Non so se sono io o se è cosa comune a tutte le madri, ma ho sempre avuto la sensazione di essere colpevolizzata per tutto.
Fin da quando i bambini sono piccoli, se non mangiano è colpa della mamma (come minimo il suo latte non è abbastanza nutriente), se non cacano è colpa della mamma che non li fa mangiare
bene, se si ammalano è colpa della mamma che non li copre abbastanza (o troppo), o che li manda all'asilo a contagiarsi perchè lavora, 'sta sciagurata invece che stare a casa a badare alla prole.
Quando poi entrano in comunità... addio. O il bambino è un angelo caduto giù dal cielo con tutte le ali, o ti saluto. Se hai la (s)fortuna di avere figlioli di carattere... e io ne ho due... sei fregata.
E' tutto un "eh, certo che tuo figlio......." e lo dicono come una roba brutta, come un insulto. "Tuo figlio", è sempre "tuo figlio" non Riccardo, non Lorenzo. E' la tua appendice, la tua creatura, quello che tu hai forgiato. Lo specchio delle tue colpe e carenze come genitore.
Il Ric, all'asilo, a un certo punto ha iniziato a menare tutti.
Considerando la grandissima cura con la quale è stato cresciuto (che il Nin se la sogna, poveretto) e il fatto che la prima sberla deve averla presa attorno ai 12 anni, direi che la violenza non l'aveva decisamente imparata a casa. Ciò nonostante era etichettato, e noi con lui. Hai voglia a spiegarglielo, alle maestre. Poi vieni a sapere che in realtà lui sta facendo quello che ritiene giusto: non mena indiscriminatamente, ma prende di mira i più grandi che danno fastidio ai più piccoli. Devo proteggere i più deboli, mamma. Certo che non si picchiano i bambini, ma delle motivazioni chissenefotte, colpa mia, la violenza l'aveva sicuramente appresa dalla tv, giacchè gli lasciavo guardare film altamente inopportuni, tipo Superman (per non parlare di giocare alla lotta col papà, tragedia, suo marito deve smettere signora! ma puoi?)
Questo, il secondo anno. Il primo invece le prendeva di santa ragione al punto che non voleva più andarci, all'asilo, ma nessuno mi ha mai detto nulla di questo, dovevo saperlo da lui direttametne, salvo qualche allusione al fatto che insomma, bisogna insegnare ai bambini a difendersi, se sono deboli di carattere evidentemente è perchè a casa...
A scuola uguale: era vivace, colpa mia che non gli insegnavo la disciplina. Era distratto, colpa mia che non gli insegnavo a concentrarsi. Era svogliato, colpa mia che non gli trasmettevo il senso del dovere. Come mai non sia mai stata "colpa" mia anche che fosse intelligente, brillante, sveglio, simpatico, spiritoso e arguto, questo non saprei dirlo. Solo un insegnante, su decine che ne ha avuti, mi ha parlato di lui in questi termini, senza soffermarsi solo sui suoi difetti ma evidenziando anche i pregi. Contando la materna, ho dovuto attendere 10 anni prima che avvenisse. Quasi svengo.
Se poi quando arrivi alle scuole di grado maggiore non studia...... allora li si che si apre il cielo. I figli vanno seguiti. Ah si? Pensa non avrei detto. Il ragazzo è indisciplinato. Cioè? Tipo insulta, picchia, rovina la proprietà scolastica, è maleducato, è arrogante.... no sa... chiacchiera un po' troppo... e poi interrompe la lezione facendo battute spiritose!!! Ah niente, li allora non c'entro io, è colpa
di suo padre, è lui lo spiritosone in famiglia. Meno male, almeno questa l'ho sfangata.
Faniente che aveva una media alta e che alla fine è uscito con 9.
Era sempre in difetto per qualcosa, e io con lui.
E sapete una cosa: su questo, a un certo punto, ho ceduto.
Ho sbagliato. Tutto, ho sbagliato. Stavolta è davvero colpa mia!
Non saprei dire esatamente quando sia successo ma direi in epoca di scuole medie. Mi sono lasciata convincere. Mi sono lasciata convincere che ci fosse qualcosa che non andava in MIO FIGLIO, la mia creatura, quello che io ho forgiato. Sono venuta meno ai miei doveri perchè non ho saputo difenderlo da chi lo considerava solo la somma dei suoi voti scolastici - cioè tutti.
