ha detto che fa fatica a studiare - specialmente alcune materie che non gli piacciono come storia, geografia, arte - perché gli sembra di studiare per nulla. Il liceo, mi dice, è troppo teorico, non ti insegna niente di vero, niente di pratico. E' una scuola inutile. Bene, gli ho chiesto, vuoi cambiare? Dice di no, ormai no, ma se scegliesse oggi farebbe una scelta diversa. Sceglierebbe un istituto tecnico. Benissimo, allora dimmi quale istituto tecnico sceglieresti.


E li è cascato l'asino.


Perché la verità è che Riccardo purtroppo non ha una "passione" vera.
Ci sono amici suoi che adorano smanettare con viti bulloni e chiavi a brugola da quando avevano 7 anni, per loro la scelta di un istituto tecnico meccanico è stata facile. Altri che a 9 anni erano già dei provetti hacker, e per questi l'informatico è stata scelta obbligata. Ma lui? Lui non sa cosa vuole fare, non sa cosa gli piace non ha una direzione. Non ha un obiettivo vero, uno scopo, un fine. E per questo motivo ritiene inutile quello che sta facendo.


Certo, gli piace il judo, gli piace fare l'acrobata.
Ma farne un mestiere?


Così è diventato un discorso motivazionale.
Gli ho parlato dell'apertura mentale e dell'elasticità che il liceo dona, dicendogli che anche se non ti insegna a fare nulla di pratico, la cultura non è mai inutile, e che ti consente di capire meglio il mondo che ti circonda. Gli ho detto che le equazioni di secondo grado magari nella vita reale non le userà mai più , ma che capirle e risolvere lo aiuta ad avere una certa attitudine mentale, a ragionare, e che se non si rende conto di questo è perché gli viene già naturale farlo, gli appartiene già.


E ha dovuto ammettere che la differenza tra se stesso e alcuni individui-caprone del quartiere, la percepisce già molto distintamente.


L'ho esortato a pensare davvero attentamente a quello che gli piacerebbe fare, a cercare un obiettivo, qualcosa che lo appassioni. Gli ho detto che mi dispiace vederlo spesso stravaccato sul letto ed interessato solo ai video di youtube (è l'età , va bene, ma....) e che alla sua età bisognerebbe avere un sogno, bisognerebbe "aggredire" la vita come un leone e non lasciarsela passare addosso.


Mi ha risposto che gli piacerebbe molto essere quel tipo di persona, ma che non lo è.
Allora gli ho detto che ci vuole un po' di impegno nelle cose, che le cose non "succedono" semplicemente da sole. Così come con le ragazze, se te ne piace una non è che puoi star li a aspettare che lei arrivi a dirti "piacere, mi chiamo....". Devi creare le occasioni, le passi davanti una volta o due, le raccogli un fazzoletto che cade, ti presenti, poi magari le offri un caffè.........  allo stesso modo difficilmente la passione della tua vita ti salterà in braccio dal nulla. Bisogna cercarla.


Mi ha detto che avere un sogno "non usa", che nessuno dei suoi amici ce l'ha.
Al massimo c'è qualcuno che sa quale tipo di lavoro vorrebbe fare in futuro, ma sognare??
Sognare in grande?
Anche no.
Mi si è accapponata la pelle.


Abbiamo parlato della pigrizia - Riccardo è curioso ma pigro - abbiamo parlato della sperimentazione, gli ho detto che se non ha ancora trovato qualcosa che lo appassioni davvero, che continui a cercare, a provare, a sperimentare. E come mi aiuterebbe questo a studiare storia? mi ha chiesto. Ti aiuterebbe, gli ho risposto, perché a quel punto storia sarebbe un passo verso l'obiettivo, e non più solo una pagina sterile di roba inutile che ti costringono a mandare a memoria.


