venerdì 5 agosto 2016

DIALOGHI IMMAGINARI - Outlander, la paternità.

Claire guardò per la milionesima volta John Gray chiedendosi cosa ci fosse in lui che la irritava tanto.
La sua presenza al Ridge sembrava stranamente incongrua, Lord John riempiva la sala da pranzo della casa principale con la sua mera presenza. Non che facesse nulla di particolare. Se ne stava semplicemente seduto, tranquillo, e si guardava attorno interessato come se volesse appropriarsi di tutti i dettagli dei mobili, delle travi del soffitto, delle pietre del camino. Claire avrebbe voluto considerarlo il segno dell' arroganza di un uomo abituato a frequentare castelli e manieri, ma anche con un grosso sforzo di fantasia non si poteva trovare nulla di arrogante nell'espressione del suo viso. Sembrava piuttosto intento, estatico. Claire pensò acida che probabilmente stava cercando di immaginare Jamie alle prese con la costruzione di quel tetto, o appoggiato morbidamente a quei mobili ed ebbe un moto di stizza, che placò immediatamente con un atto di pura volontà. Si rendeva conto che nonostante tutto non poteva essere gelosa di lui, e naturalmetne non poteva nemmeno fingere di non comprendere il fascino che suo marito poteva esercitare su un altro essere umano. Dopotutto, ne era stata e ne era tuttora preda lei stessa.
E lieta di esserlo, se dobbiamo dirla tutta.
Il giovane William, Sua Signoria, sedeva poco discosto da Bree e giocava con Jem sulle ginocchia. Era un bel giovane alto, riccio anche se non rosso di capelli, col naso lungo e dritto, e degli inconfondibili occhi. Sembrava molto a suo agio. Il piccolo gli stava indicando orgoglioso le sue vroom, che William chiamava semplicemente carretti, con gran offesa del bambino che gli mostrava il broncio. Ridevano entrambi di gusto, e Bree li osservava attenta. Naturalmente: lei sapeva cosa stava guardando. Claire era oltremodo sorpresa che William non avesse dato segno di essersi reso conto della straordinaria somiglianza al primo sguardo, come invece aveva fatto Brianna. Forse dopotutto era vero quel che si dice sullo spirito di osservazione degli uomini, comparato con quello delle donne... ma Claire non avrebbe scommesso un solo grammo di malto che fosse totalmente ignaro.


All'improvviso Jamie fece capolino dalla porta del suo studio, dove si era chiuso subito dopo cena per scrivere alcune lettere urgenti, interrompendo i suoi ragionamenti. Passò velocemente in mezzo alla sala da pranzo tenendo il viso basso e si scusò nuovamente, ma aveva da governare gli animali nella
stalla prima di notte. Sparì fuori dalla porta prima che chiunque potesse alzare gli occhi e guardarlo. Claire sapeva che intendeva rimanere il meno possibile nella stessa stanza con William, dove chiunque avrebbe potuto vedere quanto era ormai talmente evidente da non aver bisogno di spiegazioni. Sapeva anche che era una precauzione probablmente ormai priva di qualunque utilità, così come doveva saperlo anche Jamie. Ma finchè nessuno diceva una parola in argomento, tutti potevano fingere di non sapere nulla e continuare con la propria vita come se niente fosse. Per Lord John questo significava conservare la serenità mentale, per William mantenere titolo proprietà e ricchezze. Per Jamie... era un altro discorso. Intravvedendolo con la coda dell'occhio, Mrs Bug, che si stava affaccendando nel rassettare la cucina,  gli aveva rivolto uno sguardo severo, chiaramente scioccata che si comportasse in maniera così maleducata con ospiti di riguardo come Lord Gray e il giovane Conte, ma Jamie non aveva staccato gli occhi dalla punta dei suoi stivali e non aveva colto il silenzioso rimprovero.