E ho agito di conseguenza, HO AGITO DI CONSEGUENZA, sgridandolo, punendolo, facendo ruotare tutto attorno alla scuola. Perchè la scuola è la cosa più importante. E' vero, lo è: istruirsi è fondamentale. Ma si può essere incoraggiati a farlo, oppure incontare persone che te lo fanno odiare. E se Riccardo sprecherà il suo cervello di primissimo ordine, sarà colpa anche di queste persone, me inclusa.
E ora che la strada è tracciata, ci troviamo in questa situazione, una situazione dove lo abbiamo portato con le aspettative e le pretese che abbiamo sempre avuto su di lui, e che incrociando ora il risveglio ormonale e l'idiozia dell'età ha fatto il danno. Che forse è irreparabile.
Non gli frega niente questa è la verità. Non gli importa della scuola, non gli importa di essere promosso o bocciato. Me lo ha detto lui. Ma non lo ha fatto durante un litigio, come sfida. Lo ha detto chiaramente, candidamente, una mera presa di coscienza della situazione. Almeno è stato onesto. Quanto di questo menefreghismo è dovuto alla sua pigrizia, e quanto a tutto il resto?
Ormai non possiamo fare niente altro che provare a indicargli la via giusta.
Questo, a dire il vero, è quanto è concesso a qualunque genitore di adolescente, indipendentemente dalla strada da cui proviene. Ne parlavamo giusto l'altra sera, col papà di una amica del Ric, diciassettenne oggi. Lei, uguale a lui: poca voglia, tanto divertimento, distratta, disordinata...due materie a settembre. Un filo meno arrogantina di come si dimostra il Ric ultimamente, ma mettici anche che tra maschi e femmine un po' di differenza in questa fase c'è. Lui diceva questo: posso solo farle vedere quale è il modo giusto, poi sta a lei intraprenderlo. Noi non possiamo fare altro.
Spiegre, spiegare, spiegare sperando che qualcosa passi.
Insistere, non scoraggiarsi.
Non perdere la calma... anche se a volte è molto difficile.
E sperare in bene.
Andretta .. sappilo ..
RispondiEliminaTi avevo lasciato un commento che sembrava la Treccani tanto era lungo.. i casi sono due .. o il blog lo ha fagocitato (come fa ogni tanto) oppure è finito nel filtro "spam" vedi un po' se lo trovi nella cartella spam, ammesso che ci sia un un filtro attivato .. oppure non so cosa dirti. Di sicuro non lo ri-scrivo .. con questo caldo spossante. Una volta basta e avanza.
Il succo del discorso era ... "pat pat consolatorio sulle spalle... sei brava... non dartene inteso ... etc"
Lombardamente tuo,
Vedetta
Vedetta forse i tuoi commenti sono troppo lunghi e mandano in crash il sistema :-D prova a scriverli in due tranches :D
EliminaMi dovro' organizzare con un folder "Corrispondenza per la Puffola" dove salvo tutto in triplice copia per sicurezza !
RispondiEliminaSaluti Lombardi
:-)
Noi cerchiamo, diamo degli esempi,indichiamo delle direzioni. E dobbiamo farlo.
RispondiEliminaMa la testa è la loro. Mai capitata una mamma in cui due figli sono diametralmente opposti, eppure la famiglia è quella..?
Una mia cara amica: la prima figlia fa fatica all'artistico, e ne ha combinate di cotte e di crude, la seconda impegnata nel sociale e media del 7 al classico. Mi ha detto spesso, meno male che c'è la seconda, almeno so che non è colpa mia. Un abbraccio
I miei due... Il giorno e la notte
EliminaA sentir parlare le "sottuttoio" sembra che i figli siano delle macchinette: se si inceppano è perchè non le hai programmate bene.
RispondiEliminaA sentir parlare le psicologhe di "Donna Moderna", i figli sono lo specchio dei genitori: genitori perbene fanno figli perbene, genitori sciagurati fanno figli sciagurati. O tarati. O sbagliati. Si, sbagliati: non differenti dalla massa, ma sbagliati.
