Beh io sono un po' stanca
Molto stanca, a dirla tutta.
E non è che possa dare la colpa ad altri.
La vita con il Ric è davvero difficile.
Lui è un bravo ragazzo, ci mancherebbe, non tanto studioso, ma di base non fa nulla di cui tutte le altre mamme che conosco non si lamentino in relazione ai propri figli. Niente di cui non si lamentasse anche MIA mamma, una trentina di anni fa. Disordinato, scontroso, oppositivo. Eh. Si chiama adolescenza, e lo sappiamo tutti.
Solo che è davvero difficile. Non me lo aspettavo, così difficile.
Lui è grande, io lo vedo grande, ma a dire il vero io l'ho SEMPRE visto grande.
Non avrò sbagliato, per questo? Accecata dalla sua intelligenza e dalla maturità che dimostrava - molto maggiore dei suoi coetanei - non avrò preteso troppo bruciando delle tappe fondamentali?
Mi spiego.
Al momento le nostre interazioni si limitano quasi totalmente a comunicazioni "di servizio" dello stampo di studia, metti in ordine, aiuta tuo fratello, porta giù la spazzatura e simili
Perchè è inutile negarlo: quando torno a casa alle 16 e trovo il suo letto ancora da fare, mi sale una carogna che lo spiaccicherei contro il muro.
La sua scrivania è un campo di battaglia (come lo era la mia) e quando gli dico di riordinare mi risponde che è SUA e che ne fa quel che vuole (stesso che rispondevo io a mia mamma). Passiamo la maggior parte del tempo a discutere, se non proprio a litigare. E abbiamo perso inesorabilmente intimità, complicità e confidenza. Non che non si confidi o non mi parli se ha un problema, anche imbarazzante: lo fa, se è necessario.
Ma è proprio il quotidiano che è una battaglia continua.
Io lo faccio per lui, ovvero: perchè ritengo che sia importante che lui impari determinate cose e che diventi autonomo, ma anche cortese, volenteroso, disponibile, empatico. Tutte qualità che io vorrei vedere nell'uomo che sarà.
Ma la vera domanda è: e lui, come la vede?
Io credo che la veda esattamente al contrario, che mi consideri semplicemente un gatto attaccato ai maroni che apre bocca con il solo e unico scopo di rompergli le scatole. Forse un giorno, da adulto, capirà che non è così, ma emotivamente, dentro di se, cosa gli resterà della "me" di questi anni? Mi ricorderà come una specie di ghiacciolo anaffettivo dedito solo alla sgridata? Una presenza fastidiosa che ci si augura solo sparisca nel più breve tempo possibile? Io non voglio che mi consideri in questo modo, anche se so che in parte è inevitabile.
E soprattutto, più importante ancora: cosa conta di più, che si metta via i jeans oppure che costruisca/conservi con me un rapporto basato sull'affetto e gli abbracci piuttosto che sui rimbrotti e le punizioni?
Ecco riflettevo su questo ieri sera, e mi sono dovuta rispondere che il rapporto è più importante.
Forse ho sbagliato su questo, ho indirizzato la mia azione educativa sull'insegnare piuttosto che sul comprendere e accettare.
Ha 16 anni ma è ancora troppo presto per non abbracciarsi più o non darsi più il bacio della buonanotte.
E devo fare un bell'esame di coscienza perchè temo che in parte questo raffreddarsi delle nostre interazioni sia causa mia, del mio considerarlo più grande di quel che è e quindi di averlo iniziato a trattare da "adulto" (emotivamente) quando ancora adulto non è.
Ci sono tanti scontri che sono inevitabili, quelli sull'autonomia per esempio: gli orari di rientro serali sono un campo di battaglia per tutti, suppongo. E se alleggerissi la siutazione rassegnandomi per esempio a fare il suo letto e mettendogli a posto i vestiti? E' così importante, così irrinunciabile? Non potrei lasciar correre certe cose e concentrarmi solo su quelle veramente imprescindibili (tipo la scuola)?
Aiuterebbe il nostro rapporto? Danneggerebbe l'educazione? Gli insegnerei semplicemente a trovarsi la pappa pronta?
Poi a proposito di pappa, abbiamo anche un altro problema: l'alimentazione.
Da quando con mio marito abbiamo deciso, su sua idea, di smettere di mangiare carne e di cercare di virare verso una alimentazione più sana (pasta integrale, pane integrale, poche schifezze, tanta verdura ecc...) lui è andato a male. Rimpiange la carne, non gli piace niente di quel che preparo, non mangia verdure se non pochissimi tipi e anche quelli dietro pesante insistenza. Ogni sera alle 18 comincia la litania.. usciamo a cena? andiamo al giappo? ordiniamo la pizza? perchè sa già che non vuole mangiare quel che cucino io. E quando si siede a tavola ha sepre una faccia schifata come quella di chi sta mangiando una scodella di merda condita di vomito e vermi.
E' frustrante, vederlo sempre scontento, sempre mezzo schifato.
Mi pesa. Parecchio.
Mi pesa sapere che in un modo o nell'altro non riesco mai a farlo contento.
Cerco sempre di accontentare tutti, per mia disposizione caratteriale, ma ci sono talmente tante opzioni, talmente tante richieste diverse che finisco col non accontentare nessuno, nememno me stessa.
Sono debilitata emotivamente al punto che ci resto anche male per le stupidaggini, per esempio: ieri sera stavamo guardando tutti un film in tv prima di cena, quando mi sono alzata per andare a preparare a nessuno è venuto in mente di mettere in pausa per aspettarmi o per finire di vederlo dopo mangiato, sono semplicemente andati avanti senza badare che interessasse anche a me. Non è una cosa così importante, peraltro lo avevamo anche già visto, ma il mio pensiero in questi casi è: ma come, io mi faccio in 4 tutto il giorno e manco un minimo di gentilezza? Ci rimango male fino alle lacrime, per quanto stupido possa sembrare, perchè mi da veramente l'idea di penzolare al fondo della catena alimentare della famiglia.
Corro tutto il giorno, accompagna uno, compra all'altro, iscrivi questo, lava quello.... e francamente un minimo di apprezzamento sarebbe gradito. E'troppo, da pretendere da un sedicenne? O è normale che sia tutto dovuto?
E così il cerchio si chiude, torniamo all'inizio.
Sono veramente stanca.
Bon.