E siccome mi pareva un bel po' scoraggiato, gli ho suggerito, se proprio non riesce ancora ad avere un obiettivo a lungo termine (onestamente, io non l'avevo alla sua età... ed infatti faccio un lavoro che non mi piace) di darsi un obiettivo a breve. Giugno. La promozione a giugno. Questo è un primo obiettivo. Piccoli passi. La promozione a giugno si costruisce a partire da ora, fin dal primo giorno di scuola. Se sei d'accordo che questo sia un obiettivo, allora lavora per questo. Lavora per passare della vacanze serene.


Abbiamo convenuto almeno su questo.
Ha promesso che si metterà a studiare con maggiore impegno, e naturalmente sembrava il più sincero dei giovanotti.


Io sinceramente sono un po' preoccupata, perché alla sua età essere già scoraggiati mi sembra davvero brutto. Riccardo ha un cervello di prim'ordine, sarebbe proprio un gran peccato che lo sprecasse. Ha tanti talenti, sa fare tante cose (e se ne rende conto anche lui), tante cose gli vengono facili ma nessuna di esse lo avvince davvero.


Peraltro noi non siamo di quei genitori che i figli "devono" diventare avvocati o dottori o ingegneri. Per me, se anche venisse a dirmi che vuol fare l'artista di strada, andrebbe benissimo. Basta che sia felice lui.


Forse è proprio questo il punto, forse è il fatto di dover decidere per sé che lo spiazza. Forse è ancora presto. Forse pretendo troppo. Forse se gli imponessi determinate cose, sbufferebbe ma alla fine le farebbe.


Invece la mia via, la via lunga che ho scelto,  passa per l'autodeterminazione, per la consapevolezza e spero di non sbagliare, di non volere l'impossibile.







11 commenti:

  1. Il tema ‘scelta’ mi tocca molto da vicino. Senior è in seconda media, quindi alla decisione di quale scuola frequentare non manca mica molto.
    Sabato siamo andati, assieme, alla giornata di orientamento organizzata presso la sua scuola, giusto per capire che cosa ci aspetterà il prossimo anno.
    Erano presenti quasi tutti gli istituti superiori della zona.
    Un delirio!!
    Scemi siamo entrati, cretini siamo usciti.
    Un delirio di informazioni che hanno solamente accresciuto la sua confusione e la mia ansia.
    Sono rimasta sbigottita, invece, dalla sicurezza di alcuni suo amici con idee non chiare: di più!!!
    L’imboccata dei genitori era però così chiara e sfacciata, della serie: scelta obbligatoria!
    Spero di riuscire ad aiutarlo senza influenzare troppo la sua scelta, vedremo.....
    Comunque, condivido al 100 x 100 il tuo discorso: meglio un giocoliere felice che un ingegnere triste.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo è normale :-) anche noi abbiamo partecipato all'orientamento già in seconda media, giusto così per vedere, ma le idee non si sono chiarite per niente, anzi. Però è sicuramente è utile cominciare a guardarsi in giro. La verità è che scegliere a 13 anni (perché alla fine è a Natale della terza media che fai la scelta) è davvero presto.