William sollevò il suo limpido sguardo azzurro e guardò lievemente accigliato la porta chiudersi alle spalle di Jamie. Posò Jem in terra, il quale mostrò tutto il suo sdegno producendo alcuni irripetibili versi gaelici imparati dal nonno.
- Bene - disse, sorprendendo tutti - con il vostro permesso mie signore, padre, vorrei scambiare due parole con Mr Fraser
Si alzò e, sorprendentemente, tolse la giubba rossa della sua divisa posandola sulla sedia. William aveva appreso da Lord John un certo gusto per il comportamento impeccabile e la buona educazione, e per lui, come per John, uscire senza giacca era già di per se peculiare. Certo, non peculiare quanto il fatto stesso di seguire Jamie per parlargli da solo. Claire ne fu piuttosto sorpresa, ma Lord John era visibilmente impallidito, pur riuscendo comunque a mantenere il proprio abituale contegno annuendo a William in segno di assenso.
- Oh ma certo, Milord - aveva invece cinguettato Bree, ricevendo uno sguardo risentito da Jem che perdeva il suo compagno di giochi e da Claire che considerava il suo interesse per William estremamente pericoloso, per quanto comprensibile.


William sorrise e uscì. La serata era calda e i grilli la riempivano di gioiosi fruscii.
Jamie stava lavorando nel granaio alla luce degli ultimi raggi del sole, e si affrettò, per abitudine più che per buona educazione, a  rimettersi la camicia quando vide William andare verso di lui. Non aveva mai piacere che la gente vedesse la sua schiena segnata, e meno che mai la avrebbe mostrata a una giovane giubba rossa che oltre tutto era..... no, i suoi pensieri non potevano prendere quella direzione.
- Buona sera Mr Fraser, bella serata - esordì William cortese
Jamie sorrise ma restò discosto, sorpreso quanto Claire dalla presenza di William. 
- Davvero una serata particolarmente tiepida, per questa stagione, Milord. - rispose educatamente
- Mr Fraser... uhm, potrei avere qualche minuto del vostro tempo? Vorrei scambiare qualche parola con voi, se me lo permettete.
- Con piacere, Milord, come posso esservi utile?
- Oh, no no, per favore. Non c'è bisogno di essere così formali, almeno non in privato. Sarei lieto se voleste chiamarmi semplicemente William
Jamie sgranò gli occhi e sentì un brivido lungo la schiena. Trovarselo davanti per una conversazione a quattr'occhi era già sufficientemente singolare - e in parte emotivamente difficile - senza che aggiungesse altra legna sul fuoco sollecitando una confidenza del tutto inattesa data la natura forzatamente superficiale dei loro rapporti. Rispose comunque con eguale cortesia, non senza sentirsi lieto e preoccupato in parti uguali dalle parole di William.
- Sarebbe un onore per me. Naturalmente mi onorereste ancora di più ricambiando e chiamandomi James.
- James? Oh no, Mr Fraser, perdonatemi ma non potrei chiamarvi James. Questo nome non ha alcun significato per me.
Jamie lo guardò perplesso, non capendo il senso di quel commento. Ma prima che potesse formulare una domanda sufficientemente educata, William proseguì.
- Mr Fraser, voi sapete che John Gray non è mio padre?
Jamie si voltò di scatto
Cristo, parliamo di questo, quindi? Padri e figli? La fronte gli si imperlò leggermente, mentre lo guardava dritto in quegli occhi così familiari, con una punta di severità
- No, no, non fraintendetemi - proseguì William equivocando - John è mio padre a tutti gli effetti, mi ha cresciuto e non avrei potuto desideare un padre più giusto ed amorevole. Intendevo dire che... ecco, che non sono il frutto dei suoi lombi.
- Si, Mil... William, ne sono al corrente - rispose Jamie cauto.
- Lo immaginavo. E avete conosciuto mia madre.
Questa non era una domanda. Jamie non sapeva esattamente cosa John gli avesse raccontato a riguardo al modo in cui si erano conosciuti e al motivo per il quale Jamie aveva passato 10 anni della sua vita nella casa dei nonni di William. Ritenne perciò più prudente mantenersi sul vago.
- Si, ho avuto brevemente questo piacere.
- Com'era? La ricordate?
Allora è questo? Solo il desiderio di parlare con qualcuno che ha conosciuto la madre lui che non ha mai visto? Signore fa che sia così! 