Non ho avuto poche difficoltà con mio figlio. La stragrande maggioranza dei problemi che ho avuto con lui a scuola, e che ho, non le ho mai raccontate pubblicamente e mai lo farò. Perchè non voglio sentirmi riversare addosso luoghi comuni di gente ignorante, che ha le risposte a tutti i dilemmi degli altri fuorchè ai propri, e che dà consigli non richiesti senza avere la minima cognizione di cosa si tia parlando, interpretando cose che a parole si possono spiegare solo in maniera parziale. E feriscono. Ti fanno sentire una mamma cacchetta. Cioè livello di utilità zero totale, una O di Giotto.
Posso dire solo una cosa (siccome finora non ne ho detta mezza... hahaha): nei miei pochi anni di esperienza da mamma ho imparato una cosa fondamentale, già dai primi giorni: mio figlio è un essere a sè stante, punto. Tutti i figli lo sono. Gli puoi parlare, puoi dargli l'esempio, puoi preparare il terreno, ma essere sicuri che crescerà secondo le tue direttive è negargli la facoltà di avere una testa sua e una sua capacità di ragionare, sia nel bene sia nel male. Mio figlio non è il prolungamento di un mio arto, è una persona. Il cordone ombelicale da mo' che è stato tranciato.
Un abbraccio cara.
Cara Puff, spesso i tuoi post sui figli per me sono un dejavù e se non commento è solo per pigrizia ^_^ , ma ne avrei di cose da dire!
RispondiEliminaTi copio incollo una parte di un post che ho scritto un po' di tempo fa sul mio blog ormai chiuso. L'avevo scritto a mio uso e consumo. Mi sembra che spieghi esaurientemente il mio punto di vista ;) .
"i miei figli sono altro da me, soprattutto ora che sono quasi adulti.
Non sono una mia emanazione, una mia propaggine, un qualcosa creato a mia immagine e somiglianza. Non deve crearmi frustrazione il fatto che non abbiamo appreso alcuni dei valori per me importanti e che ho cercato di trasmettere loro. I lati del loro carattere che reputo negativi non sono colpa mia, non sono il frutto di un fallimento educativo ; la mia impronta e la mia influenza su di loro può solo essere parziale e non sono la sola responsabile di tutto quello che fanno o che dicono.
Faccio fatica ad accettare che non siano dei piccoli “ me”. Faccio fatica a non sentirmi in colpa e a pensare di aver sbagliato qualcosa quando si comportano come io non mi comporterei.
Non devo mai dimenticare che sono esseri pensanti e questo fa la differenza, nel bene e nel male."
ELLEVIBI
E' sempre colpa nostra, no??? Fregatene Puff, a chiacchere son tutti bravi. Una mia amica psicologa un giorno mi ha detto: "Noi dobbiamo tenergli la lampada per illuminare loro la strada, per vedere meglio, ma poi sono loro che decidono da che parte andare".
RispondiEliminaPat pat
@ Mamiga, Elle, PAT: avete ragione.
RispondiEliminaSolo che lo trovo molto difficile, vedere che si ficca in un ginepraio e fargli notare la via di uscita col dito invece che prenderlo per la collottola e tirarlo fuori a viva forza. Però è giusto.
Archi, giusto? Siamo archi che lanciano frecce verso il futuro.
Bah,
RispondiEliminami pare che sia condivisibile quello che hai scritto...
secondo "gli altri" è sempre colpa nostra e sempre colpa dei figli...
gli altri, per "gli altri", sono sempre perfettini e incolpevoli.
E' vero, i figli non fanno parte di noi stessi, nel senso che sono esseri a se', però mi dispiace, io fatico a pensare che devo solo indicare e "fargli notare la via di uscita col dito"...
eh pure io.
EliminaE ci si mette pure Riccardo col dire "sono cavoli miei la vita è la mia". beh, lo facevo anche io, alla sua età.
Con il primo non ho avuto questi problemi, fortunato io...
Eliminacon il secondo un po'... ma a quel punto scatta la risposta "diventeranno cavoli tuoi quando sarai grande e vivrai da solo, a quel punto davvero la vita sarà solo tua"... anche se poi nel caso si ficcasse in qualche pasticcio o peggio, sarei il primo a correre...