      Elimina
  2. Wow, un discorso davvero bello...
    Avrei voluto lo facessero a me i miei genitori.
    E invece non mi è successo. Io non ho fatto ciò che mi rendeva felice.
    Avevo comunque bei voti a scuola, infatti mi vergognavo se prendevo 8, e mi sono diplomata con 98/100.
    Ma ciò che faccio non mi rende DAVVERO felice, non mi ha mai resa serena.
    Amavo scrivere. Amavo la letteratura, le lingue, amavo addentrarmi nella mente umana.
    Volevo andare al liceo. Al classico, al pedagogico oppure al linguistico. Si, lo ammetto, ero parecchio indecisa, ma d'altronde a 14 anni che si può pretendere?
    Mi piaceva tutto.
    Sai che non so ancora cosa avrei scelto? Sai perché?
    Perché i miei mi dissero che non avrebbero mai potuto pagarmi l'università, e che sarei rimasta con un diploma senza sbocchi professionali, quindi senza lavoro, quindi senza soldi (sin da piccola i miei vestiti e i regalini per le amiche li compravo con i soldi che ricevevo per Natale e compleanno).
    Quindi ho scelto il commerciale/informatico. Avrei potuto anche fare l'alberghiero, mi piaceva e mi piace cucinare, e all'epoca era davvero una buona scuola. Ma era a 15km da casa, serviva l'abbonamento al pullman e loro non potevano garantirmi 30euro al mese.
    Si, eravamo poveri. E lo siamo ancora. Ma ora mio fratello frequenta l'alberghiero, e non l'ha scelta per passione ma solo perché il sabato non si va a scuola.
    Bah...
    Comunque come al solito influenzata dai miei e dal senso di sfiga che mi hanno iniettato da piccola, scelsi il commerciale. Ho frequentato con interesse, ero brava in tutto, ma studiavo con amore letteratura e lingue. Ragioneria la odiavo, la facevo solo perché mi toccava. Informatica era interessante, stimolante, ma comunque non era la mia passione.
    Prima del diploma i miei professori facevano a gara per consigliarmi l'Università. Il mio sogno era studiare lettere all'Università di Pesaro Urbino, ma chi ce li aveva i soldi? Non sarei stata in grado di studiare e lavorare insieme, io una cosa se la faccio la devo fare bene. Studiavo anche otto nove ore dopo la scuola, alle superiori, come avrei potuto studiare all'università lavorando? Sarei uscita fuori corso di un miliardo di anni... Quindi iniziai a lavorare.
    Fortunatissima eh, lavorai prima gratis dal mio professore di informatica che era anche commercialista, poi il mio prof di matematica mi fece trovare lavoro dove sono ora, dopo sei anni.
    Si, ho un buon lavoro (anche se gli stipendi tardano), ma non sono niente di ciò che avrei voluto essere.
    E ora cerco di non pensarci a cosa vorrei davvero essere.
    Penso a ciò che sono, sono comunque contenta di ME, questo mi basta.

    Però un discorso come il tuo, fatto da mia mamma, mi sarebbe piaciuto. Avrei voluto che qualcuno mi dicesse che ero libera di scegliere.


    Maira

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Maira, ti ringrazio per questa bellissima condivisione. Certo non deve essere stato facile. Però ti è rimasto l'entusiasmo e la positività, direi, che non è affatto poco!

      Elimina
  3. Io dopo il "Sognare in grande? Anche no" non sono riuscita più a concentrarmi sulla lettura del post. Perdonami.
    E' che sono andata indietro nel tempo, ai miei quattordici anni, quando un sogno "in grande" lo avevo, e me lo hanno stroncato le vicissitudini di quel tempo, i miei che si sono separati, la mamma che non lavorava, serviva uno stipendio, io non potevo studiare. Nessuna scelta, solo un obbligo morale e materiale. Me ne sono fatta una ragione, ma poi di sogni ne sono venuti altri, e li ho rincorsi, via via li ho persi per strada, se ne sono aggiunti altri, sognavo con quello che avevo e che mi era permesso, e facevo, ci lavoravo sopra. Ci sono stati periodi senza progetti, e sono stati i più tristi della mia vita, ma sono passati, e certo ce ne saranno altri, ma si intervalleranno ad altri periodi di sogni e progetti, perchè è sempre stato così, il futuro non lo vedo poi diverso.
    Sapere che un giovane non ha sogni o progetti mi atterrisce. No, sul serio. Li abbiamo noi a quarant(e passa) anni, non mi capacito che non ne abbia un adolescente, che ha una vita tutta da scrivere, che teoricamente può diventare quello che vuole. Sarà la generazione? Te lo saprò dire tra un paio di anni, quando toccherà al mio Power fare una scelta per sè. Allora spero di ricordarmi di tornare a leggere questo tuo post.
    Sei una grande mamma.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo Mamigà, è preoccupante e triste. Però devo ammettere che io ero un po' come lui, nn avevo un grande progetto. Volevo "fare" volevo "essere" ma non era ben chiaro fare cosa ed essere chi. Il grande progetto è venuto dopo, quando ho conosciuto il futuro GG. Ed è stato un progetto del tutto diverso. Oggi posso dire di averlo realizzato, ma da un punto di vista professionale non sono certo una persona soddisfatta.