- Oh beh, si, la ricordo, anche se non la conoscevo bene. Era molto bella e molto giovane a quei tempi, ma temo di non potervi dire molto più di questo. Sono certo che sarebbe stata una madre amorevole, se ne avesse avuta la possibilità.
In realtà la ragazza era stata piuttosto viziata ed arrogante, ma non vedeva motivo di renderglielo noto.
- Grazie, Mr Fraser. E suppongo conosceste anche il Conte
Il Conte?  Un altro brivido lungo la schiena, più prolungato stavolta.
- Ebbi una sola occasione di vedere il Conte vostro padre - rispose Jamie badando a mantenere la sua più perfetta espressione impassibile - ma sono spiacente di dovervi dire che non lo conoscevo affatto.
Girò cautamente il viso verso William, per trovare i suoi occhi fissi su di lui, in maniera che John avrebbe considerato piuttosto maleducata da parte di un giovane verso un uomo col doppio dei suoi anni. Lo stava guardando intensamente, ma senza sfrontatezza, e Jamie non riuscì a decifrare il significato di quello sguardo. Aspettativa, forse?
William sorrise.
- Mio padre, John Gray voglio dire, mi ha parlato spesso di voi, sapete Mr Fraser? Nutre la massima stima ed il massimo rispetto per la vostra persona e per la vostra onorabilità, e credo che vi consideri un amico insostituibile, nonostante le... diversità di vedute politiche. Ora ne vedo chiaramente il motivo e non posso che concordare con il suo giudizio.
Un altro commento incomprensibile. Che diavolo stava succedendo?
- Vi sono davvero obbligato, William, e sono certo che voi e vostro padre sapete che contraccambio questi sentimenti con tutto il cuore. Vogliamo... uhm, vogliamo sederci? C'è una panca nell'orto di mia moglie.
- Vi seguo,  Mr Fraser.
Jamie lo precedette nell'orto e spazzò con la mano le prime foglie secche autunnali dal tronco levigato che fungeva da sedile, e fece segno al suo giovane accompagnatore di accomodarsi. Si sedettero fianco a fianco e per qualche momento osservarono l'orizzonte che si arrossava per effetto del tramonto
Poi William si riscosse e la conversazione subì un repentino cambio di rotta.
- Voi siete scozzese non è vero? - domandò - Un Higlander.
- Si, esatto. - sorrise - E' così evidente? La mia tenuta si trova a nord di Inverness, si chiama Broch Tuarach, ma noi la chiamiamo Lallybroch. Ora sono mia sorella e suo marito ad occuparsene, e la proprietà è passata da tempo a mio nipote James Murray.
- Ed è simile a questa?
- Oh no, in verità è molto diversa. E' un piccolo maniero in pietra, ma nonostante questo è considerevolmente più spaziosa della mia attuale abitazione.
- Siete di sangue nobile?
- Sono un laird, per nascita, ma non ho titoli nobiliari. Sono il capo del clan dei Fraser di Broch Tuarach, un ramo minore rispetto ai Fraser di Lovat, attualmente guidati da un mio cugino.
- E' quello che siete anche qui nelle colonie, no? Alcuni uomini sentono come un dovere quello di prendere la responsabilità della protezione e della guida delle persone, e credo che voi siate tra queste. Avete ricostituito il vostro clan qui, e anche se non tutti si chiamano Fraser, vi considerano
comunque il loro laird. Non è così?
Jamie si prese un secondo per rifletterci, e dovette convenire che era vero. Ricordò i tempi della prigionia, quando era successa la stessa cosa: aveva radunato sotto di se tutti i prigionieri scozzesi e ne era diventato, di fatto, il laird. Fu sorpreso dall'arguzia di questa breve analisi, da parte di un ragazzo tanto giovane che non doveva sapere nulla delle tradizioni dei clan.
- Beh, si, credo di si - rispose ammirato
- Perdonatemi, Mr Fraser, non volevo sottopporvi ad un interrogatorio - William produsse un breve sorriso di scuse - in realtà vorrei raccontarvi una storia, che forse potrete trovare interessante. Riguarda un bambino orfano, come me, ed un higlander, proprio come voi.
A queste parole, la famosa maschera di imperturbabilità di Jamie subì uno scossone piuttosto violento. Si voltò repentinamente verso William, gli occhi spalancati, domandandosi cosa mai potesse intendere con quelle parole. Una storia su un bambino e uno scozzese? O quel bambino e quello scozzese in particolare? Jamie fremette. Di paura, ovviamente, ma anche di curiosità. E c'era qualcos'altro, sepolto da ormai 20 anni in fondo al suo cuore. Una irragionevole speranza.