Propongo uno "scambio genitori figli" per aprire l orizzonte visivo e comprendere che comunque si educhi sara' solo applicando il concetto del tirare fuori i talenti di entrambe le parti che si potra raggiungere serenita'.
RispondiEliminaTalvolta nella posizione di genitore ostinatamente rimaniamo legati al ruolo che ci autoimponiamo quando forse potremmo lasciarci educare a nostra volta dai nostri figli. Forse molto ruota sul dono della reciproca fiducia.
Questo è assolutamente meraviglioso e giustissimo! Grazie davvero!
EliminaSul sentirsi in colpa e sul fatto che ci fanno sentir così gli altri, sorvolo...purtroppo non impariamo mai ed io per prima dico "fregatene Piky", poi son capace di fustigarmi al minimo sguardo indagatore e accusatore degli "altri", sul fatto della scuola però credo che spiegare ma anche insistere, non sia così sbagliato...i ragazzi sono molto maturi oggi ma rimangono pur sempre ragazzi, a quanti di noi fregava della scuola? Fregava veramente intendo? Quante volte di fronte ad un pomeriggio in cui dovevi studiare, abbiamo sbuffato, brontolato per poi andar a finire a litigare con mamma e papà e urlargli in faccia "che non ce ne fregava niente???", perchè in realtà volevamo essere da tutta altra parte a fare tutta altra cosa? A me tante Puff ed ero pure brava ma ringrazio i miei genitori a non aver mollato di nemmeno un millimetro, perché ho capito solo dopo cosa intendessero. Non si studia per il lavoro, che oggi non c'è punto e basta, non si studia per raggiungere chissà chi, ma si studia per sapere perché se sai, sei!!! Questo ancora è difficile da comprendere...tu spiega spiega e spiega...fino alla sua resa. Non sentirti in colpa lo stai solo aiutando a crescere un altro pò.
RispondiEliminainftti ci penso spesso anche io a questo aspetto. Io sono diventata uno studente "consapevole" in quarta superiore. Prima, mi barcamenavo. Però... insomma barcamenavo ma almeno il minimo lo facevo. Questo nuovo Riccardo invece pare non riesca a imporsi nemmeno quello. E' confuso, non sa cosa vuole fare, cosa non vuole fare, cosa gli piace e cosa non gli piace, non ha passioni, tranne la morosa. che per carità, ci sta. E' giovane, mio marito dice che è normale, ma secondo me non è così giovane da non avere nemmeno un minimo di idea di progetto, non so. Non si pretende una strategia in 20 step da qui ai prossimi 20 anni. Ma un minimo di idea, un abbozzo, un embrione....... chiedo troppo?
EliminaSolo nell istante in cui si realizza che si studia o si lavora o si "decide" un azione e dallo studio dal lavoro insomma da "quella decisione" e'l'IO che si sente felice solo li' nasce il desiderio di studiare di lavorare con passione di "decidere" per risentire dentro nuova felicita'.
RispondiEliminaDa mamma vedere dei figli prima la loro fatica lo sforzo poi la determinazione e poi la Gioia dei successi assicuro che ripaga la pazienza tanta necessaria servita negli anni prima del salto di qualita' che arriva quando li senti dire "lo
sto facendo per me".
Auguro al Ric il "salto" gli basta un attimo perche credo sia un Ragazzo con dei numeri per capire che merita di dare alla SUA VITA QUALITA'
Solo nell istante in cui si realizza che si studia o si lavora o si "decide" un azione e dallo studio dal lavoro insomma da "quella decisione" e'l'IO che si sente felice solo li' nasce il desiderio di studiare di lavorare con passione di "decidere" per risentire dentro nuova felicita'.
RispondiEliminaDa mamma vedere dei figli prima la loro fatica lo sforzo poi la determinazione e poi la Gioia dei successi assicuro che ripaga la pazienza tanta necessaria servita negli anni prima del salto di qualita' che arriva quando li senti dire "lo
sto facendo per me".
Auguro al Ric il "salto" gli basta un attimo perche credo sia un Ragazzo con dei numeri per capire che merita di dare alla SUA VITA QUALITA'