      Elimina
  4. Leggere questo post mi fa ricordare quando andavo io alle superiori!
    E penso sia fantastico come avete parlato apertamente te e tuo figlio..sei proprio una grande mamma ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Flower, mi rincuora sentirlo dire da una ragazza tanto più vicina al Ric che a me come età!!

      Elimina
  5. Sono preoccupata.
    Vedetta dove sei finito???
    :-D

    RispondiElimina
  6. Mi ritrovo molto in tuo figlio. Io sogni ne avevo ma non passioni. Non amavo studiare e vivevo di rendita. La mia salvezza è stata il qiarto anno all'estero, che mi ha dato la spinta per terminare alla grande il liceo (ormai la media era quella che era, ma mi sono impegnTa molto il 5anno).
    senza quella possibilotà, avrei mollato il liceo per andare a lavorare in germania: "ma sloggata, sei minorenne e non ti farebbero lavorare". Allora l'alnerghiera (pasticceria o cuoca) nella mia città natale! "Ah no, ce n'è una in paese, se vuoi". E fu baviera un anno.
    Ho "accettato" la scelta di fare scuola interpreti perché mi pareva più pratica di lingue, ho scelto la facoltà più famosa solo perché mi piaceva la città ed era adeguatamente lontana da casa. Ma mi sono arenata alla fine per uno stronzo.
    É la cosa che più mi fa male al mondo. Per quanto mi diverta coi miei colleghi in un lavoro cosìcosì, mi chiedo spesso cosa sarebbe successo se...
    Potessi, tornerei al giorno in cui ho conosciuto quella m...a e cambierei strada. Magari sarei ancora qui ma con un fardello psicoemotivo diverso.
    Il non avere una vera passione (le mie colleghe e colleghi hanmo la musica, lo scrapbooking, fumetti, cucinare ecc) mi pesa. Sto scoprendo il cucito ma di sottecchi: una passione, finalmente?
    Grazie per non attaccare tuo figlio. Per sederti sul letto apertamente e non ottusamente. Ti costerà una fatica immensa,nonso nemmeno immaginarlo. Voi mamme soffrite nel profondo e noi figli lo capiamo quando il dolore odmai è radicato.
    Cielo, è tardi. Scusa gli errori ma ho un pessimo rapporto col touchscreen del telefono!
    Grazie per questo post

    RispondiElimina
  7. Vedi un po' se non ti capisco: io ho due adolescenti che mi stanno facendo impazzire perché la scuola non riescono proprio a farsela piacere. E con queste premesse, non trovi nessuno che ti aiuti a schiarirti le idee e così la scuola finisce per piacere sempre meno.
    Sogni? Avere un obiettivo sarebbe già un passo avanti.
    Ma posso dire un'altra cosa? Ho letto i commenti e mi viene da pensare che i ragazzi hanno tutta la vita per trovare la loro strada.
    Ma quante persone adulte invece non sono soddisfatte della loro scelta, ma continuano su quella strada?Non crediamo noi nei nostri sogni, ma vorremmo che lo facessero loro.
    So bene che non è facile. Quest'anno ho iniziato un nuovo lavoro e non è stato facile, tanto che non sono ancora riuscita a trovare le parole per raccontarlo.
    Non si tratta di mollare tutto, non sono tempi per fare un'imprudenza del genere. Ma si può studiare e cercare di cambiare. Le seconde possibilità bisogna crearsele.
    Sogni? Io da anni inseguivo un sogno dai contorni sfocati, sapevo che qualcosa doveva cambiare, ma non sapevo come. Poi un po' alla volta ha preso forma,ma non l'ho ancora realizzato. Ma crederci mi fa sentire viva.
    Non ti preoccupare, troverà la sua strada. Ognuno prima o poi trova la sua.

    RispondiElimina