- Bene, dunque. - proseguì William fissando dritto davanti a se - Naturalmente sapete che sono cresciuto coi miei nonni. Mia madre, mi fu detto, morì dandomi alla luce e suo marito si uccise un paio di giorni dopo per il dolore della sua perdita.
A Jamie non sfuggì il singolare uso dell'espresione "suo marito" invece di "mio padre" per riferirsi all'uomo che si supponeva lo avesse generato, così come poco prima lo aveva chiamato semplicemente "il Conte". Strana scelta di parole. Era possibile che Willam sapesse più di quanto John e lui stesso immaginassero?  Speranza. Irragionevole, inimmaginabile, traditrice speranza.
- Si - rispose comunque educatamente - è quanto anche io ho sentito dire, all'epoca. Una circostanza alquanto sfortunata che ha privato un bambino appena nato di entrambi i suoi genitori.
- Questa spiegazione mi soddisfò per molto tempo. Non avevo mai conosciuto mia madre e quindi non l'avevo mai realmente rimpianta, o meglio, rimpiangevo di non avere una madre ma non rimpiangevo la mia madre reale, non avendone avuta l'occasione. Pensavo che fosse molto romantico, peraltro, molto appropriato che mio padre avesse preferito seguirla nella morte piuttosto che vivere senza di lei - si fermò brevemente, arrossendo - dovete perdonarmi... sono stato cresciuto da mia nonna...
Jamie sorrise a sua volta, comprendendo perfettametne cosa intendesse dire. Anche lui avrebbe preferito morire piuttosto che vivere senza Claire, ma non lo interruppe per dirglielo. William dovette leggerglielo in volto, però.
- Suppongo capiate quello che sto dicendo, Mr Fraser, poichè se mi perdonate l'ardire, ho visto il modo in cui guardate vostra moglie e ho scorto gli inequivocabili segni di un amore profondo nei vostri occhi.
Jamie era sbalordito. Come aveva fatto quel ragazzino a intuire esattamente quello che stava pensando? Come poteva leggergli nella mente con la facilità con cui lui leggeva quella di Claire solo guardandola? Non era forse famoso per la sua espressione perfettamente neutra?
- Avete interpretato perfettamente, William - rispose serio - non mi vergogno ne ho difficoltà ad ammetterlo.
- Comunque sia - proseguì William - come dicevo la spiegazione mi soddisfò... fino a quando non cominciai a rendermi conto che se le cose erano davvero andate in quel modo significava che mio padre, l'uomo che si supponeva mi avesse generato, non mi amava abbastanza da restare in vita per me. Che razza di padre abbandona un figlio senza nemmeno darsi la pena di conoscerlo?
Jamie accusò il colpo. Aveva forse percepito un fondo di rimprovero in questa frase? Ma no, era sicuramente frutto della sua immaginazione.
-Certamente non ero in grado di dar voce ai miei pensieri come faccio oggi, potevo avere 5 o 6 anni al massimo, ma vivevo comunque un certo disagio che mi portò a rivalutare la mia affezione per il Conte. Oltre a questo, in quel periodo successero due cose che cambiarono molto il mio punto di vista. La prima cosa fu che cominciai a montare in sella.


William fece una pausa per guardare Jamie, il cui cuore mancò con buona evidenza alcuni battiti.


- Si, come tutti i bambini ero affascinato dai cavalli, e presi a frequentare le stalle spesso e volentieri. C'era uno staffiere, a quei tempi, che sembrava avere un rapporto particolarissimo con tutti i nostri cavalli. Li domava come nessuno era mai stato capace di fare, o così diceva mio nonno, e se ne prendeva cura come se facessero parte della sua famiglia. Molto tempo dopo seppi che era un prigioniero, e che era lontano da casa da molti anni, quindi forse era proprio così che li considerava. Li comprendeva e parlava loro teneramente in quella che io credevo essere una lingua magica nota solo a lui, e ai destrieri naturalmente.
- Gaelico - sussurrò Jamie prima di poterselo impedire
- Era un uomo imponente, - proseguì William senza dar segno di averlo udito -  ma nonostante questo estremamente gentile. Mi fece montare il mio primo pony e da quel momento divenne il mio migliore amico. Lo tormentavo continuamente, gli ero sempre tra i piedi. Non arrivavo nemmeno alla pancia
degli stalloni, ma pretendevo di strigliarli, lavarli, accudirli come faceva lui. E di montarli. Lui si mostrava paziente ma potrei giurare di avergli visto ogni tanto uno sguardo neglio occhi che diceva "levati ragazzino se non vuoi che ti prenda a sculacciate". Aveva un lungo nome scozzese, ma io lo
chiamavo semplicemente Mac.


William sorrideva, evidentemente confortato da quel ricordo.
Jamie teneva lo sguardo fisso sulle sue mani intrecciate sulle ginocchia senza osare muoversi, senza girare lo sguardo, senza quasi respirare per timore che qualsiasi turbamento della sua immobilità avrebbe potuto sfiociare in una frase o un gesto inopportuno che non poteva permettersi.

Ma William evidentemetne aveva deciso di non rendergli le cose semplici, perchè dopo un momento gli chiese
- Capite quello che vi sto dicendo, Mr Fraser?
Mio Dio lo capisco... lo capisco William!
Jamie non rispose, perchè un grosso nodo gli si stava stringendo in gola,  ma riuscì ad annuire impercettibilmentecon il capo, continuando a non guardare William in viso. Con la coda dell'occhio vide Claire e John che li guardavano ansiosamente dalla finestra dell'ambulatorio, John sgomento e Claire... beh un po' meno sgomenta, ma comunque piuttosto accigliata. Chiaramente la loro postura, la loro vicinanza, l'aspetto che Jamie doveva avere erano piuttosto indicativi del fatto che stava  avvenendo qualcosa tra lui e William. Cercò di rivolgere un cenno a Claire, come a dire "è tutto a posto"  ma non fu certo di esserci riuscito prima che  William riprendesse a parlare.


- La seconda cosa che accadde fu che cominciai a prestare attenzione alle chiacchere del personale di servizio. Mi trovavo in quella età peculiare, capite, in cui un bambino è perfettamente in grado di capire qualunque cosa avvenga attorno a lui, mentre le persone, gli adulti, ancora non si sono resi conto di questo semplice fatto. I servi di cucina, la cuoca, le cameriere notavano a malapena la mia presenza, a meno che non cercassi di rubare la melassa naturalmente, e continuavano a parlare come se non ci fossi anche se ero seduto in mezzo a loro con la mia tazza di latte. E così appresi alcune
cose che forse non capii subito perfettamente ma che mi misero sulla strada giusta. Fanny, la cuoca, per esempio, ogni tanto mi guardava con compassione, scuotendo il capo. Povero bambino, diceva. Che nascita difficile. E quello stalliere scozzese.... Non terminava mai la frase, ma sapevo che parlava di Mac, perchè era l'unico scozzese alle nostre dipendenze. Tutti annuivano con sguardi tristi, come se custodissero un segreto ignoto solo a me. Un segreto che io volevo con tutto me stesso conoscere, e che a quanto pareva riguardava la mia nascita... e Mac. Poi un giorno qualcuno accennò, con molta prudenza e circospezione, al fatto che crescendo la mia somiglianza con lo stalliere scozzese diventava sempre più evidente. Drizzai le orecchie, capite, perchè Mac era un modello per me - sorrise - e non solo perchè parlava coi cavalli. Lui non mi trattava con condiscendenza ma mi parlava come se mi considerasse adulto, o questa era l'impressione che avevo. E non si comportava mai come se io non ci fossi. Mi sentii orgoglioso che la gente pensasse che gli somigliavo. Dopo quel giorno, cominciai ad inventare storie su di lui, la sera prima di addormentarmi, su di lui e sul Conte. E in queste storie era Mac il mio vero padre.


A quelle parole, Jamie non riuscì a trattenere le lacrime. La sua maschera di imperturbabilità si dissolse come neve al sole e tutti i suoi sentimenti cominciarono a sfilare sul suo viso. Non si mosse e non si scompose ma grosse rige umide cominiciarono a scendere nel più perfetto silenzio ed immobilità. Sperò con tutto il cuore che William non se ne accorgesse, come avrebbe potuto giustificarsi?


- Quando Mac se ne andò - proseguì William implacabile - fu il primo vero grande dolore della mia vita. Mi mancava immensamente, e anche se aveva promesso che non si sarebbe dimenticato di me, ero inconsolabile. Alcune settimane dopo andai a vivere con John e la zia. Allontanarmi dalla casa dei miei nonni mi fece bene. Cercai di pensare a Mac il meno possibile nei successivi mesi, e piano piano riuscii a dimenticare la tristezza, almeno fino a quando  mia nonna si ammalò e morì. Avevo 11 anni.


William si fermò per prendere fiato, sembrava commosso anche lui, se per la storia che stava raccontando o per il ricordo della nonna scomparsa, Jamie non avrebbe saputo dirlo.


- Qualche giorno prima che morisse, era inferma nel letto, mi mandò a chiamare. Il suo corpo la tradiva ma la sua mente era lucida. Mi chiese scusa perché stava per posare sulle mie spalle un gravoso fardello, un fardello che nessun ragazzino dovrebbe portare a 11 anni, ma disse che non poteva presentarsi davanti al Creatore con quel segreto sulla coscienza. Mi fece giurare su quanto avevo di più caro ancora prima di cominciare a parlare che non avrei mai per nessuna ragione fatto parola con nessuno di quanto stava per dirmi. Vidi l'urgenza sul suo viso moribondo, e giurai. E fino ad oggi, ho mantenuto fede a quel giuramento. Mi prese per mano e mi raccontò tutto. 
- Vi raccontò... tutto? - Jamie tremava, incapace di concedersi di pensare quello che la sua mente gli suggeriva. Aveva sempre sospettato che lei sapesse la verità, ma non pensava che si trattasse di una verità da potersi rivelare ad un bambino, nemmeno sul letto di morte. Cosa gli aveva detto dunque?
- Si, o almeno credo. Tutto quello che avevo bisogno di sapere, comunque. Mi parlò a lungo di mia madre e di come le circostanze la portarono a sposare un uomo anziano che non desiderava. Disse che era stata colpa sua, che si sentiva come se l'avesse uccisa con le sue meni. Non era vero, naturalmente, ma non potei consolarla. Mi raccontò del giorno della mia nascita, quando scoprirono che il Conte non era realmente mio padre. Mi disse che un uomo coraggioso al loro servizio, uno stalliere, mi aveva strappato alla morte uccidendo il marito di mia madre prima che lui uccidesse me in quanto figlio della colpa. Avrei dovuto sentirmi sconvolto dalla rivelazione di essere un illegittimo, e che tutto quello che avevo considerato vero fino a quel momento non lo fosse. La mia vita, la mia nascita, la mia famiglia, chi ero, tutto veniva rovesciato in quel momento. La nonna si aspettava che ne restassi come minimo molto turbato. Ma non fu così. Non fu affatto così. Perchè in quel momento i pezzi del mosaico andarono a posto, tutti i pettegolezzi che avevo udito per anni assunsero un loro preciso significato. Capii senza che lei aggiungesse altro che quello stalliere era Mac, e che se gli somigliavo c'era un motivo: quando mi aveva salvato, non era la prima volta che mi faceva dono della vita.


Jamie, che  aveva recuperato un minimo di padronanza di se negli ultimi minuti, tornò trovarsi sull'orlo dell'abisso. Lo guardava, non poteva impedirselo, protetto dal buio che ormai aveva cominciato a scendere sul Ridge. Non sapeva cosa dire, non sapeva neppure se doveva dire qualcosa. William aveva voluto bene a Mac e ne aveva conservato il ricordo per tutti questi anni e questo era già fonte di immensa gioia per lui, ma fino a che punto il ragazzo aveva saputo o intuito la verità fino in fondo? La commozione che vedeva sul viso di William poteva semplicemente essere legata al ricordo di un periodo particolare della sua vita e non avere nulla a che fare con lui.

Come se gli avesse nuovamente letto nel pensiero, William gli poggiò una mano sul braccio e strinse delicatamente, un altro gesto decisasmente troppo confidenziale per i rapporti che avevano intrattenuto fino a quel momento. Jamie avvampò e strinse le mani sul sedile di legno per impedirsi di ricambiare quella stretta.
- Come vi dicevo, mio padre mi ha parlato spesso di voi Mr Fraser, spendendo tali e tanti apprezzamenti nella vostra descrizione che ho incominciato io stesso ad apprezzarvi quanto lui ancora prima di conoscervi. Ma fino a quando non vi ho visto di persona, beh, voi e Brianna naturalmente, non avevo veramente compreso. Conservavo un ricordo piuttosto vago di Mac dal punto di vista fisico, capite, ero piuttosto piccolo l'ultima volta che lo vidi. Incontrarvi è stata una rivelazione, ma in un certo senso attesa. Come quando non rimasi sconvolto dal racconto di mia nonna, allo stesso modo quando sono arrivato al Ridge alcuni pezzi del mosaico della mia vita sono andati spontaneamente al loro posto tutto d'un tratto. Perciò capisci - disse infine aumentando ancora il grado di confidenza - perchè non posso chiamarti James. James Fraser è il nome dell'amico di John Gray, e non ha alcun significato per me. Ma ti sarei infinitamente riconoscente se mi premettessi nuovamente di chiamarti Mac.



5 commenti:

  1. Meraviglia! Sei proprio brava, sembra scritto dalla Gabaldon :) sto leggendo il decimo libro ora! Tu?

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  2. Anche io sto leggendo Cannoni per la libertà (e quante cose son successe!!!) sono quasi alla fine; leggendo questo tuo scritto ogni tanto mi sembrava di leggere un Outlander vero e proprio :-)
    Ma come fai? Applausi!

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    1. Alla fine dei Cannoni capirai perché mi è venuto in mente William :-)
      senti ma poi quando hai finito, parliamo dell' Epilogo 2?
      Io non ho mica capito.......

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  3. Grazie ragazze troppo buone
    questo scritto poi è pieno di errori, devo decisamente dargli una riguardata, l'ho pubblicato troppo in fretta.

    Sono una buona falsaria... ma purtroppo non ho la disciplina sufficiente per scrivere qualcosa di mio... e meno che mai una saga di 15000 pagine :-)

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  4. sei strepitosa. mi hai fatto sentire un po' meno la mancanza dei libri...sigh se nn si muove a pubblicare il prossimo...

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